dal corso di studio europeo

Presentiamo in queste pagine un ampio resoconto del corso di studio europeo di quest'anno - Milano, 17-19 luglio - al quale ha partecipato Katsuji Saito, responsabile del Dipartimento di studio della Soka Gakkai Internazionale. Il corso si è articolato in tre lezioni e in alcune sessioni di domanda e risposta. Una lettura impegnativa, ma veramente ricca di contenuti.

Abbiamo chiamato questo speciale La rivoluzione del cuore perché quest'unica espressione riassume il senso delle tre lezioni proposte (rispettivamente intitolate: La trasformazione del karma, L'oggetto di culto per l'osservazione della mente, È il cuore che è importante).
Infatti, per trasformare il karma è fondamentale la rivoluzione del proprio cuore, della propria mente, del proprio ichinen nella direzione della fede nella Legge mistica. Questa Legge si identifica nei cinque caratteri di Myoho-renge-kyo, che sono l'oggetto di culto e per questo compaiono al centro nel Gohonzon, ma che non avrebbero alcun potere se gli esseri umani non li riconoscessero come la loro natura più profonda. E questo passaggio, istantaneo, avviene dentro il cuore.

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La rivoluzione del cuore

La trasformazione del karma

Domanda: Non riesco a comprendere la differenza tra la sofferenza dei bodhisattva che scelgono di rinascere nel mondo di saha per poter alleviare le sofferenze degli altri e quella di chi soffre per la retribuzione di cause negative poste nelle vite passate. 

Risposta: La visione di ganken ogo (scegliere deliberatamente il karma appropriato) appartiene al Buddismo antico. Dal punto di vista del Sutra del Loto c'è il nostro desiderio di rinascere per aiutare gli altri, e questo desiderio ha un grande potere. Come sappiamo, alla base del Sutra del Loto c'è il desiderio di ottenere la felicità per sé e per gli altri. La cosa migliore è diventare felici tutti insieme, questo è il messaggio fondamentale del Sutra del Loto. Soffriamo insieme per diventare felici insieme. È anche vero che, osservando bene la nostra vita, vediamo che in noi esiste il desiderio di realizzare una felicità esclusiva, senza condivisione con gli altri. Ma se ci chiediamo quale sia la vera felicità, sentiamo nel profondo del cuore che è quella condivisa con gli altri. Questo desiderio lo abbiamo tutti. Leggendo il Sutra del Loto si comprende che questo ideale è la manifestazione della Buddità (questo argomento è trattato da Ikeda nella Saggezza del Sutra del Loto, vol. 2, pp. 71-95, a proposito del capitolo Il maestro della Legge).
Il modo di vivere del bodhisattva si basa su tale desiderio: questo è il pensiero del Buddismo mahayana, e tutto ciò nel Sutra del Loto è molto chiaro.
Dal punto di vista del Sutra del Loto, non siamo nati con il nostro karma presente a causa delle azioni compiute nelle vite passate, ma a causa del desiderio di rendere felici gli altri. Il karma attuale è la manifestazione del nostro desiderio di diventare felici tutti insieme: nel passato abbiamo posto le cause per realizzare il desiderio di nascere tra persone che soffrono per renderle felici.
Nella parte teorica del Sutra del Loto (i primi quattordici capitoli) Shakyamuni esorta i discepoli dicendo: «Dovete risvegliarvi al desiderio del bodhisattva che avete nel cuore: non dovete accontentarvi dei due veicoli». In questa prima parte Shakyamuni ripete che abbiamo portato avanti la pratica del bodhisattva insieme con lui, mentre nella parte essenziale del Sutra del Loto (i secondi quattordici capitoli) rivela l'eternità della nostra vita e ci ricorda che nella dimensione eterna della vita esiste l'aspirazione alla Buddità. La Buddità è inerente alla nostra vita e siamo nati per realizzarla per noi e per gli altri. È normale quindi che soffriamo, apparentemente per il karma negativo, ma in realtà perché nel profondo della vita abbiamo il desiderio di rendere tutti felici. Questo è il modo di vivere più interessante. In un mondo dove tutti cercano la propria soddisfazione personale, il proprio benessere egoistico, dove vige un capitalismo che ricerca solo il profitto, noi stiamo lottando per gli altri perché questo desiderio è presente nel profondo della vita.

