Fate un coraggioso passo avanti

di Daisaku Ikeda

Il 2 ottobre è anche l’anniversario della nascita del Mahatma Gandhi (1869-1948), il grande leader pacifista che guidò il movimento per l’indipendenza dell’India. Gandhi lottò per la costruzione della pace e per la protezione delle persone senza impiegare alcuna forma di violenza, contribuendo all’ottenimento dell’indipendenza del suo paese (nel 1947) attraverso il dialogo e un’azione sincera e instancabile. Il suo approccio viene definito “azione nonviolenta”.

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Il Mahatma Gandhi, leader del movimento per l'indipendenza dell'India Questa serie di incoraggiamenti del presidente della Soka Gakkai Internazionale Daisaku Ikeda, dal titolo Arcobaleni di speranza, è rivolta ai bambini e alle bambine delle scuole elementari. Il 2 ottobre, il Giorno della pace nel mondo per la SGI, è una data speciale che celebro assieme ai miei compagni di fede in tutto il mondo. Proprio quel giorno, nel 1960, partii per il mio primo viaggio oltreconfine allo scopo di realizzare il sogno del mio maestro Josei Toda, che desiderava sradicare l'infelicità e la sofferenza dal mondo. Portavo con me una sua foto nel taschino della giacca. Nel corso dei successivi cinquantaquattro anni ho viaggiato in altrettanti paesi del mondo tracciando il sentiero del dialogo e dell'amicizia. Il 2 ottobre è anche l'anniversario della nascita del Mahatma Gandhi (1869-1948), il grande leader pacifista che guidò il movimento per l'indipendenza dell'India. Gandhi lottò per la costruzione della pace e per la protezione delle persone senza impiegare alcuna forma di violenza, contribuendo all'ottenimento dell'indipendenza del suo paese (nel 1947) attraverso il dialogo e un'azione sincera e instancabile. Il suo approccio viene definito "azione nonviolenta". Quando mi recai in India offrii una corona di fiori al suo monumento a Nuova Delhi, nel luogo in cui morì, ed ebbi anche l'occasione di tenere una lezione presso il Gandhi Smriti e Darshan Samiti (Gandhi Memorial Hall). Nel corso degli anni ho inoltre avuto modo di incontrare molti dei suoi seguaci, tra i quali uno dei suoi nipoti, e di dialogare con loro sullo spirito della nonviolenza. Chi agisce in modo violento può sembrare potente ma la violenza di fatto è l'arma dei codardi, che la usano perché temono i propri oppositori. La violenza non fa altro che causare altra violenza, creando un circolo vizioso che culmina con gravi ferite subite dalle parti coinvolte. Quando questo fenomeno si estende a interi paesi, si assiste a guerre continue e brutali. Impegnarsi nel dialogo e nell'azione sincera è la via per la costruzione della pace. Per indirizzare i nostri sforzi in tal senso dobbiamo prima di tutto avere il coraggio di superare le nostre paure, perché quando cambia il nostro atteggiamento cambia anche quello degli altri. La nonviolenza è l'arma dei coraggiosi Circa una trentina di anni fa vidi il film Gandhi (1982) assieme agli studenti delle scuole Soka di Tokyo, nella speranza che essi potessero conoscere il suo coraggio. Ma com'era Gandhi da bambino? Diversamente da come potreste immaginare, era molto timido e introverso. Dopo la scuola correva subito a casa per evitare gli attacchi e la derisione dei suoi compagni di classe, e la sera non riusciva a prendere sonno se non c'era una luce accesa perché aveva paura dei fantasmi, dei ladri e dei serpenti. Allo stesso tempo, tuttavia, grazie ai saggi incoraggiamenti di sua madre, imparò a dare sempre il massimo e a portare a termine ciò che aveva iniziato. A un certo punto accadde qualcosa che gli fece fare un coraggioso passo avanti. Terminati gli studi da avvocato, nel 1893 si recò in Sudafrica per praticare la professione legale. All'epoca in quel paese le persone venivano trattate in modo diverso in base al colore della pelle, un fenomeno definito discriminazione razziale. Un giorno, mentre viaggiava in treno in prima classe, il conducente gli disse di spostarsi nel vagone merci, nonostante egli fosse in possesso di un biglietto di prima classe, perché uno dei passeggeri bianchi si era lamentato dicendo di non voler viaggiare insieme a un "uomo di colore".1 Gandhi si rifiutò di spostarsi, fu espulso dal treno e si mise in attesa del successivo. Era inverno: trascorse la notte al freddo e al buio nella sala d'attesa della stazione fino alla mattina dopo. Come reagì a tale