BS 210 / LUGLIO 2021

Il messaggio di Nichiren oggi

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Il messaggio di Nichiren oggi

Ogni volta che tocco con mano il voto del Daishonin, come appare nel passo:
«Nichiren dichiara che le sofferenze a cui sono sottoposti tutti gli esseri viventi
sono tutte sofferenze di Nichiren», avverto dentro di me la sua immensa
compassione rivolta a salvare tutte le persone sofferenti. Non posso fare altro
che provare un profondo sentimento di rispetto nei suoi confronti. (Daisaku Ikeda)

Come è possibile che le parole di Nichiren Daishonin, scritte in tempi e luoghi così lontani da noi, dopo tanti secoli sappiano dare risposta alle questioni fondamentali del nostro tempo? Che rappresentino ancora oggi un messaggio fondamentale, una chiave di lettura profonda e infallibile per vivere con forza e consapevolezza i nostri giorni?
«La Soka Gakkai ha iniziato a fare proprio lo spirito del Daishonin cercando di assorbire e mettere in pratica anche solo una minima parte di ciò che è scritto nel Gosho». Questo afferma Daisaku Ikeda nella prefazione all’edizione italiana del Gosho che, non dobbiamo dimenticare, arriva a noi con tutta la sua potenza grazie alla dedizione dei maestri Soka. E aggiunge: «Abbiamo condiviso la sofferenza della gente comune e perseverato nella pratica di incoraggiare e rivitalizzare le persone, indicando il supremo ideale della natura di Budda inerente a tutti gli esseri viventi» (RSND, 1, xiii).
Quello del Daishonin è un messaggio universale, il cui nucleo è giunto forte e chiaro fino a noi. Riferendosi all’insegnamento, Ikeda riconosce di aver «tentato di separare quegli elementi che, nell’interpretazione tradizionale del Buddismo di Nichiren, sono più legati alla cultura e alla storia giapponesi di quanto lo siano al messaggio di base. A questo scopo ho continuato a impegnarmi nel dialogo con un gran numero di persone in tutto il mondo, per perfezionare e universalizzare il modo di esprimere le mie idee» (BS, 133, 9).
E intorno al tema del dialogo, in quanto massima espressione e strumento di umanità e realizzazione, ruotano tutti i contributi che presentiamo nelle pagine seguenti.
Innanzitutto le interviste a due studiosi di diverso orientamento, curatori delle edizioni spagnola e francese degli scritti di Nichiren, sull'attualità del pensiero del Daishonin, voci esterne al Buddismo che offrono uno spaccato dell’impatto dell’insegnamento di Nichiren su altre culture e altre religioni.
Del resto è ancora il presidente Ikeda che per primo percorre questa strada: «Poiché sono convinto che tutte le culture e le religioni siano espressione di profonde verità umane, ho abitualmente menzionato tradizioni filosofiche diverse dal Buddismo, introducendo idee e intuizioni provenienti dalla letteratura, dall’arte, dalla scienza e dalla medicina, e ho condiviso le parole illuminanti e le percezioni di pensatori delle più svariate origini culturali e religiose con tutte le persone, compresi i membri della Soka Gakkai» (Ibidem).
L’ultimo contributo è una riflessione sul trattato Adottare l'insegnamento corretto per la pace nel paese, di cui questo mese cade l'anniversario della stesura, lo scritto in cui Nichiren dichiara a voce alta la forza del suo messaggio senza tempo, manifestando a pieno la sua missione. «Un’opera dedicata alla realizzazione concreta di un mondo pacifico […] Un classico del dialogo nel quale attraverso lo stile di domanda e risposta il padrone di casa e l’ospite, preoccupati dei disastri che affliggono il paese, cercano insieme un modo per farli cessare e alla fine si trovano d’accordo» (D. Ikeda, BS, 175, 57).

Una rivoluzione della compassione dentro il cuore

Supervisore della versione spagnola degli scritti di Nichiren Daishonin (Los escritos de Nichiren Daishonin, Herder), Carlos Rubio è un’autorità in materia di letteratura e cultura giapponese e traduttore di oltre 30 opere nelle due lingue. Attualmente insegna Letteratura giapponese presso l’Università Complutense di Madrid. La presente intervista è uscita sul Seikyo Shimbun il 16 febbraio scorso, in occasione dell’ottocentesimo anniversario (secondo il conteggio giapponese) della nascita di Nichiren Daishonin, con il titolo “La filosofia del conseguimento della Buddità di ogni persona risplende al là dei confini del tempo”.

Professor Rubio, lei afferma che gli scritti di Nichiren Daishonin possono esercitare una grande influenza sulle persone dell’epoca attuale. Per quale motivo?

