Risposta a Yasaburo

di luglio

Spiegazione di Daisaku Ikeda

spiegazione di Daisaku Ikeda

(brani scelti, testo integrale RSND, 1, 733 e sul sito di Buddismo e società)
Titolo originale: Yasaburo Dono Gohenji, GZ, 1449
Scritto il 4 agosto 1277, a 56 anni, da Minobu
Indirizzato a Yasaburo

[Ti consiglio di cominciare il dibattito religioso con queste parole]: «Nonostante io sia un laico ignorante, tra gli insegnamenti che ho ascoltato mi ha particolarmente colpito quel passo del secondo volume del Sutra del Loto che afferma: "Tuttavia questo triplice mondo1 [costituisce il mio dominio]"».2
Tale passo significa che questo paese del Giappone è dominio del Budda Shakyamuni. [...] Tra tutti i Budda delle dieci direzioni, solo il Budda Shakyamuni è dotato di queste tre virtù. Perciò, anche se l'intera popolazione del Giappone dovesse servirlo con tutto il cuore, come fa adesso con il Budda Amida,3 già il fatto di metterlo alla pari di un altro Budda e riservargli lo stesso trattamento costituirebbe un grave errore.
[...] In tutto il Giappone, solo io ho capito perché queste cose stanno accadendo. Inizialmente ho meditato a fondo sull'opportunità di parlarne apertamente o meno. Ma cosa avrei dovuto fare? Potevo forse voltare le spalle agli insegnamenti del Budda che è il padre e la madre di tutti gli esseri viventi? Deciso a sopportare qualsiasi cosa potesse accadermi, cominciai a parlare chiaro e, in questi vent'anni e più, sono stato cacciato dalla mia dimora, i miei discepoli sono stati uccisi, sono stato ferito, esiliato due volte e infine sono giunto quasi a essere decapitato. Ho deciso di parlare unicamente perché sapevo da tempo che il popolo giapponese sarebbe andato incontro a grandi sofferenze e ne provavo compassione. Perciò le persone di buon senso dovrebbero capire che è stato per il loro bene. Se fossero persone consapevoli dei propri debiti di gratitudine o comunque in grado di ragionare, di due colpi che si abbattono su di me, desidererebbero addossarsene uno. Ma sono ben lontani dal farlo e, anzi, fomentano l'odio nei miei confronti. Questo non riesco proprio a capirlo!
[...] [Poi aggiungi un'osservazione di questo genere]: «[...] sappiamo che egli non è mai indietreggiato di fronte alle ripetute persecuzioni, anzi è diventato ancor più fermamente determinato».
[...] Sii preparato e determinato: non esitare a rinunciare al tuo feudo, non pensare a tua moglie e ai tuoi bambini e non dipendere dagli altri. Devi unicamente decidere. Osserva il mondo di quest'anno come uno specchio. Dal momento che molti sono morti, il fatto che tu sia sopravvissuto fino a ora è perché tu possa affrontare questa prova. È qui che attraverserai il fiume Uji. È qui che attraverserai il Seta.4 Questo evento deciderà se farai onore o recherai disgrazia al tuo nome. A questo ci si riferisce quando si dice che la forma umana è difficile da ottenere e che il Sutra del Loto è difficile da credere. Dovresti pregare intensamente che Shakyamuni, Molti Tesori e tutti i Budda delle dieci direzioni si riuniscano e prendano possesso del tuo corpo per assisterti. Se tu venissi convocato dall'amministratore locale, anzitutto esponi dettagliatamente ciò che ti ho spiegato.


Note

1) Il triplice mondo è il mondo degli esseri non illuminati che trasmigrano nei sei sentieri (dall'Inferno al mondo degli esseri celesti). Esso consiste in ordine ascendente di: mondo del desiderio, mondo della forma, mondo della non forma. In senso generale indica il mondo di saha in cui viviamo.
2) SDL, 89. Questo passo rappresenta le tre virtù del Budda. Il Daishonin cita l'inizio del passo: «Tuttavia questo triplice mondo costituisce il mio dominio» (virtù del sovrano); «Gli esseri che ci vivono sono tutti miei figli» (virtù del genitore); «Questo luogo adesso è pieno di dolore e sofferenza. Io sono l'unica persona che può salvarli e proteggerli» (virtù del maestro).
3) Amida è un Budda descritto nei sutra della Pura terra, che dimora nella Pura terra di perfetta beatitudine, in una parte dell'universo situata a centomila milioni di terre del Budda a ovest del mondo di saha. La fede nel Budda Amida si diffuse dall'India alla Cina. Dopo la sua introduzione in Giappone, Honen (1133-1212) la diffuse in quel paese e vi fondò la scuola della Pura terra (Nembutsu).
4) Fiume Uji: tratto mediano del fiume Seta che nasce sulla sponda meridionale del lago Biwa, scorre attraverso la prefettura di Kyoto e sfocia nella baia di Osaka. In tempi antichi, segnava la linea di difesa sudorientale di Kyoto e fu sede di diverse battaglie famose. A causa della sua importanza strategica, riuscire o meno ad attraversare il fiume Uji determinava la vittoria o la sconfitta di una delle due parti. L'area del Seta, situata proprio di fronte al punto in cui questo fiume emerge dal lago, era un altro punto difensivo strategico. Pertanto, attraversare il fiume Uji e attraversare il Seta hanno il significato di vincere un combattimento decisivo.