ingiustizia? Avrebbe potuto semplicemente accettare quel tipo di trattamento, terminare il suo contratto di lavoro e tornare al suo paese natale. Ma Gandhi non si preoccupava solo di se stesso. Non riusciva a sopportare chi trattava male e con prepotenza gli altri, e grazie a quell'incidente si trasformò in una persona coraggiosa. Nei ventun anni vissuti in Sudafrica combatté contro la discriminazione razziale mediante l'azione nonviolenta e riuscì a far approvare una legge per la protezione degli immigrati. La lotta per la giustizia fortifica i giovani I giovani acquisiscono una forza gigantesca quando si alzano per combattere a favore di ciò che è giusto e corretto. Quando fece ritorno in India, Gandhi divenne un leader nonviolento e si dedicò alla lotta per l'indipendenza del suo paese, occupato dalle forze coloniali britanniche, nel quale vigeva una forte discriminazione razziale. Intraprese una lunga battaglia contro tale ingiustizia, nel corso della quale accaddero molti eventi tragici e alcuni dei suoi tentativi fallirono. Fu arrestato e imprigionato molte volte ma rimase fedele ai suoi ideali. Ovunque andasse, indossava solamente un perizoma e dei sandali, definendosi alleato dei più poveri e delle vittime delle discriminazioni. Il coraggio si propaga da una persona all'altra Un perfetto esempio in proposito è costituito dalla Marcia del sale. All'epoca non era consentito alla popolazione estrarre o vendere sale, un bene di prima necessità. Solo il governo poteva produrlo e lo vendeva al popolo indiano tassandolo pesantemente. Gandhi dichiarò che il sale era un bene vitale per tutti e che nessuno aveva il diritto di appropriarsi di una cosa disponibile in natura. La mattina del 12 marzo 1930 insieme a settantotto seguaci intraprese una marcia di circa quattrocento chilometri in direzione ovest verso l'oceano per protestare contro il governo coloniale. L'obiettivo era raggiungere il mare e produrre il sale autonomamente. Al vedere l'ormai sessantenne Gandhi camminare risolutamente verso l'oceano, diverse migliaia di persone si aggregarono alla marcia. Una volta raggiunta la costa, Gandhi raccolse del sale naturale e dichiarò con orgoglio che esso apparteneva al popolo indiano. Fu arrestato insieme ai suoi seguaci ma ciò non bastò a fermarli. Presi a calci e a bastonate dalle forze coloniali, non si lasciarono scofiggere dalla violenza. Decine di migliaia di persone furono imprigionate, ma la grande lotta della gente non cessò. Il 18 novembre dello stesso anno il primo presidente della Soka Gakkai Tsunesaburo Makiguchi e il suo discepolo Josei Toda fondarono la Soka Gakkai, dando inizio alla loro marcia spirituale per la pace con l'obiettivo di costruire una società in cui ognuno potesse condurre una vita felice. Audaci, allegre e pazienti Le persone coraggiose sono positive e gioiose. Gandhi rideva spesso, facendo sentire felici e coraggiose anche le persone che gli stavano attorno. Le persone coraggiose non cedono. Gandhi era molto paziente, affermava che «il bene procede a passo di lumaca».2 Le persone coraggiose si mettono in prima linea. Gandhi credeva che «ciò che è possibile per uno è possibile per tutti».3 Ci saranno momenti in cui desidererete essere coraggiosi, per esempio quando vorrete fare amicizia con una persona ma avete paura di parlare con lei, o quando vorrete alzare la mano in classe per rispondere a una domanda dell'insegnante; oppure quando vorrete dire a chi ha subito azioni prepotenti che siete dalla sua parte. Forse alcuni di voi pensano di non essere coraggiosi. Invece tutti, senza eccezione, possiedono il coraggio dentro di sé. La chiave consiste nell'essere in grado di tirarlo fuori. Ognuno può farlo recitando Nam-myoho-renge-kyo. Nichiren Daishonin scrisse: «Nam-myoho-renge-kyo è come il ruggito di un leone» (Risposta a Kyo'o, RSND, 1, 365). Recitare Nam-myoho-renge-kyo risveglia il cuore del leone dentro di voi. Quando ciò accade, sentirete emergere dalla vostra vita la saggezza, la speranza e il coraggio. Fate con coraggio il primo passo verso i vostri sogni e i vostri obiettivi. Miei coraggiosi giovani amici che aprirete la strada a un futuro più luminoso, siate anche oggi forti e gioiosi! (Traduzione di Lisa Michieletto da Boys and Girls Hope News, mensile della Soka Gakkai dedicato ai bambini e alle bambine delle scuole elementari, del 1 ottobre 2014)

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