Dal 2004 al 2012 ho preso parte al lavoro di traduzione del Gosho e del Sutra del Loto. Prima di allora, quando ero visiting professor all’Università di Tokyo, ho tradotto alcuni libri della Soka Gakkai.
Queste esperienze hanno costituito per me un’immensa fortuna, un vero e proprio tesoro caduto dal cielo, e sono state un’opportunità per affinare il mio intelletto e la mia umanità.
Penso che le caratteristiche e i requisiti essenziali di una religione mondiale possano essere riassunti in due punti: l’universalità del messaggio religioso e la capacità di trasmettere questo messaggio in modo indipendente dal potere politico. Il Gosho di Nichiren Daishonin possiede entrambe queste caratteristiche.
Caratteristiche simili possono essere ritrovate nel Vangelo cristiano e nel Corano islamico. Gesù Cristo trasmise il suo messaggio universale di amore e fu giustiziato a causa della sua fede. Anche Maometto, il fondatore dell’Islam, fu perseguitato perché esponeva e diffondeva un messaggio di pace.
L’universalità del messaggio di Nichiren Daishonin, costituito dalla filosofia del “conseguimento della Buddità da parte di tutte le persone”, è rafforzata e resa più profonda dall’indipendenza ideologica e dallo spirito indomito del Daishonin stesso, che non si è mai piegato a nessun tipo di persecuzione, nemmeno di fronte all’esilio e alla violenza da parte delle autorità della sua epoca.
Trovo davvero ammirevole che Nichiren, pur vivendo in una società feudale, si sia dedicato fino in fondo alla missione di aiutare tutte le persone a raggiungere l’Illuminazione senza lasciarsi ostacolare dai detentori del potere. Questo suo spirito incrollabile è espresso chiaramente nel passo del Gosho La scelta del tempo che afferma: «Anche se, poiché sono nato nel dominio del governante, sembra che io lo segua nelle azioni, non lo seguirò mai nel mio cuore» (RSND, 1, 520).
Alla luce dei princìpi universali e dello spirito indipendente in esso racchiusi, credo che il Gosho – che trasmette un messaggio di salvezza per le persone comuni – possa esercitare sull’umanità del terzo millennio un’influenza importante, paragonabile a quella della Bibbia e del Corano.

Nella società odierna, grazie allo sviluppo della tecnologia, gli scambi tra le persone aumentano sempre di più, ma d’altro canto crescono anche conflitti e divisioni. Sembra che il ruolo che una religione mondiale dovrebbe svolgere rivesta un'importanza sempre maggiore.

Credo che ci siano altri due requisiti fondamentali che una religione mondiale dovrebbe possedere al giorno d’oggi.
Il primo è il multiculturalismo, ovvero la capacità di adattarsi a culture diverse. Attualmente il Buddismo di Nichiren Daishonin si è diffuso in 192 paesi e territori del mondo, e i membri della Soka Gakkai si stanno impegnando al massimo per mettere in pratica la loro fede rispettando la cultura e le tradizioni dei paesi in cui vivono. Sono sicuro che la Soka Gakkai, in grado di comprendere e adattarsi alle diverse culture, si svilupperà in una vera e propria religione mondiale man mano che aumenteranno le interazioni tra i membri dei vari paesi del mondo.
Il secondo requisito è trasmettere un messaggio di pace, tolleranza e dialogo. Sebbene vi siano gruppi di persone che sostengono un pensiero di tipo nazionalista, in netto contrasto con i tempi, nel ventunesimo secolo il mondo si sta muovendo costantemente nella direzione della globalizzazione e della pluralità. Pertanto, credo che religioni che non si basino sui valori di pace, tolleranza e dialogo non verranno più accettate dalla società.
Possedendo tutti e tre questi valori, il Buddismo ha molto da offrirci e insegnarci.

Un messaggio rivolto alla crisi attuale

Quest’anno celebriamo l’ottocentesimo anniversario della nascita di Nichiren Daishonin1 mentre l’umanità continua ad affrontare serie minacce quali la pandemia da Covid-19 e il cambiamento climatico. Nel Giappone del periodo Kamakura (1192-1333), afflitto da una serie incessante di epidemie e disastri naturali, Nichiren Daishonin scrisse il trattato Adottare l’insegnamento corretto per la pace nel paese. Cosa possiamo imparare dal pensiero e dalle azioni del Daishonin per superare la crisi attuale?