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Retribuzione o libera scelta?

L'oggetto di culto per l’osservazione della mente

Uno specchio limpido per riflettere il nobile stato vitale che esiste dentro di noi
Il Gohonzon per noi è come uno specchio chiaro e limpido: in esso vediamo iscritta la vita universale di Myoho-renge-kyo che rappresenta la Legge che noi stessi possediamo e che regola armoniosamente ogni forma di vita nell'universo. Recitare Daimoku di fronte al vero oggetto di culto, che ha al centro i cinque caratteri di Myoho-renge-kyo e intorno la vita e l'ambiente di tutti gli esseri dei dieci mondi, ci permette di confermare che la nostra vita è esattamente così, ovvero perfettamente dotata di ogni beneficio.

Il sommo principio che ci dà vera sicurezza e speranza
Nichiren Daishonin nel Gosho scrive che «il vero aspetto si manifesta nella vita e nell'ambiente delle persone dei dieci mondi»; questo significa che quando recitiamo Nam-myoho-renge-kyo rispettando come oggetto di culto il nostro Myoho-renge-kyo, la condizione di Budda emerge simultaneamente e richiama la stessa condizione vitale nell'universo. In questo modo la nostra vita è sostenuta, protetta e abbracciata dai cinque caratteri di Myoho-renge-kyo.

La prova del potere del cambiamento basato sul principio di simultaneità della causa e dell'effetto della Legge mistica
Il Daishonin ha dato prova, attraverso la sua esperienza di vita, che la sublime Legge mistica esiste e può essere manifestata come Buddità nella vita di tutte le persone. Percependo nella sua vita i cinque caratteri di Myoho-renge-kyo ha manifestato la più alta condizione vitale che esiste nella vita universale, la Buddità, ottenendo protezione dall'ambiente e evitando così la decapitazione. Quindi la causa è sentire se stessi come Myoho-renge-kyo mentre l'effetto, simultaneo, è il manifestarsi dei cinque caratteri di Myoho-renge-kyo come la condizione vitale più alta e più nobile.

Il vessillo della propagazione del Sutra del Loto e del grande desiderio di realizzare kosen-rufu
Nichiren Daishonin nutriva il grande desiderio che tutte le persone ottenessero l'Illuminazione, questa era la missione della sua esistenza, perché egli stesso aveva percepito questa condizione vitale. Ma non bastava che l'avesse compresa e vissuta lui stesso, era necessario lasciare qualcosa di concreto per il futuro, e così iscrisse nel Gohonzon il contenuto fondamentale del Sutra del Loto, per permettere a tutti di ottenere la sua stessa condizione vitale.
Il Gohonzon descrive il mondo di kosen-rufu. Chi crede nel Gohonzon riesce quindi a far proprio il grande voto di realizzarlo.

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Quattro definizioni del Gohonzon

La Soka Gakkai ha sempre dato la massima importanza al Gohonzon. La nostra organizzazione si fonda sulla fede in questo oggetto di culto.

Il primo presidente, Tsunesaburo Makiguchi, scoprì che la chiave per condurre una vita dedita al "grande bene" e all'assoluta felicità risiede nel Gohonzon, la manifestazione della simultaneità di causa ed effetto della Legge mistica.
In altre parole, Makiguchi riscoprì e mise in luce il significato del Buddismo di Nichiren nel mondo moderno. Per questo aderì alla Nichiren Shoshu, la scuola fondata da Nikko, il vero discepolo di Nichiren Daishonin.

Il secondo presidente, Josei Toda, ottenne l'Illuminazione in prigione e si risvegliò alla verità che "il Budda è la vita stessa", esprimendo con molta chiarezza e semplicità la sua profonda comprensione del principio fondamentale che sta alla base del Gohonzon. In carcere Toda si illuminò alla sua missione di Bodhisattva della Terra e quando uscì di prigione diede inizio a un movimento ancora maggiore per lo sviluppo di kosen-rufu, propagando il profondo significato del Gohonzon tra le persone di oggi.