SPIEGAZIONE

UNA BATTAGLIA VERBALE PER APRIRE LA STRADA A KOSEN-RUFU

Il 17 ottobre 1957, cinquantacinque anni fa, mi recai a Osaka per comparire in tribunale in occasione della prima udienza del processo relativo ai cosiddetti "fatti di Osaka". Nel luglio di quell'anno ero stato accusato falsamente di aver violato le leggi elettorali e perciò ero stato arrestato e tenuto in custodia per essere interrogato.
Anche se non avevo commesso alcun crimine, l'ufficio del Pubblico ministero della città decise di accusarmi. Stava per cominciare la mia battaglia in tribunale, in cui affrontai la natura demoniaca delle autorità per provare la mia innocenza e ristabilire la verità.
Fui avvisato che il processo si sarebbe protratto per un lungo periodo e che probabilmente avrei dovuto recarmi a Osaka più spesso di prima, così mia moglie quel giorno mi accompagnò per ringraziare insieme i membri del loro sostegno, e la sera in cui arrivammo facemmo visita a quattro di loro.
Il giorno dopo, il 18 ottobre, si svolse la prima udienza. Era l'inizio di un caso giudiziario che sarebbe terminato quattro anni dopo, nel gennaio del 1962, con un verdetto di non colpevolezza per tutte le imputazioni.
La sera del 18 mi recai a Kobe [che si trova a breve distanza da Osaka], e il vedere i nostri membri pieni di energia mi rese più che mai determinato a combattere con tutte le mie forze. Scrissi nel mio diario: «La battaglia finalmente ha avuto inizio. So che adesso è il momento giusto per fare un passo avanti nella fede. Amici miei, avanziamo con atteggiamento risoluto verso la prossima vittoria! Combatterò anch'io!».1
In quel periodo la Soka Gakkai era cresciuta rapidamente in tutto il Giappone e specialmente nel Kansai; anche se ci prendevano in giro e parlavano male di noi definendoci un'accozzaglia di poveri e malati, noi pensavamo invece che fosse qualcosa di cui essere fieri, fieri che il Buddismo del Daishonin ci insegnasse ad andare in mezzo alle persone che soffrono e a dare loro la speranza e il coraggio per condurre vite di valore, perché questo voleva dire che si trattava veramente di una filosofia capace di recare beneficio all'umanità. Con l'ardente senso di missione dei Bodhisattva della Terra ci sforzavamo di creare tante relazioni con gli altri, attraverso dialoghi individuali da cuore a cuore, per risvegliarli al loro vero valore e potenziale.
Nel corso della storia ci sono state tante battaglie per i diritti umani che hanno cercato di risollevare lo spirito delle persone schiacciate dal peso della sofferenza e dell'oppressione, stimolandole a parlare arditamente e ad agire da protagoniste per la costruzione di una società migliore, risvegliando in loro una speranza invincibile. In Giappone i poteri costituiti reagirono con paura e risentimento all'ascesa di una nuova forza popolare come la Soka Gakkai e cercarono di reprimerla, ma lo spirito del Buddismo di Nichiren è di affrontare simili sfide con il «coraggio di un leone» (Le persecuzioni che colpiscono il santo, RSND, 1, 885) e trionfare su di esse.
Nichiren Daishonin si appellò ai suoi seguaci affinché si unissero a lui con fiducia nella causa per l'adozione dell'insegnamento corretto per la pace del paese, un'impresa che si realizza attraverso un dialogo coraggioso. Insegnò che la lotta condivisa di maestro e discepolo per comunicare la verità del Buddismo è la forza trainante per aprire la strada di kosen-rufu; in tale impresa il sentiero eterno e immutabile che conduce alla vittoria consiste nel parlare apertamente e agire esattamente come insegnò il Daishonin, con il suo stesso spirito.
In questa lezione studieremo Risposta a Yasaburo, in cui il Daishonin esorta uno dei suoi discepoli a proclamare la verità, proprio come aveva fatto lui.

«[Ti consiglio di cominciare il dibattito religioso con queste parole]: "Nonostante io sia un laico ignorante, tra gli insegnamenti che ho ascoltato mi ha particolarmente colpito quel passo del secondo volume del Sutra del Loto che afferma: 'Tuttavia questo triplice mondo [costituisce il mio dominio]'". Tale passo significa che questo paese del Giappone è dominio del Budda Shakyamuni. [...] Tra tutti i Budda delle dieci direzioni, solo il Budda Shakyamuni è dotato di queste tre virtù. Perciò, anche se l'intera popolazione del Giappone dovesse servirlo con tutto il cuore, come fa adesso con il Budda Amida, già il fatto di metterlo alla pari di un altro Budda e riservargli lo stesso trattamento costituirebbe un grave errore».