Nel trattato Adottare l’insegnamento corretto per la pace nel paese si legge: «Negli ultimi anni si sono manifestate insolite perturbazioni nel cielo e strani fenomeni sulla terra. Carestie e pestilenze affliggono ogni angolo dell’impero e si diffondono in tutto il paese. Buoi e cavalli cadono morti per la strada e le loro ossa ricoprono le vie maestre. Più della metà della popolazione è stata falciata dalla morte e non c’è una persona che non pianga almeno un lutto in famiglia» (RSND, 1, 7).
Sebbene sia stato scritto 760 anni fa, sembra proprio che qui il Daishonin avesse previsto lo stato attuale del mondo.
Nichiren visse nel Medioevo, un’epoca in cui era soprattutto la religione, non la scienza, a offrire una spiegazione ai fenomeni naturali e sociali, attraverso princìpi fondamentali che ne mostravano la natura causale. In un contesto simile, il Daishonin affermò che le calamità naturali e i disastri provocati dall’azione umana, come i due tentativi di invasione mongola, si verificavano perché le persone comuni e i governanti seguivano insegnamenti errati.
Attualmente, le istituzioni sanitarie ci incoraggiano ripetutamente a prestare molta attenzione alla nostra salute. Noi non dovremmo appellarci agli altri con lo stesso zelo affinché si impegnino ad agire con amore e compassione invece di abbandonarsi a sentimenti di isolamento e sfiducia?
Se Nichiren vivesse nell’epoca presente, credo sosterrebbe la necessità di una “rivoluzione della compassione” nel pensiero e nei comportamenti di ogni persona.
Senza dubbio utilizzerebbe la sua voce potente contro il nostro modo di vivere completamente separato dalla natura, la distruzione dei legami familiari, la devastazione ambientale, l’imperversare di un materialismo disumano e contro questa società caratterizzata dalla disparità e dall'assenza di dialogo.
Ciò che mi colpisce di più dell’umanità di Nichiren Daishonin è il suo incrollabile spirito combattivo che non si arrende mai, così come il suo pensiero e le sue azioni, coraggiosi e indipendenti, che non vacillano di fronte a nessun tipo di potere o autorità.
In risposta alla crisi che ci troviamo a vivere possiamo utilizzare la nostra voce, proprio come Nichiren Daishonin. Diventando esempi viventi del potere di trasformazione esposto dal suo insegnamento possiamo dare inizio a una “rivoluzione della compassione” dentro il cuore, nostro e delle persone intorno a noi.
Il Daishonin inoltre ha sempre continuato a dialogare con chiunque avesse di fronte. È ben noto che fosse un maestro di dialogo che amava le parole, e questa sua disposizione è frutto dello spirito pacifista del Buddismo.
Se noi, in accordo con questo suo spirito, riusciamo a sviluppare il coraggio di costruire un “ponte di dialogo” basato sulla compassione, saremo in grado di trasformare la società.

il Rispetto di Nichiren Daishonin verso tutte le donne

Professor Rubio, lei ha sempre affermato che uno dei princìpi universali contenuti nel Gosho è quello della parità di genere.

Attualmente, sebbene in varie parti del mondo si faccia continuamente appello alla parità di genere, c’è ancora una forte tendenza alla disuguaglianza. In questo senso, il rispetto di Nichiren Daishonin per le donne affascina molto per il suo carattere incredibilmente universale e moderno.
Il Buddismo tradizionale sosteneva che una donna non poteva conseguire la Buddità se non rinascendo come uomo nella vita successiva. Tuttavia l’idea contenuta nel Sutra del Loto è completamente diversa da questi insegnamenti. Nel dodicesimo capitolo del Sutra del Loto, Devadatta, si narra del “conseguimento della Buddità da parte della figlia del Re drago”, episodio che anche Nichiren Daishonin cita nei suoi scritti.
Ad esempio, nel Gosho L’apertura degli occhi scrive: «L’Illuminazione della figlia del Re drago non rappresenta l’Illuminazione di una sola persona, ma rivela che tutte le donne conseguiranno la Buddità. [...] Conseguendo la Buddità, la figlia del Re drago ha aperto la strada del conseguimento della Buddità a tutte le donne delle epoche successive» (RSND, 1, 242). Inoltre, in L’unità di marito e moglie afferma: «Solo nel Sutra del Loto si legge che le donne che abbracciano questo sutra non solo sono superiori a tutte le altre donne, ma eccellono su tutti gli uomini» (RSND, 1, 410).
Anche le lettere indirizzate a diverse discepole, scritte con parole semplici e gentili, trasmettono il suo spirito e la sua convinzione che le donne dovrebbero essere trattate con il massimo rispetto.
L’importanza del messaggio di uguaglianza del Daishonin sta nell’essere un invito a tutte le persone, indipendentemente dal loro genere, età, religione, condizione economica o sociale, a realizzare una “rivoluzione della compassione”.

Il fascino del Buddismo dal punto di vista della cultura cattolica

In Spagna il Cattolicesimo ha sempre costituito la base spirituale dell’unità nazionale. Con l’avvento della democrazia non è più religione di Stato, benché sia ancora profondamente radicato nella società dal punto di vista culturale. Quali sono gli aspetti del Buddismo di Nichiren che gli spagnoli sentono più vicini o che li colpiscono particolarmente?