Daisaku Ikeda, il terzo presidente, ha dato inizio alle attività di promozione della pace, della cultura e dell'educazione in tutto il mondo mettendo al centro il principio della dignità della vita, realizzando appieno così il vero obiettivo del Buddismo di Nichiren Daishonin, che è rivelare lo stato vitale nobile della vita, in termini moderni la dignità della vita. Così come Nichiren alla sua epoca cercò la causa della sofferenza delle persone, la identificò nell'offesa alla Legge e lottò per correggere le visioni errate e stabilire il punto di vista corretto, allo stesso modo Ikeda si sta sfidando per realizzare nella nostra società di oggi - immersa nell'oscurità e nell'incertezza - il passaggio dall'oscurità fondamentale alla dignità della vita. Ikeda è stato il primo ad affermare con chiarezza che il nucleo del Buddismo di Nichiren Daishonin è la trasformazione del cuore degli esseri umani, e attraverso il suo grande impegno di dialogo con ogni tipo di persona ha qualificato il Buddismo del Daishonin come una religione basata sull'umanesimo, rendendolo una religione mondiale.

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Il Gohonzon e i tre presidenti della Soka Gakkai

Domanda: Josei Toda si è illuminato in carcere senza Gohonzon, come ha fatto? Come fanno il potere del Budda e quello della Legge a manifestarsi senza il Gohonzon? I benefici ricevuti senza la pratica al Gohonzon sono uguali a quelli che si ricevono praticando davanti al Gohonzon? Perché abbiamo bisogno del Gohonzon se la fede è la cosa più importante?