Pregare per la crescita dei discepoli

Si hanno scarse notizie del destinatario di questa lettera, Yasaburo;2 sappiamo solo che era un discepolo del Daishonin, e il riferimento alle battaglie nel paragrafo finale della lettera farebbe supporre che fosse un samurai.
Dalle parole del Daishonin sembra che per qualche ragione Yasaburo avrebbe dovuto partecipare a un dibattito religioso con un prete della scuola della Pura terra (Nembutsu) [che venerava il Budda Amida]. Sembra che Yasaburo avesse riferito la notizia al Daishonin, che a quel tempo viveva sul Monte Minobu, e gli avesse chiesto consiglio su cosa dire e come comportarsi. Questa lettera è la risposta del Daishonin, nella quale egli considera anche il fatto che il dibattito avrebbe potuto portare a una convocazione di Yasaburo da parte dell'amministratore locale per esporre le sue ragioni (cfr. RSND, 1, 735).
Risposta a Yasaburo fu scritto nell'agosto del 1277, tre anni dopo il trasferimento del Daishonin sul Monte Minobu; era un periodo in cui molti tra i suoi principali discepoli, fra cui Shijo Kingo, i fratelli Ikegami e Nanjo Tokimitsu, stavano subendo gravi persecuzioni.
L'opera di Brahma e Shakra, che abbiamo studiato la volta scorsa (BS, 158), fu composto qualche mese prima, nel maggio del 1277. In esso il Daishonin spiegava a Tokimitsu, che stava affrontando varie persecuzioni da parte delle persone intorno a lui, come condurre una vita vittoriosa.
Nel giugno del 1277 Shijo Kingo aveva ricevuto l'ordine di abiurare la fede nel Sutra del Loto da parte del suo signore, influenzato da false voci diffuse da alcuni samurai colleghi di Shijo Kingo e gelosi di lui. Il Daishonin aveva subito scritto Lettera di petizione di Yorimoto, a nome di Shijo Kingo, in cui rettificava le notizie errate ed esponeva la verità.
Nello stesso mese il Daishonin aveva scritto anche Lettera a Shimoyama, una petizione a nome di un altro credente, Inaba-bo,3 perseguitato per essersi convertito al Sutra del Loto.
In quel periodo molti dei seguaci del Daishonin stavano affrontando situazioni difficili e quindi la sfida che doveva affrontare Yasaburo non era soltanto una questione personale. Ognuna delle difficoltà contro cui lottavano era senza ombra di dubbio la manifestazione degli attacchi dei tre ostacoli e dei quattro demoni e dei tre potenti nemici, attivati dal progresso di kosen-rufu. Era giunto il tempo che i discepoli si assumessero in prima persona la responsabilità di combattere al fianco del maestro.
In questa lettera il Daishonin esprime la sua visione fondamentale della relazione fra maestro e discepolo come quella di una lotta condivisa, incoraggiando con tutto il cuore un credente laico a prendere posizione come autentico discepolo e ad agire con coraggio, come egli stesso faceva, per il bene del Buddismo.

Il "triplice mondo" è il dominio del Budda

All'inizio della lettera Nichiren Daishonin suggerisce a Yasaburo di dire nel dibattito: «Nonostante io sia un laico ignorante, tra gli insegnamenti che ho ascoltato mi ha particolarmente colpito quel passo del secondo volume del Sutra del Loto che afferma: "Tuttavia questo triplice mondo [costituisce il mio dominio]"».
La frase «Tuttavia questo triplice mondo [costituisce il mio dominio]» è tratta dal terzo capitolo del Sutra del Loto, Parabola; il passo completo è il seguente: «Tuttavia questo triplice mondo costituisce il mio dominio e gli esseri che ci vivono sono tutti miei figli. Questo luogo adesso è pieno di dolore e sofferenza. Io sono l'unica persona che può salvarli e proteggerli» (SDL, 89).4
Dopo aver spiegato che questo passo significa che «questo paese del Giappone è dominio del Budda Shakyamuni», il Daishonin aggiunge: «Non solo [...] gli altri dèi, come pure il governante del paese e così via fino alle persone comuni, dimorano tutti nel suo regno, ma egli è anche il Budda verso il quale abbiamo un grande debito, per tre motivi. Anzitutto egli è il nostro sovrano, in secondo luogo è il nostro maestro e infine è il nostro padre» (RSND, 1, 733). Prosegue poi affermando che fra tutti i Budda dei mondi delle dieci direzioni solo Shakyamuni ha la missione di insegnare agli esseri viventi di questo mondo di saha - cioè noi - e di essere la loro guida.5 Anche se il popolo del Giappone dovesse dimostrare al Budda Shakyamuni lo stesso rispetto che dimostra al Budda Amida che tutti onorano, egli osserva, starebbe comunque commettendo un grave errore collocando il Budda di questo mondo di saha (Shakyamuni) sullo stesso livello di un Budda di un altro mondo (Amida della Pura terra di perfetta beatitudine) e riservandogli lo stesso trattamento (RSND, 1, 733).
In particolare, prosegue il Daishonin, i preti buddisti in Giappone, pur essendo entrati a far parte del clero per diventare discepoli del Budda Shakyamuni, mettono da parte il loro maestro fondamentale e il suo insegnamento supremo, il Sutra del Loto, comportandosi come se fossero discepoli del Budda Amida e incoraggiando le persone a venerare questo Budda e a recitare il Nembutsu (recitazione del nome del Budda Amida).6
Ciò equivale all'azione profondamente malvagia di indurre le persone a offendere la Legge e a cadere nell'inferno di sofferenza incessante scambiando le foglie e i rami per le radici, cioè quello che è secondario per quello che è primario. Il Daishonin dichiara severamente: «Perciò sono persone malvagie che solo all'apparenza sembrano virtuose; e tra i malvagi sono peggiori dei più tremendi denigratori e icchantika, cioè persone di incorreggibile miscredenza, di tutto Jambudvipa» (RSND, 1, 734). Queste persone malvagie, egli afferma, sono peggiori addirittura di grandi malfattori come Devadatta e di altri nemici del Budda mentre questi era in vita.7
L'ammonimento del Daishonin a non commettere questo errore nei confronti del proprio genitore, maestro e sovrano - la persona alla quale si deve tutto - avrà senza dubbio toccato una corda sensibile in Yasaburo, un samurai dedito a servire lealmente il proprio signore feudale e pronto a dare la vita per lui. Se nel dibattito con i preti nembutsu avesse parlato come il Daishonin gli aveva insegnato, o se fosse stato convocato davanti all'amministratore, Yasaburo di certo sarebbe riuscito a refutare l'errore cruciale di dare la preminenza al Budda Amida.

