Persecuzione con spade e bastoni

spiegazione di Daisaku Ikeda

(brani scelti, testo integrale RSND, 1, 854 e sul sito di Buddismo e società)
Titolo originale: Ueno Dono Gohenji (Tojo Nan no Koto), GZ, 1555
Scritto il 20 aprile 1279, a 58 anni, da Minobu
Indirizzato a Nanjo Tokimitsu

Fra le varie persecuzioni subite da Nichiren, le più gravi sono state quella di Tojo1 e quella di Tatsunokuchi,2 il luogo della decapitazione, perché in nessun'altra persecuzione si è attentato direttamente alla sua vita. In confronto, che sia stato insultato, denunciato, cacciato, accusato ingiustamente e colpito in viso, sono fatti irrilevanti. Io, Nichiren, sono la sola persona in Giappone che sia stata ingiuriata nel corpo e nello spirito [a causa del Sutra del Loto]. Chiunque altro sia stato offeso non lo è stato a causa del Sutra del Loto. Non potrò mai dimenticare un episodio in particolare, quando Sho-bo3 afferrò il rotolo del quinto volume del Sutra del Loto e me lo sbatté sul viso. Il suo attacco è stato causato dai tre veleni. [...]
Il quinto volume contiene il cuore di tutto il Sutra del Loto poiché rivela che la figlia del re drago conseguì la Buddità nella sua forma presente. Devadatta rappresenta l'aspetto spirituale dell'Illuminazione, la figlia del re drago l'aspetto fisico. Il principio del conseguimento della Buddità nella propria forma presente non appare in nessun altro degli insegnamenti predicati durante tutta la vita del Budda. [...]
Quindi il compassionevole Tathagata Shakyamuni divenne il maestro del perfido Devadatta e il saggio Manjushri divenne maestro dell'ignorante figlia del re drago. Di certo io non posso essere inferiore a Manjushri o al Tathagata Shakyamuni. Gli uomini giapponesi sono come Devadatta, le donne sono simili alla figlia del re drago: essi conseguiranno la Buddità attraverso il Sutra del Loto, sia che vi si oppongano sia che vi aderiscano. Questo è il messaggio del capitolo Devadatta.
Passiamo ora al capitolo Esortazione alla devozione. Solo io, Nichiren, ho letto la strofa di venti versi che ottocentomila milioni di nayuta di bodhisattva pronunciarono all'unisono. Dalla morte del Budda, chi altri nei tre paesi, India, Cina e Giappone, ha mai letto questa strofa come ho fatto io? Nessuno sostiene di averli letti, né credo che qualcuno l'abbia mai fatto. «Ci saranno molte persone ignoranti che ci [...] attaccheranno con spade e bastoni».4 Forse altri sono stati colpiti con bastoni, non ho mai sentito di qualcuno che sia stato ferito di spada.
[...] Nichiren ha incontrato sia spade che bastoni. Come ho detto prima, sono stato attaccato con le spade a Matsubara5 in Tojo, e poi a Tatsunokuchi. Nessun altro ha mai subìto una persecuzione simile [per il Sutra del Loto] neppure una sola volta, ma Nichiren l'ha incontrata due volte. Riguardo all'essere attaccato con bastoni, io sono già stato colpito in viso da Sho-bo con il quinto volume del Sutra del Loto. Il bastone che mi ha colpito è stato proprio il rotolo del quinto volume, la parte del sutra che contiene la mistica predizione secondo cui [il devoto del Sutra del Loto] sarebbe stato colpito con bastoni.
[...] Anche il capitolo Emergere dalla terra fa qualche riferimento a me, perché afferma che il Bodhisattva Pratiche Superiori e i suoi seguaci appariranno nell'Ultimo giorno della Legge per propagare i cinque caratteri di Nam-myoho-renge-kyo. Io, Nichiren, sono apparso prima di chiunque altro. Quanto mi rassicura pensare che sarò certamente lodato da tanti bodhisattva quanti sono i granelli di sabbia di sessantamila fiumi Gange! Comunque sia, credi e dedicati al Sutra del Loto; non devi credervi solo tu, ma devi anche incoraggiare gli altri a farlo. Così potrai salvare coloro che furono i tuoi genitori nelle vite passate.
Da quando sono nato a oggi, io, Nichiren, non ho avuto un momento di tregua: ho solo pensato a propagare il Daimoku del Sutra del Loto. Stai tranquillo: benché non conosca la durata della mia vita o di quella di chiunque altro, al momento della tua morte sarò sicuramente con te e ti accompagnerò nel passaggio fra questa vita e la prossima.