Quando ero piccolo erano diffuse mappe dove le religioni del mondo erano indicate con colori diversi. Ad esempio, l’Europa centrale e meridionale e il Sud America erano blu, per indicare il Cattolicesimo, l’Europa settentrionale era viola, per indicare il Protestantesimo, gli Stati Uniti erano contrassegnati con bande di due colori, blu e viola, mentre l’Unione Sovietica e altri paesi allora comunisti erano gialli, in quanto atei. C’erano poi i paesi islamici, contrassegnati da un altro colore, e i paesi asiatici – tra cui il Giappone – di un colore ancora diverso che stava a indicare il Buddismo.
Al giorno d’oggi una tale semplificazione sarebbe del tutto inadeguata. La globalizzazione e la coesistenza di varie culture hanno portato alla nascita di nuove comunità religiose in ogni paese del mondo. Il fatto che il Buddismo sia molto fiorente in Spagna e in Sudamerica ne è un chiaro esempio.
La Spagna è un paese tradizionalmente cattolico. Dal punto di vista culturale i cattolici hanno dominato la Spagna per oltre millecinquecento anni, fatta eccezione per il periodo in cui i musulmani conquistarono la parte meridionale del paese. Ci sono state anche comunità ebraiche e protestanti, seppur in minoranza.
Fino a soli cinquant’anni fa il Buddismo era considerato dagli spagnoli una religione esotica, estremamente lontana dalla loro cultura. Oggi invece la situazione è radicalmente cambiata: sebbene i cattolici costituiscano ancora la maggioranza della popolazione, il numero dei credenti che praticano quotidianamente è in continuo calo.
Penso ci siano tre elementi del Buddismo di Nichiren Daishonin che affascinano particolarmente gli spagnoli di oggi.
Il primo è la personalità del Daishonin, con la sua chiarezza di pensiero e il suo atteggiamento risoluto di non piegarsi di fronte al potere e all’autorità.
Il secondo elemento è la “motivazione interiore”. Piuttosto che rimanere intrappolato in formalità superficiali e parole vuote, il Buddismo del Daishonin pone la massima importanza nel ricercare e approfondire sempre di più l'esperienza interiore. Per fare un esempio concreto, in un brano di Gosho si legge: «Né la Pura Terra né l’inferno esistono al di fuori di noi; entrambi si trovano soltanto nel nostro cuore» (L’inferno è la Terra della Luce Tranquilla, RSND, 1, 403). Si tratta di un punto verso cui i cristiani mostrano un particolare rispetto, poiché anche Gesù Cristo sottolineò l’importanza di focalizzarsi sulla motivazione interiore delle persone piuttosto che sulla forma.
Il terzo elemento è il principio di ichinen-sanzen (tremila regni in un singolo istante di vita), secondo cui l’intero universo è contenuto nella vita di ogni persona. Per i cristiani si tratta di un’idea del tutto nuova, una teoria che ritengono molto interessante.
Credo che questo principio, che potrebbe anche essere definito come “effetto dell’interazione” tra la propria vita e i fenomeni che la circondano, sarà per loro una fonte di attrazione sempre maggiore.
È inoltre estremamente probabile che il Buddismo di Nichiren venga largamente accolto nei paesi sudamericani, dove il Cattolicesimo ha assunto una forma autoctona che unisce la religione con la tradizione, gli usi e i costumi locali. L’elevata spiritualità, la forte vitalità e la curiosità intellettuale del popolo sudamericano, così come la costante crescita della popolazione nei vari paesi del Sudamerica, costituiscono un terreno fertile dove il Buddismo di Nichiren Daishonin può diffondersi ampiamente.

Le attività della Soka Gakkai sono una fonte di speranza

Vorremmo infine chiederle di esprimere le sue aspettative nei confronti della Soka Gakkai.

Ho sempre pensato che il criterio migliore per determinare il valore di una religione sia la sua indipendenza e libertà da qualsiasi forma di autorità e potere politico.
Mentre questi ultimi tendono a mettere al primo posto gli interessi economici e finanziari, molte persone nel mondo si stanno attualmente impegnando per migliorare la vita della popolazione e della società, con il desiderio di trovare soluzioni alle numerose questioni che l’essere umano si trova ad affrontare, come la distruzione ambientale, la minaccia delle armi nucleari, la fame, il lavoro minorile, la violenza sulle donne e l’attuale crisi sanitaria.
In questo senso la missione della Soka Gakkai, un’organizzazione laica e indipendente, è davvero importante. Le attività dei membri della Soka Gakkai sono fonte di grande ispirazione e speranza per le persone di tutto il mondo.
In questo momento difficile per l'umanità, definito Mappo dal Buddismo e aggravato ulteriormente dalla pandemia da Covid-19, questa speranza è ciò di cui il mondo ha più bisogno.

 

 

Carlos Rubio López de la Llave è nato nel 1951 a Toledo, in Spagna. Ha conseguito il dottorato di ricerca in Linguistica applicata presso l’Università della California a Berkeley, negli Stati Uniti. Ha curato la traduzione e la pubblicazione di oltre trenta libri, tra cui il Nuovo dizionario giapponese-spagnolo La Puerta (pubblicato dalla casa editrice Kenkyusha) e il Dizionario giapponese-spagnolo Crown (pubblicato dalla casa editrice Sanseido). È stato visiting professor presso l’Università di Tokyo e professore presso l’Università Complutense di Madrid. Per aver favorito la comprensione reciproca tra Giappone e Spagna ha ricevuto l’onorificenza giapponese “Ordine del Sol Levante” e un encomio del Ministro degli Affari Esteri. A lui si deve la supervisione della versione spagnola de La raccolta degli scritti di Nichiren Daishonin.
NOTE
  1. 1. Secondo il conteggio tradizionale degli anni in Giappone, secondo cui una persona alla sua nascita ha gi  un anno, n.d.t.