Risposta: Partiamo chiarendo la funzione dei cosiddetti quattro poteri: dove si trovano i poteri del Budda e della Legge, della pratica e della fede? Possiamo dire che i poteri del Budda e della Legge, inerenti al Gohonzon, vengono attivati dai poteri della pratica e della fede delle persone.
In Risposta a Kyo'o è scritto: «Io, Nichiren, ho iscritto la mia vita in inchiostro di sumi, perciò credi profondamente nel Gohonzon. Il volere del Budda è il Sutra del Loto, ma l'anima di Nichiren non è altro che Nam-myoho-renge-kyo» (RSND, 1, 365). Qui non sono descritti esplicitamente i poteri del Budda, della Legge, della pratica e della fede, però viene già espressa la relazione tra loro. Come è scritto in questa frase («L'anima di Nichiren non è altro che Nam-myoho-renge-kyo») il Daishonin ha stabilito Nam-myoho-renge-kyo al centro della sua vita e ha iscritto questa sua vita come oggetto di culto. La saggezza e la compassione espresse nel Gohonzon sono proprio la sua vita.
La vera Legge di causalità esiste nel Gohonzon, e questo è il potere della Legge: questo potere è universale ed è espresso nei cinque caratteri di Myoho-renge-kyo.
In questo passo Nichiren chiarisce in cosa bisogna aver fede: è necessario credere profondamente nel Gohonzon, nell'anima di Nichiren, nei cinque caratteri, che sono l'espressione del potere del Budda e del potere della Legge. Attraverso il potere della Legge Nichiren Daishonin manifestò il potere del Budda.
Il potere della fede è credere nel Gohonzon come ha insegnato Nichiren Daishonin; è credere che esiste la Legge di causalità che ci consente di ottenere la Buddità; è credere e stabilire la convinzione che attraverso la fede in Nam-myoho-renge-kyo possiamo ottenere la Buddità. Il risultato di questa fede è la felicità. Bisogna credere che ciò sia possibile in questa vita: questo è il potere della fede che ognuno di noi possiede. Non è una fede cieca: deve essere una convinzione ferma.
Nella Soka Gakkai abbiamo imparato come dobbiamo praticare e qual è l'atteggiamento corretto da avere davanti al Gohonzon. L'ultimo potere che facciamo emergere è dunque quello della pratica: quando preghiamo basandoci sullo stesso voto di Nichiren Daishonin (pratichiamo per noi stessi e per gli altri) manifestiamo il potere della pratica. Attraverso la pratica imparata nella Soka Gakkai realizziamo la pratica insegnata da Nichiren Daishonin e realizziamo il voto di diffondere il Buddismo.
Noi possiamo realizzare questo voto grazie ai tre presidenti, che hanno dato l'esempio di come far emergere il potere della fede e il potere della pratica.
Continuando a praticare come insegna il Daishonin possiamo cambiare l'ambiente in cui viviamo, manifestando la nostra Buddità - come ha fatto Nichiren - attraverso i poteri della fede e della pratica. Quindi i poteri del Budda e della Legge inerenti al Gohonzon vengono attivati dai nostri poteri della fede e della pratica. I poteri del Budda e della Legge sono manifestazioni della vita del Daishonin materializzata nel Gohonzon e non poteri sovrannaturali che esistono indipendentemente dai poteri della fede e della pratica.
Tornando alla domanda: perché, allora, abbiamo bisogno del Gohonzon dal momento che Toda si è illuminato senza Gohonzon?
Il presidente Toda aveva una forte fede nel Gohonzon: come è riuscito a stabilirla? Ha praticato con lo spirito di non dualità di maestro e discepolo e ha mantenuto la fede nel Gohonzon esattamente come ha insegnato il Daishonin. Quindi, anche se in prigione non aveva il Gohonzon, nel suo cuore erano ben saldi i poteri della pratica e della fede, e per questo è riuscito a manifestarli nella sua vita anche senza disporre "materialmente" del Gohonzon.
Chi non conosce la vera legge di causalità per ottenere la Buddità prima di tutto dovrebbe recitare Daimoku di fronte al Gohonzon e studiare il Gosho, che contiene le "istruzioni" per utilizzare il potere della Legge e il potere del Budda. Chi ha stabilito questo tipo di fede nel Gohonzon può manifestare nella propria vita i poteri del Budda e della Legge come ha fatto Toda. Anche se il Gohonzon non è presente materialmente, è comunque presente nel profondo della sua vita.
A questo punto si potrebbe pensare che non sia necessaria la presenza fisica del Gohonzon, ma non è così perché in questo mondo esiste l'oscurità fondamentale. Nichiren Daishonin ha lasciato il Gohonzon a noi, persone che viviamo nell'Ultimo giorno della Legge, perché attraverso di esso possiamo far emergere la natura di Budda e sconfiggere l'oscurità fondamentale.
Il Gohonzon - afferma il Daishonin - è il "vessillo della propagazione del Sutra del Loto" e in esso sono descritti tutti i benefici che si ottengono attraverso la pratica buddista: quindi noi abbiamo bisogno del Gohonzon.
Toda - che aveva già stabilito una salda fede nel Gohonzon - ha potuto praticare correttamente in carcere anche senza averlo di fronte. D'altro canto, il semplice fatto di avere il Gohonzon senza desiderare di approfondire la fede non garantisce l'ottenimento della Buddità. Solo praticando ogni giorno costantemente e sconfiggendo l'oscurità innata otteniamo l'Illuminazione. Con il Gohonzon abbiamo la possibilità di allenarci costantemente, di praticare in modo più costante. Nel Gosho è scritto: «Se reciti Myoho-renge-kyo con una profonda fede in questa verità, sicuramente conseguirai la Buddità in questa esistenza» (Il conseguimento della buddità in questa esistenza, RSND, 1, 4).
Il Gohonzon è un incoraggiamento alla nostra pratica, ci permette di rafforzare la nostra decisione; quindi è meglio averlo, è uno stimolo quotidiano.
Qualcuno a questo punto potrebbe pensare di non averne bisogno perché ha una fede salda: ma tutti noi siamo esseri umani e abbiamo bisogno di uno stimolo continuo. Quindi è molto meglio avere materialmente il Gohonzon: non è un oggetto di culto qualsiasi, è la vita stessa di Nichiren Daishonin. Dobbiamo custodire il Gohonzon nelle nostre case proprio per realizzare una pratica costante e sempre migliore. Il Daishonin afferma: «Il Gohonzon esiste solo nella carne di noi persone comuni che abbracciamo il Sutra del Loto e recitiamo Nam-myoho-renge-kyo» (Il reale aspetto del Gohonzon, RSND, 1, 738). Pensare superficialmente di non aver bisogno di qualcosa di esterno significa non aver capito che, attraverso il Gohonzon, ereditiamo la vita di Nichiren Daishonin, la Legge da lui manifestata.
Forse in Occidente ci potrebbe essere il rifiuto di praticare davanti a una pergamena, ma dobbiamo liberarci di questi pregiudizi culturali e far emergere dalla nostra vita il potere del Budda.