Note

1) Tojo: distretto nella provincia di Awa. L'undicesimo giorno dell'undicesimo mese del 1264 il signore del luogo, Tojo Kagenobu, tese un agguato al Daishonin mentre questi, con alcuni discepoli, attraversava la località di Komatsubara. Il Daishonin riportò un colpo di spada alla fronte e la frattura di una mano. Questo attacco è comunemente noto come persecuzione di Komatsubara.
2) Tatsunokuchi: località nei pressi di Kamakura in cui il Daishonin fu condotto dal vice capo della polizia Hei-no Saemon per essere decapitato, nel 1271. L'improvviso passaggio di un corpo celeste luminoso spaventò i soldati e l'esecuzione fu sospesa.
3) Sho-bo: titolo che indica il vice capo di un ministero e quindi si suppone che designasse più persone. Qui si riferisce a un seguace del Daishonin che in seguito abbandonò la fede e fece parte del seguito di Hei-no Saemon quando questi andò ad arrestare il Daishonin, il dodicesimo giorno del nono mese del 1271. Il quinto rotolo o volume, avvolto attorno a un bastone di legno, comprende quattro capitoli, dal dodicesimo al quindicesimo. Nel tredicesimo capitolo, Esortazione alla devozione, vi è la strofa di venti righe nella quale si afferma che i devoti del Sutra del Loto saranno colpiti con spade e bastoni.
4) SDL, 253.
5) Matsubara: comunemente chiamata Komatsubara.

SPIEGAZIONE

TRIONFARE SULLE AVVERSITÀ. L'ONORE ETERNO DI CONDIVIDERE LA LOTTA DI MAESTRO E DISCEPOLO

Il mio maestro, il secondo presidente della Soka Gakkai Josei Toda, dichiarò con orgoglio: «Dal primo momento in cui lo conobbi, il signor Makiguchi fu per me un maestro, un genitore, un sovrano. Fui al suo fianco durante quattro episodi di persecuzione contro di lui».1
Toda si riferiva ai seguenti quattro eventi. Il primo, del 1920, fu la retrocessione di Tsunesaburo Makiguchi dal ruolo di direttore della scuola elementare Nishimachi [la prima scuola elementare di Tokyo dove insegnò Toda]. Il secondo, due anni dopo, nel 1922, fu il complotto per rimuovere Makiguchi dal ruolo di direttore di un'altra scuola elementare, quella di Mikasa. Il terzo fu il licenziamento da direttore della scuola elementare Shirokane [nel 1931 era stato trasferito in quella scuola già destinata alla chiusura, che avvenne l'anno successivo]. La quarta persecuzione fu la sua incarcerazione in quanto presidente della Soka Kyoiku Gakkai (l'antesignana della Soka Gakkai), da parte delle autorità militari durante la seconda guerra mondiale. Toda, discepolo leale di Makiguchi, lo sostenne durante tutte queste persecuzioni, e insieme ingaggiarono una grande lotta condivisa come maestro e discepolo.
Toda dichiarò quanto precedentemente riportato nel novembre del 1950, durante la cerimonia di Gongyo in occasione del settimo servizio in suffragio della morte di Makiguchi, avvenuta il 18 novembre 1944. A quel tempo l'azienda di Toda era in difficoltà ed egli si era trovato nella spiacevole situazione di doversi dimettere da direttore generale2 della Soka Gakkai per proteggere l'organizzazione dalle eventuali conseguenze negative di questa situazione.
Alla riunione generale della Soka Gakkai che si tenne immediatamente dopo il servizio funebre, Toda dichiarò con impavida convinzione che kosen-rufu, l'ampia propagazione della Legge mistica, è l'obiettivo e il decreto del Budda. Proseguì dicendo: «Indipendentemente da quanto saranno grandi le difficoltà che dovrò affrontare, io, avendo promesso solennemente di recitare Nam-myoho-renge-kyo, desidero continuare a far progredire kosen-rufu con tutti voi fintanto che sarò in vita, anche se questo significasse ridurmi a sostentarmi di sola acqua e radici selvatiche, o persino essere costretto a dare la mia vita per questa causa. Questo è il mio solo e unico desiderio». E con queste parole appassionate concluse il suo intervento.
Osservando l'incrollabile dedizione a kosen-rufu di Toda, che era pronto a fronteggiare qualunque ostacolo potesse presentarsi sul suo cammino, mi sentii investito di nuovo coraggio. Dentro di me emerse la potente determinazione di sostenerlo e lottare al suo fianco, proprio come lui aveva fatto con il suo maestro in gioventù. Quella notte scrissi nel mio diario: «La mia determinazione a seguire il signor Toda si è fatta ancora più forte».3
Combattere al fianco del maestro, superare le avversità insieme a lui avanzando sul grande sentiero di kosen-rufu: questa lotta condivisa di maestro e discepolo è la vera essenza di ciò che significa la pratica del Buddismo di Nichiren. Per riuscire a camminare su questo sentiero di lotta condivisa, noi discepoli dobbiamo anzitutto essere consapevoli delle lotte del maestro, del perché e come abbia combattuto e ottenuto la vittoria. È importante cercare di incidere nella nostra vita lo spirito combattivo, il comportamento e la saggezza del maestro attraverso i nostri sforzi personali per kosen-rufu, e di conseguire una vittoria concreta.
In questa lezione studiamo lo scritto Persecuzione con spade e bastoni, nel quale il Daishonin spiega al suo giovane seguace Nanjo Tokimitsu il significato e l'importanza della propria lotta per kosen-rufu.