Alleviare le sofferenze di chi vive nel mondo reale

Il modo con cui il Daishonin in questa lettera inizia la sua confutazione dei seguaci nembutsu si può leggere come un tentativo di riaffermare lo scopo fondamentale dell'apparizione del Budda in questo mondo, quello di liberare tutti gli esseri viventi dalla sofferenza.
Shakyamuni, pur consapevole delle difficoltà di realizzare tale scopo nel travagliato mondo di saha, fece voto di condurre alla Buddità tutti coloro che stavano soffrendo. Il suo insegnamento del Sutra del Loto aspira a trasformare questo mondo pieno di dolore e sofferenza in un regno ideale degno di essere definito una "terra del Budda" attraverso un cambiamento radicale del cuore e della mente dei suoi abitanti.
Lo scopo di Shakyamuni è quello di purificare il mondo di saha e trasformarlo in una terra del Budda8 concretizzando il principio che "il mondo di saha è di per sé la Terra della luce eternamente tranquilla (cioè una terra del Budda)". Il Sutra del Loto afferma che, sin dal conseguimento della Buddità nel remoto passato, Shakyamuni aveva sempre agito in questo mondo di saha con infinita compassione per aiutare tutte le persone a ottenere l'Illuminazione, determinato a vivere fra la gente e aiutarla a ottenere una felicità autentica nella vita reale.
Al contrario il Budda Amida [un Budda degli insegnamenti provvisori precedenti al Sutra del Loto] insegna a disprezzare questo mondo impuro e ad aspirare a rinascere nella Pura terra di perfetta beatitudine dopo la morte, incoraggiando le persone ad abbandonare il contaminato mondo di saha per ricercare l'Illuminazione in una pura terra separata e ultramondana. È chiaro dunque che trascurare Shakyamuni, il Budda che ha uno stretto legame con questo mondo di saha, e basare la propria fede e la propria pratica su un Budda di un altro mondo che non ha alcuna relazione con noi è veramente, come dice il Daishonin, «un grave errore» che distorce la verità.
La critica severa del Daishonin è diretta all'offesa commessa dai preti delle scuole buddiste dei suoi giorni, esponenti della classe intellettuale e dirigente dell'epoca, che con le loro vedute errate sviavano tantissime persone. Così facendo inducevano anche i laici, che accettavano acriticamente le tendenze della società, a rendersi complici inconsapevoli di questa offesa.
Le distorsioni nei sistemi di valori cui si riferiscono le persone - che costituiscono le fondamenta di un'epoca e della società - alla fine erodono la base spirituale che li sostiene.
Nel Giappone dei tempi del Daishonin - un paese in cui gli insegnamenti del Buddismo sui quali era fondata la società erano ormai caduti nell'errore e nella confusione - si verificarono ripetute carestie, epidemie e guerre sotto forma di lotte intestine (come il Tumulto di febbraio9) e di invasione straniera (come l'invasione mongola10), causando atroci sofferenze alla popolazione.11

«In tutto il Giappone, solo io ho capito perché queste cose stanno accadendo. Inizialmente ho meditato a fondo sull'opportunità di parlarne apertamente o meno. Ma cosa avrei dovuto fare? Potevo forse voltare le spalle agli insegnamenti del Budda che è il padre e la madre di tutti gli esseri viventi? Deciso a sopportare qualsiasi cosa potesse accadermi, cominciai a parlare chiaro e, in questi vent'anni e più, sono stato cacciato dalla mia dimora, i miei discepoli sono stati uccisi, sono stato ferito, esiliato due volte e infine sono giunto quasi a essere decapitato. Ho deciso di parlare unicamente perché sapevo da tempo che il popolo giapponese sarebbe andato incontro a grandi sofferenze e ne provavo compassione».

Una grande lotta compassionevole durata «vent'anni e più»

Di tutti gli abitanti del Giappone solo il Daishonin era consapevole che i preti delle scuole buddiste tradizionali e i loro seguaci laici in tutto il paese avevano commesso l'errore di ignorare Shakyamuni, il Budda di questo mondo verso il quale avevano un immenso debito di gratitudine, attirando così su di sé gravi sofferenze. Il Daishonin non soltanto ne era consapevole, ma si sforzava di comunicarlo agli altri per correggere il loro errore.
In questa parte della lettera il Daishonin accenna al suo impegno instancabile per propagare la Legge. Sin dalla proclamazione del suo insegnamento, nel 1253, aveva dato inizio con profonda determinazione e dedizione a una poderosa battaglia per kosen-rufu. E durante quei vent'anni e più aveva trionfato sull'incessante serie di persecuzioni che lo avevano colpito proprio per questo, e che spesso avevano messo a rischio la sua vita.
In particolare è importante ricordare che il Daishonin intraprese la sua lotta con la forte determinazione di sopportare qualsiasi cosa potesse accadergli (cfr. RSND, 1, 734).
Le parole «vent'anni e più» appaiono circa venti volte negli scritti di Nichiren Daishonin,12 e il ventesimo anniversario della fondazione del suo insegnamento cadde mentre egli era in esilio a Sado; non posso fare a meno di pensare che queste parole racchiudano più di vent'anni di perseveranza e di trionfo su ogni sorta di persecuzioni descritte nel Sutra del Loto: essere maledetto, calunniato, attaccato con spade e bastoni, esiliato più e più volte.13
Perché il Daishonin continuò a lottare accettando l'inevitabilità di queste violente persecuzioni? «Unicamente - scrive - perché sapevo da tempo che il popolo giapponese sarebbe andato incontro a grandi sofferenze e ne provavo compassione». Questa "compassione" è una calorosa preoccupazione per le sofferenze degli altri, è empatia e comprensione per chi sta affrontando difficoltà. Significa "alleviare la sofferenza", come nella frase "alleviare la sofferenza e infondere gioia", ed è espressione della profonda compassione del Daishonin. Possiamo anche definirla un desiderio insopprimibile di rimuovere completamente non solo la sofferenza che affligge le persone nel presente, ma anche quella che prevediamo le affliggerà nel futuro. Essere pronti ad affrontare grandi ostacoli e difficoltà per questa causa, senza temerli né evitarli, è l'essenza della grande lotta compassionevole del Buddismo di Nichiren.
In L'apertura degli occhi il Daishonin scrive: «Ma per la mia capacità di sopportare le persecuzioni e la grande compassione, credo che incuterei loro soggezione [ai gran maestri T'ien-t'ai e Dengyo]» (RSND, 1, 215); fu grazie a tale immensa compassione che continuò impavido a proclamare l'insegnamento corretto. A proposito di questo passo, una volta il secondo presidente della Soka Gakkai Josei Toda disse: «I nostri sforzi per far conoscere anche agli altri il Buddismo del Daishonin devono traboccare di convinzione e di coraggio, manifestazioni della nostra grande compassione. Dove c'è convinzione c'è sempre abbondanza di coraggio».14