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Perché abbiamo bisogno del Gohonzon se la fede è la cosa più importante?

Domanda: Il Sutra del Nirvana afferma: «Segui la Legge e non la Persona». Tuttavia si dice anche che il maestro è indispensabile per raggiungere la Buddità, sottolineando la centralità del principio di unicità di maestro e discepolo. Come possiamo conciliare questi due concetti apparentemente contraddittori?

Risposta: Questi due aspetti sembrano in contrasto, ma di fatto non lo sono.
"Segui la Legge" significa segui le parole del Budda, e il Budda in un certo senso è un maestro. Quindi, se un discepolo segue il maestro, non c'è contraddizione con quanto è detto nel sutra, perché il maestro è il Budda, e la Legge sono le parole del Budda. Segui la Legge significa dunque: segui le parole del Budda.
La seconda parte della frase, "non la Persona", significa: segui le parole solo del Budda, non di altri, anche se questi fossero studiosi, intellettuali o praticanti anziani. "Persona" è chiunque non sia il Budda, per quanto possa essere vicino al Budda.
Nel Sutra del Nirvana e negli insegnamenti di Nichiren c'è scritto inoltre che, sebbene il Budda abbia detto tante cose nei vari sutra, l'unica sua parola da seguire è quella del Sutra del Loto. Fra tutti gli insegnamenti, solo questo sutra chiarisce che l'intento del Budda è Myoho-renge-kyo, la Legge essenziale alla quale egli si è risvegliato. Il Sutra del Loto, quindi, rappresenta le vere parole del Budda.
Dovremmo a questo punto chiarire cosa si intende per unicità di maestro e discepolo: anche questo concetto è presente nel Sutra del Loto. In generale, il maestro è il Budda e le persone che studiano gli insegnamenti sono i discepoli.
Nel Sutra del Loto si afferma che Shakyamuni fu il primo a illuminarsi, iniziò come essere umano e dopo le austerità si illuminò; realizzare l'unicità di maestro e discepolo nel Sutra del Loto vuol dire seguire questo stesso percorso, attraversare le stesse austerità, condividere le stesse cause e gli stessi effetti del Budda. Questo significa la frase: «Allo stesso modo come io ho fatto senza differenze» contenuta in Gongyo. Il più profondo desiderio del Budda è quello di rendere le persone uguali a lui e farle arrivare al suo stesso livello di Illuminazione.
La devozione al Gohonzon e la recitazione del Daimoku permettono a noi di illuminarci come ha fatto il Budda. I cinque caratteri di Myoho-renge-kyo sono il seme della Buddità e risvegliandosi a essi si ottiene la stessa Illuminazione del Budda.
I tre presidenti hanno compreso che gli elementi essenziali sono il Gohonzon, il Daimoku e il Gosho. Ci si potrebbe chiedere perché nessuno prima di loro se ne fosse reso conto; il Daishonin parlava del "fattore tempo", e lui stesso fu in grado di risvegliarsi perché il tempo era adatto. Nichiren adattò al suo tempo il Sutra del Loto condensandone il significato nei cinque caratteri di Myoho-renge-kyo e per questo è considerato il Budda originale dell'Ultimo giorno della Legge. Quindi seguire il Daishonin è seguire la Legge.
Ma perché i tre presidenti possono essere chiamati "maestri" senza contraddire la regola "segui la Legge e non la Persona"? È il fattore tempo che li rende maestri.
Il desiderio di Tsunesaburo Makiguchi era che tutti i bambini fossero felici. Cercava la felicità e incontrò il Buddismo. Così come Nichiren Daishonin, Makiguchi fu testimone di un mondo bellicoso e trovò nel Buddismo una risposta alle sue domande. In una lettera scritta dalla prigione affermava che esiste un legame tra la sua teoria della "creazione di valore" e il Sutra del Loto. Anche lui incontrò i tre potenti nemici, i tre ostacoli e i quattro demoni. Nel momento giusto Makiguchi - in mezzo al conflitto mondiale - arrivò alla conclusione che il Buddismo del Sutra del Loto può rendere felici tutti. Il sentiero che percorse fu quello di maestro e discepolo, facendo di Nichiren il suo maestro. Fu toccato dal nucleo del Buddismo del Daishonin, comprese che la sua essenza erano il Gohonzon, la recitazione del Daimoku e il Gosho, e mettendo lui stesso in pratica tutto ciò si unì direttamente a Nichiren Daishonin. A causa della sua esperienza della guerra Makiguchi riscoprì l'unicità di maestro e discepolo e comprese l'insegnamento del Daishonin in profondità rendendolo adatto al suo tempo.