«Fra le varie persecuzioni subite da Nichiren, le più gravi sono state quella di Tojo e quella di Tatsunokuchi, il luogo della decapitazione, perché in nessun'altra persecuzione si è attentato direttamente alla sua vita. In confronto, che sia stato insultato, denunciato, cacciato, accusato ingiustamente e colpito in viso, sono fatti irrilevanti. Io, Nichiren, sono la sola persona in Giappone che sia stata ingiuriata nel corpo e nello spirito [a causa del Sutra del Loto]. Chiunque altro sia stato offeso non lo è stato a causa del Sutra del Loto. Non potrò mai dimenticare un episodio in particolare, quando Sho-bo afferrò il rotolo del quinto volume del Sutra del Loto e me lo sbatté sul viso. Il suo attacco è stato causato dai tre veleni».

Una situazione di crescente tensione ad Atsuhara

Nichiren Daishonin compose questo scritto, Persecuzione con spade e bastoni, mentre si trovava sul monte Minobu; è indirizzato al ventunenne Nanjo Tokimitsu, amministratore del villaggio di Ueno, nel distretto di Fuji, provincia di Suruga (attualmente la prefettura centrale di Shizuoka), ed è datato 20 aprile 1279. Ciò avveniva proprio nel periodo in cui la persecuzione di Atsuhara4 iniziava a intensificarsi seriamente.
Grazie alla vigorosa propagazione degli insegnamenti del Daishonin a Suruga sotto la guida del suo discepolo e successore Nikko Shonin, il numero di persone che abbracciavano la fede nel Sutra del Loto era in aumento. Tra queste figuravano preti di templi influenti della zona, come ad esempio il Ryusen-ji,5 e molti contadini di Atsuhara. Poiché nell'area del Fuji si trovavano diversi feudi di proprietà di membri del clan di governo Hojo [la maggioranza dei quali erano legati alle scuole buddiste del tempo], quest'area era di fatto al centro di forze ostili al Daishonin, allarmate dalla rapida diffusione dei suoi insegnamenti.
In questo scenario Shiro, uno dei seguaci del Daishonin, fu aggredito e ferito «durante i riti religiosi» presso un santuario shintoista locale (cfr. WND, 2, 826)6 [l'8 aprile, qualche giorno prima della stesura di questo Gosho]. Anche se non si conoscono i dettagli dell'episodio, chiaramente Shiro era stato preso di mira perché praticava gli insegnamenti del Daishonin.
E forse proprio perché aveva avuto notizia che la situazione ad Atsuhara era sempre più tesa, il Daishonin sin dall'inizio della lettera elenca le varie persecuzioni che egli stesso aveva dovuto sopportare.
Fra queste ne cita due, nelle quali si attentò direttamente alla sua vita. Una fu quella di Tatsunokuchi, il 12 settembre 1271, in cui Hei no Saemon inviò un grosso contingente di soldati a catturarlo per decapitarlo a Tatsunokuchi. L'altra fu la persecuzione di Komatsubara, l'11 novembre 1264, nella quale una banda di uomini armati capeggiati dall'amministratore locale Tojo Kagenobu attaccò il Daishonin e il piccolo gruppo di seguaci che lo accompagnavano, presso Matsubara (adesso chiamata comunemente Komatsubara), a Tojo, nella provincia di Awa. Uno dei seguaci del Daishonin fu ucciso ed egli stesso riportò una frattura al braccio e una ferita alla fronte.
Entrambi furono attacchi violenti con le spade, e ciò deve avere colpito Tokimitsu, nella cui zona si era verificato un incidente simile [quello di Shiro, pochi giorni prima].