«Perciò le persone di buon senso dovrebbero capire che è stato per il loro bene. Se fossero persone consapevoli dei propri debiti di gratitudine o comunque in grado di ragionare, di due colpi che si abbattono su di me desidererebbero addossarsene uno. Ma sono ben lontani dal farlo e, anzi, fomentano l'odio nei miei confronti. Questo non riesco proprio a capirlo! [...]
[Poi aggiungi un'osservazione di questo genere]: "[...] sappiamo che egli non è mai indietreggiato di fronte alle ripetute persecuzioni, anzi è diventato ancor più fermamente determinato"».


Vivere con senso di gratitudine per il proprio maestro

Pur colpito da innumerevoli persecuzioni, il Daishonin continuò a esprimersi coraggiosamente in difesa della verità per ristabilire la vera essenza del Buddismo, e lo fece per il bene delle persone. In questo brano dice che le «persone di buon senso» avrebbero dovuto rendersi conto che egli aveva affrontato queste persecuzioni per il loro bene, e prosegue affermando: «Se fossero persone consapevoli dei propri debiti di gratitudine o comunque in grado di ragionare, di due colpi che si abbattono su di me desidererebbero addossarsene uno».
Qui si riferisce a come avrebbero dovuto comportarsi i preti buddisti del suo tempo i quali - ritenuti esperti di Buddismo - non solo non apprezzavano gli sforzi del Daishonin ma perseguitavano insistentemente lui e i suoi seguaci. E i laici, ingannati e manipolati da tali preti denigratori, si coalizzavano con loro. Il Daishonin dice in proposito: «Queste persone non si rendono conto della loro aggressività e credono che sia io, Nichiren, ad aggredirli». Sebbene fossero loro ad avere visioni distorte e a offendere il Sutra del Loto, non se ne rendevano conto e invece denunciavano le confutazioni corrette del Daishonin nei confronti degli insegnamenti errati in cui credevano. Possiamo dire che si tratta veramente di un caso in cui «il veleno [dell'offesa alla Legge] è penetrato profondamente ed essi hanno perduto il senno» (SDL, 300). È questo l'aspetto spaventoso dell'offesa all'insegnamento corretto del Buddismo: alle persone che hanno visioni distorte, chi proclama una verità senza distorsioni appare distorto.
Per trasformare la società dei suoi tempi il Daishonin intraprese la sua battaglia a costo della vita, e cominciò a lottare da solo in una terra in cui l'intera popolazione era avvolta nell'oscurità fondamentale o ignoranza, fiducioso che nel futuro altri sarebbero apparsi a portare avanti la sua battaglia verbale e a difendere con coraggio l'insegnamento corretto. È sorprendente.
Per vivere in modo corretto, per condurre un'esistenza positiva e significativa, occorre avere un modello e dei principi retti da seguire, serve la speranza di riuscire a indirizzare la vita in direzione della felicità e per fare ciò è indispensabile avere coraggio di fronte alle avversità. Nel Buddismo sono i nostri maestri che ci insegnano queste cose con il loro esempio. Non c'è felicità più grande che avere un maestro, non c'è onore più grande che poter lottare al fianco del proprio maestro; e nutrire un senso di gratitudine per il proprio maestro è la chiave per continuare a condurre una vita corretta. È importante che i discepoli ripaghino il debito di gratitudine nei confronti dei loro maestri e si sforzino insieme a loro per propagare la Legge.
Vorrei ribadire che il Sutra del Loto insegna come i discepoli subiscano una grande trasformazione, da discepoli che cercano di essere condotti all'Illuminazione dal loro maestro (il Budda) a discepoli che conducono gli altri all'Illuminazione animati dallo stesso voto e dalla stessa profonda dedizione del loro maestro. In altre parole, la visione del Sutra del Loto di aiutare tutte le persone a ottenere l'Illuminazione diventa completa soltanto quando emergono discepoli che si impegnano con lo stesso spirito del maestro.
In questa lettera percepisco la speranza del Daishonin che i suoi discepoli si alzino con coraggio, di loro spontanea volontà, come protagonisti di kosen-rufu, e la sua preoccupazione per il fatto che qualora non ereditino questo spirito di fede autonoma, non saranno in grado di sopportare i vari ostacoli che inevitabilmente dovranno incontrare. Le sue parole mi risuonano come un accorato appello: «Miei discepoli, sfidatevi come ho fatto io! Contate su voi stessi e vincete!».
Anch'io decisi di lottare con la ferma determinazione di realizzare la visione che Toda aveva di kosen-rufu, e sin dalla giovinezza misi in pratica le parole del Daishonin: «Se fossero persone consapevoli dei propri debiti di gratitudine o comunque in grado di ragionare, di due colpi che si abbattono su di me desidererebbero addossarsene uno»; ricordo ancora quando lessi questo brano insieme a Toda, a casa sua. Ero sempre pronto ad assumere su di me gli urti delle persecuzioni, a mettermi in prima linea durante gli attacchi e proteggere Toda; durante i fatti di Osaka mi battei con l'assoluta determinazione di impedire che le autorità muovessero anche solo un dito nei suoi confronti.
Alla fine di questo brano il Daishonin dice a Yasaburo di parlare così del suo maestro Nichiren: «Sappiamo che egli non è mai indietreggiato di fronte alle ripetute persecuzioni, anzi è diventato ancor più fermamente determinato».
In qualunque tempo è importante continuare a parlar chiaro in difesa della verità e della giustizia con lo spirito indomito del maestro che arde nel cuore.