Ogni sforzo per comprendere la fede degli altri mi aiuta a crescere nella mia

Per lungo tempo vicedirettore dell’Istituto di scienze e teologia delle religioni dell’Institut Catholique di Parigi, Dennis Gira è un esperto di Buddismo e di dialogo interreligioso. Per la Soka Gakkai Internazionale ha curato la supervisione della versione francese degli scritti di Nichiren Daishonin (Les écrits de Nichiren, Herder), pubblicata nel 2012. In queste pagine presentiamo un ampio estratto di una sua intervista uscita sul Seikyo Shimbun nel dicembre 2020. La versione integrale è presente sul sito www.sgi-italia.org.

[…] Lei è un teologo cattolico, ma allo stesso tempo è esperto di Buddismo. Che valore dà al fatto di studiare due religioni contemporaneamente?

Non sono l’unico. In effetti negli ultimi anni molti teologi cattolici hanno iniziato a studiare seriamente il Buddismo. È senza dubbio merito del Concilio Vaticano II, che ha promosso il dialogo interreligioso nell’ambito della riforma e della modernizzazione della Chiesa per adeguarsi alle esigenze attuali. Si noti che i protestanti si dedicano alla stessa ricerca e partecipano allo stesso dialogo.
Se un credente di una certa religione desidera capire la fede di qualcuno che crede in modo diverso da lui e cerca un dialogo, la cosa essenziale è che entrambi siano pronti a spingersi quanto più a fondo possibile nella ricerca del vero significato della propria fede e di quella dell’interlocutore. In tal modo entrambi ritornano allo spirito originario del fondatore della propria tradizione. Nel mio caso è vero che studio due religioni, ma l’unica Via che seguo è quella di Cristo. Ciò che mi aspetto dai miei interlocutori buddisti è che pur studiando due religioni l’unica Via che seguono sia quella del Budda.
La "Via di Cristo” e la "Via del Budda” hanno molto in comune e coloro che percorrono uno dei due sentieri possono condividere una serie di valori e realizzare insieme molte iniziative o scambi senza per questo convertirsi alla religione dell’altro. È chiaro che il buon samaritano,1 per quanto nemico degli ebrei, mediante le sue azioni seguì la strada indicata da Gesù molto più dei sacerdoti, che erano essi stessi ebrei come Gesù. Ogni non cristiano che si comporta come il samaritano, vale a dire va in aiuto dei bisognosi, cammina concretamente su un sentiero vicino a quello che Gesù indica ai suoi discepoli, molto più di un cristiano che in situazioni simili non si comporta come il samaritano.

Lo scrittore francese Albert Camus ha dichiarato: «L’onestà consiste nel giudicare una dottrina dalle sue vette, non dai suoi sottoprodotti». Potrebbe spiegare il significato di questa affermazione?

Se parliamo di Cristianesimo solo in termini di crociate e colonizzazione citiamo solo i sottoprodotti di questa tradizione, che riguardo al Buddismo equivarrebbe a parlare solo di monaci guerrieri o cose del genere. La storia di queste due tradizioni non merita, in tutta onestà, di essere ridotta a questi sottoprodotti.
Se invece si cercano le vette di una religione, dove si trova il suo significato fondamentale, non si mancherà di scoprire la sua vera dimensione spirituale, quella capace di contribuire alla felicità dell’essere umano.
Continuare a fare di tutto per familiarizzarsi con la fede di credenti di altre religioni attraverso un vero dialogo permette di comunicare profondamente, da cuore a cuore. Conoscere la fede delle altre persone ci aiuta ad approfondire la nostra. In questo senso, per una religione che vuole essere aperta al mondo, lo spirito e la pratica del dialogo sono essenziali.
Tale principio si applica non solo alla religione, ma a tutti gli aspetti della vita. Incontri e dialoghi con chi proviene da contesti sociali completamente differenti e ha un sistema di valori diverso dal nostro costituiscono opportunità privilegiate che ci permettono da un lato di scoprire punti comuni e dall’altro di diventare più consapevoli della nostra specificità, dei nostri “talenti” unici, mai uguali a quelli degli altri, nonché dei nostri punti di forza.
Di conseguenza, attraverso il dialogo possiamo svilupparci e diventare persone migliori.

Lei ha contribuito a presentare alla società francese il Buddismo di Nichiren in modo più approfondito, a partire dal suo contributo in qualità di supervisore per la versione francese degli scritti di Nichiren.