Fino a quel momento il Daishonin aveva spiegato a Tokimitsu in numerose occasioni che alla luce degli insegnamenti del Sutra del Loto era chiaro che i praticanti del sutra sarebbero stati perseguitati.7 Tokimitsu aveva sperimentato personalmente le pressioni e le critiche a causa della sua fede negli insegnamenti del Daishonin, ma questa volta c'era la possibilità che la sua stessa vita fosse in pericolo.
In mezzo alla crescente preoccupazione dei suoi seguaci, il Daishonin spiega il grande significato delle persecuzioni da lui subite ed esorta Tokimitsu a essere preparato a superare quegli ostacoli, così come aveva fatto lui.
Il Daishonin afferma che, paragonate ai due episodi in cui aveva rischiato la vita, le altre persecuzioni, cioè essere «insultato, denunciato, cacciato, accusato ingiustamente e colpito in viso», di fatto erano «irrilevanti», cioè non erano degne di particolare preoccupazione. E afferma di essere stato l'unica persona in tutto il Giappone «ingiuriata nel corpo e nello spirito» a causa del Sutra del Loto.
Di certo Tokimitsu si sarà sentito incoraggiato e ispirato leggendo queste parole del Daishonin, piene dell'invincibile determinazione e dello spirito combattivo di chi aveva affrontato ripetutamente persecuzioni senza precedenti per amore del corretto insegnamento buddista, e ne era immancabilmente uscito vincitore.

I benefici che derivano dalla creazione di una "relazione inversa" con il Sutra del Loto

Il Daishonin narra poi un episodio che, afferma, non avrebbe mai dimenticato: il giorno in cui i soldati armati irruppero nella sua dimora a Matsubagayatsu, presso Kamakura, per catturarlo al tempo della persecuzione di Tatsunokuchi. Uno degli uomini di Hei no Saemon, Sho-bo, gli si avvicinò e afferrando il quinto rotolo del Sutra del Loto che il Daishonin teneva nella veste lo colpì al volto per tre volte. Il Daishonin interpretò quest'aggressione come l'attacco con i bastoni predetto nel Sutra del Loto.
Prosegue spiegando il beneficio che si crea attraverso la "relazione inversa"8 con il Sutra del Loto utilizzando un aneddoto indiano su una donna gelosa.9 Poi accenna a Sho-bo, che lo aveva colpito con il quinto rotolo del Sutra del Loto perché «odiava» Nichiren e il Sutra del Loto (cfr. RSND, 1, 854). Anche se a causa della sua azione Sho-bo non avrebbe potuto evitare di cadere nell'inferno di incessante sofferenza - dice il Daishonin - grazie al beneficio di aver creato una "relazione inversa" con il Sutra del Loto egli alla fine riuscirà a conseguire la Buddità, proprio come i quattro tipi di credenti che perseguitarono arrogantemente il Bodhisattva Mai Sprezzante (cfr. RSND, 1, 855).
Nel Sutra del Loto le persone arroganti che attaccarono il Bodhisattva Mai Sprezzante caddero nell'inferno d'incessante sofferenza per innumerevoli eoni, ma dopo aver espiato la loro offesa nei confronti della Legge poterono nuovamente incontrare il Bodhisattva Mai Sprezzante ed essere guidati all'Illuminazione da lui. Ciò è in accordo con la legge di causa ed effetto che governa la vita attraverso le tre esistenze di passato, presente e futuro. Così anche Sho-bo incontrerà nuovamente il Daishonin, si convertirà al Sutra del Loto e conseguirà la Buddità. Questa frase esprime anche la convinzione del Daishonin che egli stesso, come il Bodhisattva Mai Sprezzante, era certo di conseguire la Buddità.