«Sii preparato e determinato: non esitare a rinunciare al tuo feudo, non pensare a tua moglie e ai tuoi bambini e non dipendere dagli altri. Devi unicamente decidere. Osserva il mondo di quest'anno come uno specchio. Dal momento che molti sono morti, il fatto che tu sia sopravvissuto fino a ora è perché tu possa affrontare questa prova. È qui che attraverserai il fiume Uji. È qui che attraverserai il Seta. Questo evento deciderà se farai onore o recherai disgrazia al tuo nome. A questo ci si riferisce quando si dice che la forma umana è difficile da ottenere e che il Sutra del Loto è difficile da credere. Dovresti pregare intensamente che Shakyamuni, Molti Tesori e tutti i Budda delle dieci direzioni si riuniscano e prendano possesso del tuo corpo per assisterti. Se tu venissi convocato dall'amministratore locale, anzitutto esponi dettagliatamente ciò che ti ho spiegato».

«Devi unicamente decidere»

Il Daishonin prosegue dando a Yasaburo consigli estremamente precisi e concreti su come confutare le risposte del prete nembutsu con il quale si confronterà nel dibattito e gli insegna cosa sia nel mondo del Buddismo l'inesauribile impegno a smentire gli errori, dicendogli di continuare a incalzare il prete sulle sue visioni deviate.15 In questo modo il Daishonin rimarca l'atteggiamento che Yasaburo dovrà tenere in quanto suo discepolo quando affronterà la lotta verbale per kosen-rufu e la battaglia contro i tre ostacoli e i quattro demoni che si manifesteranno inevitabilmente. Non si può trionfare nella difficile sfida per kosen-rufu con un impegno parziale e un atteggiamento compiacente.
Come indicano le parole del Daishonin: «Sii preparato e determinato», è vitale affrontare ogni difficoltà basandosi sulla recitazione del Daimoku, preparandosi accuratamente e agendo con l'obiettivo di ottenere una vittoria assoluta, liberi da qualunque dubbio, paura e negligenza. Dobbiamo "decidere", come dice il Daishonin, decidere di vincere assolutamente.
Non c'è fonte di orgoglio maggiore dell'essere in grado di lanciarsi in una sfida cruciale per il bene del Buddismo, dell'affrontare la battaglia verbale per kosen-rufu usando il nostro corpo, la nostra voce e i nostri atti per promuovere l'insegnamento corretto del Buddismo e trasmettere l'integrità del nostro maestro.
«Il fatto che tu sia sopravvissuto fino a ora è perché tu possa affrontare questa prova» dice il Daishonin. Aver incontrato la Legge mistica nell'Ultimo giorno e percorrere il cammino di kosen-rufu nel mondo insieme, come membri della SGI, uniti nella lotta condivisa di maestro e discepolo, è di per sé un onore supremo, una vita splendida e preziosa.
Toda disse: «Quando la vita in questo mondo travagliato è dura, siamo costretti a chiederci perché siamo nati. È a causa del nostro karma delle esistenze passate che siamo nati in questo mondo con la missione di portare avanti kosen-rufu, rispondendo al mandato del Daishonin. Tutto dipende dall'esserne consapevoli o meno».16
Quando nel lungo corso della vita vi trovate di fronte a una lotta che percepite come cruciale o fondamentale, potreste sentire che "il fatto che siate sopravvissuti fino a ora è perché possiate affrontare questa prova". Assieme al mio maestro e ai compagni di fede io ho affrontato molte battaglie che mi hanno fatto pensare che fossero proprio "la ragione per cui ero sopravvissuto fino a quel momento". E sono certo che sia così anche per molte delle vostre esperienze.
Il Daishonin sta dicendo a Yasaburo che l'imminente dibattito sarà un'opportunità di guadagnare eterno onore nella lotta verbale per kosen-rufu, proprio come una battaglia è un'occasione per un guerriero di ottenere fama e reputazione.
Il Daishonin offre gli esempi delle battaglie presso l'Uji e il Seta: entrambi i luoghi erano punti strategici per invadere l'antica capitale Kyoto, e molti brillanti generali rischiarono la vita per infrangere quelle linee di difesa prima di chiunque altro con lo scopo di raggiungere la celebrità. Ho studiato questo passo del Gosho con i membri del Kansai durante la nostra lotta senza precedenti nella Campagna di Osaka del 195617 che ci portò a un'incredibile vittoria che nessuno riteneva possibile.