Il mio studio del Buddismo di Nichiren e il lavoro di traduzione del Gosho hanno rafforzato la mia convinzione che ogni sforzo per comprendere la fede degli altri mi aiuta, allo stesso tempo, a crescere nella mia.
In questo lavoro volevo sottolineare che l’essenziale per capire Nichiren non sono le voci che circolano su di lui – ciò che si dice di lui – ma l’ascolto attento di ciò che Nichiren stesso voleva trasmettere, quello che lui ha detto di sé – e questo si trova nei suoi scritti (Gosho).
A proposito di questo punto è interessante riflettere sul fatto che esistono persone le quali, basandosi su argomenti molto forti, anche violenti, rifiutano categoricamente Nichiren accusandolo di essere “intollerante”. In realtà non si dovrebbe mai dimenticare che Nichiren visse e insegnò durante l’Ultimo giorno della Legge (Mappo-jidai). Se non teniamo conto del senso profondo che tale condizione gli ha trasmesso sull’urgenza del momento, non potremo comprendere la passione che lo animava nel voler condurre tutti gli esseri all’Illuminazione.
Riflettendo a fondo riguardo a questo scenario ho cominciato a capire che a volte, utilizzando il metodo di shakubuku, Nichiren stava esercitando la più grande compassione concepibile per un buddista, ossia aiutare le persone a raggiungere l’Illuminazione nelle terribili circostanze di Mappo, epoca in cui ciò sarebbe dovuto essere impossibile.
Quando Nichiren si rese conto delle implicazioni che aveva per l’essere umano vivere nel periodo dell’Ultimo giorno della Legge, si mise alla ricerca del “re dei sutra” intraprendendo un lungo viaggio fino a Kyoto, Nara e in altri luoghi di studio. La sua ricerca lo condusse al Sutra del Loto. Questo sutra fornisce due verità fondamentali: la natura intrinseca di tutti gli esseri viventi è la “natura di Budda”; il Budda è eterno e ci accompagna dal lontano passato senza inizio.
[…] [Desidero] sottolineare tre affinità che esistono tra questo testo e la Bibbia.
Innanzitutto il modo in cui questo sutra, come la Bibbia, rivela cose inaudite, fino ad allora nascoste. Nel sedicesimo capitolo, per esempio, viene svelata “la durata della vita del Tathagata”, cioè la verità riguardante il risveglio originale del Budda, e quindi la verità circa la sua vita eterna in qualità di Tathagata. La Bibbia, da parte sua, rivela verità altrettanto inaudite, riguardanti le origini del mondo, la condizione dell’essere umano e, nella figura di Gesù Cristo, il modo di essere di Dio tra gli umani.
La seconda affinità è la portata universale del Sutra del Loto e della Bibbia. Ciò si riflette nell’aspettativa di un’Illuminazione (nel sutra) e di una Salvezza (nella Bibbia) che non esclude nessuno. L’affermazione sostenuta nel Sutra del Loto si basa sulla convinzione che tutti gli esseri viventi possiedono la “natura di Budda”; nella Bibbia si basa sulla certezza della fedeltà di Dio alla sua creazione, sulla sua volontà che tutti gli esseri umani siano salvati e che ogni cosa si compia in Cristo risorto.
La terza affinità è l’ampio uso di parabole da parte del Budda nel Sutra del Loto (e altrove) e di Gesù Cristo nei Vangeli. La parabola dell’uomo ricco nel Sutra del Loto (SDLPE, 134 e seguenti) e quella del figliol prodigo nel Vangelo secondo San Luca (Lc 15, 11-32) parlano rispettivamente, ed eloquentemente, della compassione del Budda e della misericordia di Dio. Sono parabole straordinarie perché riflettono la coerenza interna del Buddismo e del Cristianesimo, mostrandone sia le convergenze sia le divergenze. E ciò crea grande spazio per il dialogo.
Tenendo presenti tali affinità è essenziale rispettare le differenze fondamentali di questi due testi e delle tradizioni che li sostengono, e mettere queste differenze al servizio di una comprensione più giusta di ciascuno di essi, del mistero ineffabile della vita. In questo modo possiamo navigare negli spazi di dialogo che ci vengono offerti senza paura e con la certezza di uscirne arricchiti spiritualmente.

Grazie all’azione di ereditare e trasmettere, attraverso le generazioni, lo spirito aperto espresso dal dialogo interreligioso, le religioni possono manifestare il loro vero valore.

