di Anna Cepollaro
Esponente di rilievo in Italia del metodo Suzuki - una delle più efficaci metodologie per l'educazione dei bambini attraverso la musica - Elio Galvagno è fondatore e presidente dell'Istituto italiano dedicato al grande maestro giapponese.
Dopo aver studiato la metodologia didattica di Suzuki a Berlino e a Stoccolma, nel 1987 fonda a Saluzzo il Suzuki Talent Center. Nello stesso periodo nascono su sua iniziativa il Comitato Europeo e il Comitato Internazionale del Metodo Suzuki per la chitarra.
Con i suoi allievi ha suonato in prestigiose sale da concerto, tra cui la Biblioteca di Sarajevo in una manifestazione per la ricostruzione della Biblioteca dei ragazzi, il Teatro Ponchielli di Cremona, il Conservatorio di Bologna, l'Accademia Filarmonica Romana, la Salle Martin di Ginevra, il Trinity College of Music di Londra.
Fondatore e presidente dell'Istituto Suzuki Italiano dall'anno di fondazione (1994) fino al 2006, in campo musicale Elio Galvagno ha svolto un lavoro pionieristico, in particolar modo nella ricerca di un repertorio adatto ai bambini di tre-quattro anni.
Chitarrista, vincitore di numerosi concorsi nazionali e internazionali, dopo essersi avvicinato alla metodologia didattica di Shinichi Suzuki (1898-1998) si perfeziona a Berlino e a Stoccolma. Nel 1987 fonda il Suzuki Talent Center di Saluzzo, incoraggiato dallo stesso maestro a sperimentare il metodo da lui creato con l'intento di fare della musica un linguaggio alla portata di tutti. Il metodo Suzuki si basa infatti sul presupposto che tutti nascano con enormi potenzialità da sviluppare, per cui anche l'apprendimento della musica, come quella del linguaggio parlato, può avvenire in modo naturale fin dalla più tenera età. Ma se il talento è comune a tutti, lo stesso non si può dire dell'ambiente idoneo a farlo sviluppare: per questo va creato intorno al bambino un ambiente musicale, dove il contributo e la presenza attiva dei genitori è fondamentale.
Lo scorso anno, a nome del maestro Shinichi Suzuki morto dieci anni fa, Galvagno ha ricevuto dal Comune di Castelnuovo Magra (SP), dalla Soka Gakkai e dal Corso di Laurea in Scienze della Pace dell'Università di Pisa, il premio "Costruttori di Pace" come «riconoscimento del valore educativo del metodo di insegnamento nonviolento e non competitivo basato sul dialogo, sulla integrazione delle differenze e sull'empowerment di ogni individuo». In quell'occasione lo abbiamo incontrato.
La grandezza di un maestro si vede nella passione con cui i suoi discepoli si impegnano a realizzarne il sogno. Qual era il sogno di Shinichi Suzuki?
L'intento di Suzuki è sempre stato quello di fare qualcosa per i bambini, usando la musica per sviluppare le loro abilità e favorirne lo sviluppo armonioso del carattere e del cuore, facendo crescere bene i futuri cittadini, costruttori di pace nel mondo. Vedeva nell'educazione dei bambini un'alternativa alle tragiche conseguenze della seconda guerra mondiale, di cui fu testimone diretto.
Qual era il suo approccio?
Per contribuire alla costruzione di una nuova umanità che non comprendesse più simili orrori, decise di partire dai bambini piccolissimi, basandosi sulla sua esperienza di musicista: intuì che, attraverso la musica, poteva sviluppare e favorire valori come la sensibilità, la gentilezza, il saper comunicare, il gusto per il bello, l'umiltà, la pazienza, la perseveranza. I risultati musicali furono e sono straordinari anche se, per sua esplicita ammissione, non erano il suo scopo primario. Esistevano - diceva - abbastanza grandi musicisti, ma non abbastanza grandi persone.
Come può, nel concreto, la musica agire in questo processo di crescita?
Suzuki pensava che non fosse necessario diventare musicisti professionisti, ma che sarebbe stato sufficiente suonare uno strumento molto bene. Così facendo il bambino veniva coinvolto in un processo di apprendimento, risoluzione e superamento di piccoli obiettivi che sarebbero diventati negli anni sempre più grandi. Assorbire al più alto grado e sin dalla più tenera età i caratteri espressivi della musica dei grandi compositori voleva dire iniziare a modellare il carattere, associare alla forza vitale che c'è in ciascuno di noi lo spirito della musica con tutto il suo potere.
Questa abilità a risolvere i problemi sarebbe stata fondamentale per affrontare e superare le difficoltà della vita di tutti i giorni.
Quando nasce il metodo Suzuki?
Nel 1922. Suzuki si trova in Germania perché vuole imparare a suonare il violino, dopo essere fuggito dal Giappone per evitare di diventare amministratore della fabbrica del padre. Vi rimane fino al 1929, ospite in casa di Albert Enstein con il quale suona anche in quartetto. Dopo circa due anni di permanenza si accorge che tutti i bambini tedeschi di poco più di un anno parlano correttamente il tedesco e lui no. Una persona normale non si sarebbe posta tanti problemi, ma una persona di genio sì: decide quindi di trovare una risposta a questo quesito.
Di qui l'intuizione di un'educazione musicale basata sul metodo della lingua madre. Quali sono i meccanismi di apprendimento?