Quando preghiamo e agiamo con la convinzione che il luogo e il momento in cui ci troviamo sono l'arena per un nuovo avanzamento di kosen-rufu e un'opportunità decisiva per cambiare il nostro karma, la via verso la vittoria si apre. La chiave sta nel considerare i periodi di grande difficoltà come occasioni per un cambiamento positivo, e affrontare la situazione con gioia. Questo è la caratteristica distintiva dei veri campioni e il modo di vivere delle persone realmente sagge.
Un'altra cosa che vorrei ribadire è l'importanza di una preghiera e di una determinazione potenti in qualunque difficoltà. Il Daishonin dice: «Dovresti pregare intensamente che Shakyamuni, Molti Tesori e tutti i Budda delle dieci direzioni si riuniscano e prendano possesso del tuo corpo per assisterti». La preghiera forte, dice, fa emergere la protezione e il sostegno di questa miriade di Budda, nel senso che quando recitiamo con ferma convinzione noi manifestiamo la nostra Buddità intrinseca facendo sì che le nostre vite si riempiano di vibrante forza vitale e di infinita saggezza. Nichiren ci sta dicendo di trionfare nelle nostre battaglie attingendo all'inesauribile energia dello stato di Buddità.
Naturalmente quando, per così dire, i Budda delle dieci direzioni prendono possesso del nostro corpo, anche il loro immenso seguito di bodhisattva e divinità celesti, le funzioni protettive dell'universo, lavorano senza tregua per sostenerci e darci assistenza dall'esterno. Così il Daishonin esorta il suo seguace laico Yasaburo a pregare con costanza e sforzarsi con tutto il cuore. Noi della SGI abbiamo lottato nella fede con questo stesso spirito, ed è per questo che abbiamo vinto come campioni della nobile causa del Budda.
Il 19 ottobre del 1957, il giorno dopo la prima sessione del processo per l'incidente di Osaka, mi recai a Kyoto [che si trova a breve distanza da Osaka] per incoraggiare i membri che stavano impegnandosi assiduamente insieme a me e visitai l'area dell'Uji. Mentre osservavo le acque del fiume, teatro di molte famose battaglie, pensai che una battaglia decisiva come quelle combattute a Uji era appena cominciata - una battaglia fondamentale non solo per me, ma per il futuro della Soka Gakkai e per lo sviluppo di kosen-rufu.
In quel momento decisi, nel profondo del mio cuore, che avrei vinto assolutamente, superando ogni ostacolo e difficoltà per ottenere una vittoria per il Buddismo e far conoscere al mondo la grandezza del mio maestro; decisi che quella prova si era manifestata sul mio cammino proprio per quello scopo.
«In qualunque terra voi siate, dovunque un uomo combatte pel diritto, pel giusto, pel vero, ivi è un vostro fratello»18 scrisse due secoli fa il pensatore e rivoluzionario italiano Giuseppe Mazzini (1805-1872), che fondò la Giovine Italia allo scopo di lottare per l'unificazione del paese e la creazione di una nuova epoca.
Anche l'azione apparentemente piccola di un singolo individuo per i diritti, la giustizia e la verità ha un valore che alla fine influenza e riguarda tutti. Ciò significa che anche se intraprenderete questa lotta da soli, ci saranno sicuramente persone che la penseranno come voi e condivideranno le vostre aspirazioni, ci saranno compagni che si batteranno al vostro fianco. E anche la vostra vittoria non sarà solo per voi, ma per tutti coloro che soffrono. Buddismo è vittoria.
In qualsiasi luogo e in qualsiasi momento, ovunque vi siano Bodhisattva della Terra che si alzano per dare inizio a una lotta verbale per la propagazione della Legge mistica, quello è il grande campo di battaglia di kosen-rufu. Il luogo in cui un singolo individuo si alza diventa la preziosa terra della sua missione, un «Uji o Seta» dove si dimostra la verità del Buddismo. Perciò, miei cari compagni di fede, miei giovani successori, per favore cominciate a vincere oggi, conseguite una vittoria dopo l'altra nel posto in cui vi trovate adesso. Sono determinato a continuare a combattere con tutti voi finché avrò vita, miei amati discepoli, lotteremo insieme come Bodhisattva della Terra condividendo legami karmici meravigliosi: siamo nati insieme in questo particolare momento della storia per realizzare la grande missione di kosen-rufu.

Pubblicato sul mensile Daibyakurenge di ottobre 2012
(Traduzione di Marialuisa Cellerino)