Esatto, sono d’accordo. In ogni religione universale aperta al mondo ci sono sempre giovani delle nuove generazioni che, fedelmente e con forza, accolgono questa eredità e vivono di questa spiritualità e della tradizione nel senso più fondamentale.
Ho visto in diretta la Riunione mondiale dei giovani che la Soka Gakkai ha tenuto il 27 settembre 2020 (in Francia erano le 5:30 del mattino!). Siete riusciti a comunicare e a condividere la sensazione di “stare insieme” trascendendo la distanza fisica. Ho constatato con grande speranza che sono questi giovani, insieme ad altri giovani di tante religioni diverse, che incarnano il futuro dell’umanità. […]
Quando ero giovane come loro fui colpito da un movimento giovanile cristiano il cui motto era: «Meglio accendere una candela che lamentarsi del buio». Quindi, anche quando non si è nella posizione di fare cose di impatto immediato sul mondo, bisogna iniziare facendo una piccola cosa. Guardando questa gioventù mondiale della Soka Gakkai, il ricordo di quel motto mi si è ripresentato con forza.
Anche se la fiamma di una candela è minuscola, quando nel mondo tanti giovani, tutti insieme, iniziano ad accenderne una ciascuno, il risultato finale sarà ovviamente una luce fortissima!
I giovani del movimento Soka lo hanno ripetuto spesso: «Io ho un sogno». Ricordo molto bene come il pastore Martin Luther King avesse ripetuto spesso, durante le vicissitudini della sua vita, l’affermazione: «Io ho un sogno».
Avere un sogno è il privilegio della giovinezza. Significa che si è pronti a impegnarsi con entusiasmo per raccogliere la sfida di cambiare il mondo, sognandolo migliore, e che si vuole dare il proprio contributo per un futuro di giustizia, solidarietà e pace.

 

Dennis Gira è nato nel 1943 a Chicago, negli Stati Uniti, dove ha studiato filosofia e teologia. Dopo aver vissuto alcuni anni in Giappone, nel 1977 si è trasferito in Francia, dove ha conseguito il dottorato in studi sull’Estremo Oriente (specializzandosi in Buddismo) e si è diplomato in Scienze religiose. Dal 1985 al 2007 ha insegnato Buddismo, dialogo interreligioso e religioni giapponesi all’Istituto di scienze e di teologia delle religioni (Istr) dell’Institut Catholique di Parigi, svolgendo la funzione di vicedirettore dal 1986 al 2006; dal 2008 collabora con diverse realtà accademiche francesi, fra cui l’Università cattolica di Lione. È membro del comitato scientifico della rivista Concilium. Tra le sue pubblicazioni in italiano: Le religioni, Queriniana, Brescia 1992; Le grandi religioni. Tradizione ed evoluzione, Rizzoli Larousse, Milano 2004; I cristiani e le grandi religioni, ElleDiCi, Leumann (To), 2000; La scelta che non esclude. Buddhismo o Cristianesimo, Paoline, Milano 2004.
NOTE
  1. 1. Si tratta della parabola del buon samaritano che Gesù racconta a un dottore della Legge che gli aveva chiesto chi fosse il suo prossimo da amare come se stesso. È la storia di un uomo che, caduto nelle mani dei briganti, viene spogliato, picchiato e lasciato mezzo morto per strada. Casualmente un sacerdote scendeva per quella medesima strada, ma quando lo vide passò oltre. Anche un levita, giunto in quel luogo, lo vide e passò oltre. Ma un samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto lo vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite versandovi olio e vino; poi, caricatolo sulla sua cavalcatura, lo portò in una locanda e si prese cura di lui. Il giorno seguente, estrasse due denari e li diede all’albergatore, dicendo: «Abbi cura di lui e ciò che spenderai in più, te lo rifonderò al mio ritorno». Gesù chiede quindi al dottore della Legge quale dei tre, secondo lui, fosse il prossimo dell’uomo caduto nelle mani dei briganti. E questi risponde: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli dice: «Vai, e fai lo stesso anche tu» (Luca 10, 25-37).

Si è Budda nel presente e nel concreto

Una riflessione sulla modernità del trattato Adottare l’insegnamento corretto per la pace nel paese, il manifesto civile e politico che Nichiren Daishonin inviò il 16 luglio 1260 alle autorità più influenti del Giappone. Supremo atto di compassione e civiltà, è un compiuto esempio di aderenza al principio per cui nulla di ciò che accade nel mondo è separato da noi