«Il quinto volume contiene il cuore di tutto il Sutra del Loto poiché rivela che la figlia del re drago conseguì la Buddità nella sua forma presente. Devadatta rappresenta l'aspetto spirituale dell'Illuminazione, la figlia del re drago l'aspetto fisico. Il principio del conseguimento della Buddità nella propria forma presente non appare in nessun altro degli insegnamenti predicati durante tutta la vita del Budda. [...] Quindi il compassionevole Tathagata Shakyamuni divenne il maestro del perfido Devadatta e il saggio Manjushri divenne maestro dell'ignorante figlia del re drago. Di certo io non posso essere inferiore a Manjushri o al Tathagata Shakyamuni. Gli uomini giapponesi sono come Devadatta, le donne sono simili alla figlia del re drago: essi conseguiranno la Buddità attraverso il Sutra del Loto, sia che vi si oppongano sia che vi aderiscano. Questo è il messaggio del capitolo Devadatta».

Insegnare l'essenza della fede a un giovane discepolo

In questa parte il Daishonin evidenzia che degli otto rotoli del Sutra del Loto, il quinto, cioè quello con cui Sho-bo lo colpì, ha un significato speciale. Esso contiene i quattro capitoli del Sutra del Loto che vanno dal dodicesimo, Devadatta, al quindicesimo, Emergere dalla terra. Il quinto rotolo contiene davvero «la mistica predizione» (RSND, 1, 856) in cui sono presenti gli elementi cruciali che riguardano la propagazione del Sutra del Loto nell'Ultimo giorno della Legge, fra cui la prova concreta del conseguimento della Buddità nella propria forma presente, le grandi persecuzioni che subiranno coloro che cercheranno di diffondere il sutra e l'apparizione dei Bodhisattva della Terra.
Il Daishonin spiega che chi incontra persecuzioni per aver propagato il Sutra del Loto sta leggendo il quinto rotolo del sutra con la propria vita ed è sul sentiero del conseguimento della Buddità. Sottolinea l'importanza di "credere e dedicarsi al Sutra del Loto" (cfr. RSND, 1, 857) e di diffondere il Daimoku del Sutra del Loto, Nam-myoho-renge-kyo. Possiamo percepire quanto il Daishonin desideri insegnare a Tokimitsu l'essenza della fede per permettergli di superare le grandi persecuzioni che inevitabilmente sarebbero sorte nell'adempiere la sua vera missione come Bodhisattva della Terra e seguire il sentiero della lotta condivisa di maestro e discepolo attraverso le tre esistenze di passato, presente e futuro.
Tokimitsu si dimostrò all'altezza della fiducia che il Daishonin riponeva in lui e protesse i suoi compagni di fede durante la persecuzione di Atsuhara, tenendo alto il vessillo del corretto insegnamento del Buddismo. In seguito, per lodare il suo impegno e i suoi sforzi, il Daishonin chiamò il giovane discepolo il "saggio di Ueno".10
Le parole del Daishonin esprimono le illimitate speranze che nutriva per Tokimitsu ed erano anche una forma di educazione e di allenamento. Esse rivelano il desiderio di insegnare al giovane il significato della vera fede e il valore di una vita dedicata a realizzare il grande voto di kosen-rufu seguendo la via di maestro e discepolo.
Kosen-rufu pulsa vibrante nel legame maestro-discepolo, specialmente quando i giovani discepoli cercano di rispondere alle speranze e all'allenamento che ricevono dal maestro attraverso la loro dedizione e i loro sforzi assidui.