Note

1) Daisaku Ikeda, Diario giovanile, Esperia, Milano, 2011, p. 579.
2) Il Daishonin appone il suffisso dono (che significa "signore") al nome di Yasaburo, ma non sappiamo se si trattasse di un titolo ufficiale. Non si hanno altre notizie né sul cognome né su altri dettagli della sua vita. Non si tratta comunque del pescatore Funamori Yasaburo, che abbracciò la fede nella Legge mistica durante l'esilio del Daishonin a Izu.
3) Inaba-bo: detto anche Nichiei o Inaba-bo Nichiei. Seguace del Daishonin che visse nel villaggio di Shimoyama, nella provincia di Kai. In origine era un seguace del Nembutsu, poi fu convertito da Nikko Shonin e divenne un discepolo del Daishonin. Cercò di convertire Shimoyama Hyogo Goro Mitsumoto, suo padre (o il suo signore, secondo un'altra fonte), che era l'amministratore di Shimoyama, e incontrò un'accanita opposizione. Nel 1277 il Daishonin scrisse una lettera all'amministratore a nome di Inaba-bo, firmata da quest'ultimo, Lettera a Shimoyama (WND, 2, 684-712), classificata in seguito da Nikko Shonin come uno dei dieci scritti maggiori del Daishonin. Successivamente Shimoyama Mitsumoto si convertì agli insegnamenti del Daishonin.
4) cfr. note 1 e 2 p. 35.
5) Mondo di saha: questo nostro mondo impuro dove le persone devono sopportare la sofferenza. È definito anche terra impura, una terra contaminata da illusioni e desideri, in contrasto con una terra pura. Il mondo di saha è la terra in cui appare il Budda Shakyamuni per istruire gli esseri viventi. Nelle scritture buddiste indica Jambudvipa, che è uno dei quattro continenti dell'antica cosmologia indiana, oppure l'intero mondo costituito dai quattro continenti. Indica anche il sistema maggiore di mondi che è il regno dell'insegnamento di Shakyamuni. In alcune scritture buddiste, fra cui il Sutra del Loto e quello di Vimalakirti, si afferma che il mondo di saha è di per sé una pura terra, la Terra della luce eternamente tranquilla. Nel sedicesimo capitolo del Sutra del Loto, Durata della vita, Shakyamuni afferma: «Da allora ho sempre dimorato qui nel mondo di saha, predicando la Legge, istruendo e convertendo» (SDL, 297), intendendo che il luogo in cui dimora il Budda, la terra del Budda, è in realtà il mondo di saha.
6) Scrive il Daishonin: «Ciò è ancor più vero nel caso dei preti giapponesi. Tutti senza eccezione si sono rasati la testa e hanno indossato la tonaca come discepoli del Tathagata Shakyamuni; non sono dunque discepoli del Budda Amida. Tuttavia, nei templi in cui non esiste una sala con un altare dedicato a Shakyamuni, dove non si pratica la meditazione sul Sutra del Loto, dove non esiste alcuna immagine dipinta o scolpita [di Shakyamuni] e neanche una copia del Sutra del Loto, i preti stanno mettendo da parte il Budda Shakyamuni che è dotato di tutte e tre le virtù. In tutto il paese, in ogni distretto, villaggio o casa, le immagini del Budda Amida, che non possiede nemmeno una di queste virtù, sono più numerose degli abitanti e si recita esclusivamente il suo nome sessantamila o ottantamila volte al giorno» (RSND, 1, 733-734).
7) Scrive il Daishonin: «I preti del Giappone di oggi sono tutti uomini di grande malvagità, peggiori addirittura di Devadatta o del Venerabile Kokalika» (RSND, 1, 734).
8) Praticando la via del bodhisattva gli esseri viventi possono liberarsi dai tre sentieri malvagi di Inferno, Avidità e Animalità e, purificando la loro mente, trasformare il loro mondo in una pura terra del Budda.
9) Il Tumulto di febbraio del 1272, noto anche come il Tumulto di Hojo Tokisuke, fu una rivolta all'interno del clan Hojo che determinò uno scontro fra Kyoto e Kamakura. Nel febbraio 1272 Hojo Tokisuke, influente funzionario di Kyoto, progettò una rivolta per spodestare il suo fratellastro minore, il reggente Hojo Tokimune, e impadronirsi del potere. Quelli che cospirarono con lui a Kamakura furono uccisi dalle forze governative l'11 febbraio, mentre Tokisuke fu attaccato e ucciso a Kyoto il 15.
10) I mongoli invasero il Giappone due volte durante la vita del Daishonin, nel 1274 e nel 1281. Ciò era stato predetto dal Daishonin come calamità dell'invasione straniera nel suo trattato Adottare l'insegnamento corretto per la pace nel paese.
11) In Risposta a Yasaburo il Daishonin scrive: «E poiché i laici li riveriscono e fanno loro offerte [ai preti che predicavano insegnamenti errati], questo paese si sta trasformando davanti ai nostri occhi nell'inferno di incessante sofferenza. Non si contano le persone che, nel loro corpo presente, stanno sperimentando fame, pestilenza e sofferenze orribili, mai viste nelle epoche precedenti e che oltre tutto verranno attaccate da una potenza straniera. Ciò è dovuto unicamente all'opera delle divinità come Brahma e Shakra e degli dèi del sole e della luna» (RSND, 1, 734).
12) Per esempio in L'apertura degli occhi il Daishonin scrive: «Sono già passati più di venti anni da quando cominciai a proclamare le mie dottrine. Giorno dopo giorno, mese dopo mese, anno dopo anno ho subìto ripetute persecuzioni. Le persecuzioni minori sono troppo numerose per poterle enumerare, ma le persecuzioni maggiori sono quattro. Fra queste quattro, due volte ho subìto persecuzioni da parte delle autorità del paese. La più recente mi è quasi costata la vita. In più, i miei discepoli, i miei seguaci laici e persino quelli che hanno soltanto ascoltato i miei insegnamenti sono stati severamente puniti e trattati come se fossero colpevoli di tradimento» (RSND, 1, 213).
13) SDL, 253-255.
14) Josei Toda, Toda Josei Zenshu (Opere complete di Josei Toda), Seikyo Shimbunsha, Tokyo, 1981, vol. 1, p. 47.
15) RSND, 1, 735. 16) Daibyakurenge, agosto 1956, p. 44.
17) Campagna di Osaka: nel maggio 1956 i membri del Kansai si raccolsero intorno al giovane Daisaku Ikeda, inviato appositamente dal secondo presidente Josei Toda a sostenerli, e convertirono 11.111 famiglie al Buddismo di Nichiren Daishonin. Nelle elezioni che si tennero due mesi dopo, il candidato sostenuto dalla Soka Gakkai nel Kansai guadagnò un seggio alla Camera alta, un risultato che allora era considerato impossibile.
18) Giuseppe Mazzini, Dei doveri dell'uomo, Genova, Edizioni Costa & Nolan, 1990.

 

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