Siamo Budda o esseri umani? Le due cose. La metafora nota è quella del cachi, acerbo e maturo allo stesso tempo. Diventiamo maturi, dal punto di vista buddista esprimiamo al massimo l'innata natura illuminata presente nella nostra scarna e franca umanità, con un processo interno fondato appunto sulla potenzialità della nostra condizione di Budda e sul suo sviluppo naturale grazie alla recitazione di Nam-myoho-renge-kyo. Ma non è un atto isolato, in laboratorio, in studio.
È un’evoluzione, piuttosto, che ha bisogno di incontrare l’esterno – aria, calore, ambiente, insomma – per rivelarsi. Così come un Budda potenziale diventa reale nel momento in cui invoca quella natura e la fa manifestare nella realtà. Essere Budda vuol dire, dunque, manifestare la Legge, incarnarla. Innescare quella trasformazione continua. Non si tratta solo di approvarla e trasmetterla. Provando a dirlo con un’equazione, se alla pratica personale deve necessariamente corrispondere una pratica per gli altri pena l’incompletezza del nostro provare a essere Budda, l’incoraggiamento personale, le lettere che Nichiren Daishonin manda ai suoi discepoli trovano un parallelo necessario nel Rissho ankoku ron, il suo manifesto politico, civile, il lato umanista.
Il trattato Adottare l'insegnamento corretto per la pace nel paese – questa la traduzione dal giapponese – venne sottoposto il 16 luglio del primo anno dell’era Bunno, 1260, da Nichiren Daishonin a Hojo Tokiyori, una delle figure più influenti del governo militare di Kamakura. Non più una lettera a un discepolo, ma un trattato in forma di dialogo a un “non fedele”.
Un atto di compassione e di civiltà, il sigillo di una presenza al proprio tempo, di una responsabilità verso quello che Nichiren vede attorno a sé. Ma ancora prima un esempio di fede buddista a un principio fondamentale della sua spiritualità: nulla di quel che ci accade è separato da noi o non ci riguarda. Scrive Daisaku Ikeda: «Il grande terremoto dell'era Shoka, che colpì la zona di Kamakura nell'agosto del 1257, fu l'evento che spinse il Daishonin a scrivere Adottare l'insegnamento corretto per la pace nel paese. Anche prima di tale devastazione il paese aveva subito una serie di catastrofi naturali, fra cui tornadi e inondazioni, a cui si sommavano gravi carestie ed epidemie, e non si vedeva fine alle sofferenze della popolazione» (BS, 175, 51).
Il Rissho ankoku ron è la risposta alla questione di prima: come si può essere Budda rimanendo esseri umani? Alla metà del ‘200 la risposta è questo trattato in forma di dialogo in cui Nichiren s’impersona in un padrone di casa e immagina di conversare con uno che non la pensa come lui. Lo scopo non è aver ragione ma trovare una sintesi alla luce del Buddismo e superare il conflitto. Anche quando entra in un punto di non ritorno. Così racconta Ikeda: «Nel corso del dialogo c'è una scena in cui l'ospite, al quale il padrone di casa ha fatto capire che le sue idee sul Buddismo sono errate, si arrabbia e minaccia di andarsene. Ma “il padrone di casa, sorridendo, trattiene l'ospite” (RSND, 1, 16) e continua a parlare: in altre parole riesce a impedire che l'ospite se ne vada sorridendogli, creando un contatto con lui e continuando a spiegare la sua posizione con calma» (BS, 175, 57). Questo gesto crea la sintesi tra i due e gli fa conquistare l’accordo: l’umanità ha la stessa sostanza della Buddità. Per dirla con Ikeda: «I nostri dialoghi sono battaglie per far rivivere il potere degli esseri umani» (BS, 175, 58).
«I nostri dialoghi – spiega ancora – cambiano la società, uniscono il mondo e determinano il futuro. I nostri dialoghi infondono speranza. Hanno il potere di rivitalizzare gli altri e risvegliarli al loro potenziale interiore, e contengono il coraggio, la convinzione e la causa per la vittoria» (Ibidem). Quindi essere umani tra esseri umani vuol dire incarnare lo spirito profondo del Buddismo di Nichiren e della Soka Gakkai e costruire un'epoca della gente comune attraverso il potere della fede nel genere umano.
Perché essere Budda significa rivoluzionare la propria vita con una pratica personale e perché la rivoluzione di cui parla il Daishonin non è solo interna, non ruota solo intorno al proprio asse, ruota ed evolve intorno all’asse degli altri. I due movimenti trovano compimento nel dialogo, nel processo con cui una persona che sta cercando di diventare Budda non cerca di farlo da sola, in assenza di gravità, in provetta, in condizioni calcolate, ma nella vita di ogni giorno. Con tutte le sue sorprese.
Per Nichiren c’è un dato universale – la proclamazione di Nam-myoho-renge-kyo – e un dato civile: essere Budda come parte del proprio tempo, della propria storia comune. Qui coincide con l’ammonimento all’autorità del paese affinché valuti la portata e gli effetti della propria errata – perché disumana – condotta. Ikeda la mette giù in modo radicale: «E poiché l'essenza di "adottare l'insegnamento corretto" consiste nel costruire un solido fondamento spirituale per la pace nella società, è ovvio che dovremmo unirci alle persone e alle organizzazioni che condividono questo tipo di visione per lavorare insieme allo scopo di proteggere la dignità della vita e realizzare la pace mondiale. La causa per cui ci battiamo non è una nostra prerogativa esclusiva» (BS, 175, 55). Una battaglia di fede e civiltà, insieme. Nel presente e nel concreto, non nell’idealismo. Come è stato spiegato nel Corso studio europeo del 2018: «Il Daishonin individua le motivazioni per cui ciò accade e indica la strada per uscirne: le cose a cui le persone danno importanza, e in base alle quali agiscono, condizionano i valori che muovono la società e fanno la differenza anche di fronte a eventi dalle conseguenze apparentemente ineluttabili. In cima si trova l'efficienza economica? Il profitto? O la sacralità della vita? Adottare l'insegnamento corretto significa riordinare nel proprio cuore questa scala di valori in base alla visione del Buddismo di Nichiren Daishonin e agire di conseguenza. La pace nel paese è l'effetto a livello sociale di questo cambiamento» (BS, 179, 7).
(Roberto Carvelli)

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