Una lunga fase di ascolto, che inizia nel grembo della mamma, si protrae per almeno cinque sei mesi dopo la nascita e prepara i primi balbettii e tentativi di emissione parlata. Un ambiente favorevole intorno al bambino: qualsiasi tentativo di parola, per storpiata che sia, viene salutata con festa. In questo contesto a nessuno passa per la mente di dire al bambino di tacere e di riprovare quando ne sarà capace. C'è una fiducia sconfinata nella sua capacità di imparare. Infine, la ripetizione: quando il bambino ha appreso a dire la parola "mamma", non gli si dirà di lasciarla da parte per impararne un'altra, ma gli si chiederà di ripeterla con mille sfumature e in infiniti contesti.
Tutto questo viene poi applicato a un repertorio musicale ad hoc?
Lo stesso Suzuki ne ha preparato uno adatto ai bambini piccolissimi da far ascoltare ogni giorno; ha invitato i genitori a collaborare, ha loro insegnato a giocare in musica con i loro figli e a riproporre in modo naturale la ripetizione di quanto via via si apprende.
Quali sono le abilità che si sviluppano nel bambino?
Quella di ascoltare, di osservare e imitare, di memorizzare, di concentrarsi, di esibirsi in pubblico, di perseverare, di essere disciplinato. C'era però un'ulteriore abilità cui il maestro Suzuki teneva più di tutte: l'abilità del cuore. Pensare alla globalità di una persona vuol dire pensare anche al suo cuore, ed è per questo che Suzuki chiedeva ai suoi allievi di arrivare al cuore della musica, addirittura al cuore e allo spirito che batte nelle composizioni di Bach o di Mozart. Non era e non è, infatti, sufficiente fermarsi ad ascoltare se i suoni e il ritmo sono corretti. C'è qualcosa di più profondo cui occorre arrivare. Ma come si fa se il nostro cuore è chiuso e rivolto solo a se stesso? Occorre allora abituare il nostro cuore ad aprirsi, e solo se lo "resetteremo" verso la disponibilità la nostra mente diventerà più sensibile.
L'idea dell'essere umano dotato di un potenziale illimitato era anche quella di Tsunesaburo Makiguchi, fondatore della Soka Gakkai, che pensava che la strada più vera e più solida per la pace nel mondo è da ricercare nel cuore dell'essere umano. E per far questo, Suzuki non usa solo la musica...
Per Suzuki i sentimenti del cuore e il grande talento erano profondamente legati. Concretamente, propose ai giovani allievi di guardare alla madre e al padre per scoprire se avevano bisogno di aiuto. Poi, chiese di capire il loro bisogno prima che fosse richiesto, e infine di soddisfarne qualcuno almeno una volta alla settimana senza farsi scoprire, senza che nessuno sapesse chi era stato l'autore della buona azione.
«Gli esseri umani esistono solo in virtù delle loro interrelazioni: dove non c'è l'altro non può esserci il sé», scrive Daisaku Ikeda nella sua Proposta di Pace 2007. E la musica crea questi "collegamenti" tra le persone...
Educare significa letteralmente tirare fuori. E anche imparare continuamente, sviluppare l'empatia, essere pronti a comprendere l'altro punto di vista, pronti temporaneamente a mettere da parte il nostro mondo, pronti a capire senza giudicare e senza necessariamente essere d'accordo, pronti ad accettare i sentimenti altrui, senza volerli cambiare.
Quali obiettivi deve porsi un insegnante-educatore?
Il primo è creare con lo studente un ambiente di fiducia, di confidenza e di approvazione. Lo psicologo giapponese Hatano usa il verbo "diffondersi" al posto di educare: questa è la vera essenza dell'apprendimento naturale. Il secondo obiettivo è quello di avere una "visione" per ciascun bambino e alludere a essa possibilmente a ogni lezione e a ogni incontro. Il terzo è quello di trovare per ogni bambino la via per favorirne lo sviluppo. L'insegnante deve sviluppare l'abilità di apprezzare le speciali qualità di ogni studente.
La visione di Suzuki è che «ogni bambino può». Quale bambino crescerà in questo modo?
Un bambino che si esprimerà pienamente, perché l'espressione personale è forse la più importante ragione del fare musica. Che scoprirà di essere unico e irripetibile e che questa sua unicità è un valore per la comunità. Infine, un bambino che potrà sviluppare i suoi talenti. Questo è un affascinante progetto in continua evoluzione, un processo interattivo che richiede da parte nostra attenzione, sensibilità, analisi, ma anche spontaneità, prontezza nel modificare gli obiettivi e nell'entrare in sintonia. Onorare, celebrare, rispettare i talenti incoraggia l'insegnante stesso a insistere perché i genitori facciano tutto il necessario.
Come la mettiamo con la tecnica, grande assillo degli insegnanti di strumento?
Suzuki ci mise in guardia fino all'ultimo dal non pensare unicamente a come si tengono le dita su uno strumento; ci ricordava di continuo che insegnare le note è un meraviglioso mezzo, una grande arena per costruire il carattere e il cuore. «Pensa al bambino che c'è dietro al violino, insegna al bambino usando il violino», diceva.
«Forse la musica dei bambini salverà il mondo» disse il grande violoncellista Pablo Casals dopo aver sentito per la prima volta migliaia di bambini suonare insieme.
Questo è stato certamente il sogno di Suzuki coltivato per tutta la vita e lo è anche per me e per tutti quelli che condividono questo cammino.