Josei Toda seguì Makiguchi come maestro e anch'egli, attraverso l'unicità di maestro e discepolo, ottenne l'Illuminazione in carcere raggiungendo lo stesso livello di Makiguchi, seguendolo fino alla fine. In prigione Toda si illuminò al fatto che il Budda è la vita universale e, in seguito alla propria Illuminazione, iniziò la propagazione diretta a tutta l'umanità come un Bodhisattva della Terra nel Sutra del Loto.
Makiguchi comprese l'essenza del Sutra del Loto rivitalizzando questo insegnamento nella società del suo tempo, Toda visse lo spirito del suo maestro e fece il primo passo per diffondere estesamente il Sutra del Loto realizzando la grande impresa dell'adesione alla Soka Gakkai di settecentocinquantamila famiglie: si era risvegliato alla sua missione stabilendo le fondamenta della Soka Gakkai in Giappone. Entrambi concretizzarono la loro missione nella relazione di unicità di maestro e discepolo con Nichiren Daishonin.
Tutto ciò non contraddice l'espressione "segui la Legge e non la Persona". Chiunque comprenda l'essenza di Makiguchi e di Toda, che avevano dedicato la vita a mettere in pratica il Sutra del Loto nella società del loro tempo, è un vero praticante del Sutra del Loto.
Daisaku Ikeda, radicando la sua vita nel principio di unicità di maestro e discepolo, si risvegliò alla vera essenza del Buddismo seguendo Toda. Aveva incontrato Toda a diciannove anni e da allora decise che lui sarebbe stato il suo maestro. Ikeda sostenne Toda in tutto, e imparò tutto da lui, basando il suo modo di vivere sulla relazione di unicità di maestro e discepolo.
Ikeda ha vissuto nello stesso periodo di Makiguchi e Toda, quando l'umanità era coinvolta nella seconda guerra mondiale, e ha compreso che ci sono stili di vita che vanno cambiati nel profondo. Ha capito che l'umanità cerca disperatamente la pace, e che questo è il tempo giusto per propagare il Buddismo di Nichiren. Toda, dopo la sua Illuminazione in carcere, aveva affermato che il Budda è la vita stessa; Ikeda introduce l'idea che il Gohonzon (il Budda) riguarda essenzialmente la dignità della vita.
Ikeda ha parlato del Buddismo di Nichiren Daishonin come nessuno aveva mai fatto prima, definendolo "umanesimo", un termine teoricamente in contrasto con la religione, che di solito invoca qualcosa di assoluto. Egli sostiene che il Sutra del Loto è una religione umanistica, sensibile al tempo: lui stesso si sfida per trovare il modo più appropriato affinché le persone ritrovino nel Sutra del Loto tale significato umanistico. Capendo che l'essenza del Buddismo di Nichiren Daishonin è di essere una religione umanistica, si è dedicato a dialogare con personaggi che appartengono a vari campi: un dialogo da persona a persona per proporre i principi umanistici del Buddismo rendendolo una religione globale.
L'unicità di maestro e discepolo è stata chiarita dai tre presidenti: essi hanno guidato i membri della Soka Gakkai comprendendo l'importanza del fattore tempo nella propagazione. Sono riusciti a trasmettere la Legge nel modo corretto, quindi non c'è contraddizione con l'affermazione del Sutra del Nirvana. Adesso tocca a noi: cosa faremo nel XXI secolo? Come faremo crescere persone di valore che capiscano l'unicità di maestro e discepolo sfidandosi per portarla avanti?

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La rivoluzione del cuore

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