Il significato del capitolo Devadatta

Il dodicesimo capitolo del Sutra del Loto, Devadatta, contiene gli importanti insegnamenti del conseguimento della Buddità nella forma presente da parte della figlia del re drago e del conseguimento della Buddità da parte del malvagio Devadatta, che rappresenta il principio dall'ottenimento dell'Illuminazione da parte delle persone malvagie.
Devadatta simboleggia la persona che possiede una mente malvagia e distorta, che ha commesso le peggiori nefandezze e tradimenti, tanto che si dice sia caduto nell'inferno di incessante sofferenza da vivo. Tuttavia nel Sutra del Loto è predetto che in una esistenza futura otterrà l'Illuminazione come un Budda chiamato Re del Cielo. In questa lettera il Daishonin parla del conseguimento della Buddità da parte di Devadatta come dell'«aspetto spirituale dell'Illuminazione».
La figlia del re drago non solo era una donna - le donne negli insegnamenti precedenti al Sutra del Loto erano interdette dal conseguimento della Buddità - ma anche un animale, dato che era un drago. E poiché ella consegue la Buddità così com'è, il Daishonin dice che rappresenta «l'aspetto fisico dell'Illuminazione».
I principi dell'aspetto spirituale e dell'aspetto fisico dell'Illuminazione nel Sutra del Loto insegnano che, indipendentemente dalle difficoltà e dalle sfide che possiamo incontrare, al livello fondamentale della vita noi abbiamo il diritto e il potere intrinseco di realizzare la maggiore felicità possibile.
Il Daishonin prosegue spiegando che solo il Sutra del Loto insegna il principio del conseguimento della Buddità nella propria forma presente. In tal modo egli confuta l'errore della scuola della Vera parola, la quale sosteneva che questo insegnamento era contenuto nelle scritture provvisorie precedenti al Sutra del Loto, che essa abbracciava. Il Daishonin dichiara che «refutare tali affermazioni è facile come frantumare mille vasi di terracotta con un unico martello» (RSND, 1, 856). Qui l'espressione «mille vasi di terracotta» simboleggia il conseguimento della Buddità insegnato nei sutra precedenti al Sutra del Loto, e «un unico martello» simboleggia il conseguimento della Buddità nella propria forma presente insegnato nel Sutra del Loto. Dunque quest'ultimo principio rappresenta in maniera definitiva l'unica e sola verità capace di confutare tutti gli insegnamenti provvisori che il Budda espose unicamente come espedienti. Perciò il Daishonin, citando l'opera di T'ien-t'ai Il significato profondo del Sutra del Loto, afferma che «il Sutra del Loto è l'insegnamento di shakubuku, la confutazione delle dottrine provvisorie» (RSND, 1, 856). Poi il Daishonin scrive: «Il compassionevole Tathagata Shakyamuni divenne il maestro del perfido Devadatta e il saggio Manjushri divenne maestro dell'ignorante figlia del re drago. Di certo io non posso essere inferiore a Manjushri o al Tathagata Shakyamuni». Il suo ragionamento è che, avendo perseverato attraverso ogni sorta di avversità per propagare il Sutra del Loto, l'insegnamento dell'Illuminazione universale, egli è esattamente come il saggio Manjushri o il compassionevole Shakyamuni nei confronti delle persone ignoranti oppure ostili al sutra. Grazie ai suoi sforzi il Daishonin sta permettendo anche a coloro che si oppongono all'insegnamento corretto, o non ne apprezzano il valore, di creare comunque un legame con esso. E scrive: «Essi conseguiranno la Buddità attraverso il Sutra del Loto, sia che vi si oppongano sia che vi aderiscano». In ciò risiede la grandezza del Sutra del Loto e del Buddismo di Nichiren.

Trasformare conflitti e divisioni in cooperazione e armonia

Un ulteriore punto importante riguardo alla possibilità di conseguire l'Illuminazione attraverso la relazione inversa con l'insegnamento corretto è che il Sutra del Loto non ritiene che le persone che si oppongono al sutra lo facciano a causa di una qualche loro natura fissa e immutabile. In realtà dipende dal loro comportamento. Credono nella Legge mistica oppure la offendono? L'offesa si manifesta nel comportamento di coloro che si oppongono all'insegnamento corretto, ma tale atteggiamento può essere cambiato.
Ripercorrendo il corso della storia umana possiamo constatare come le persone abbiano sempre diviso gli altri da una parte in alleati che li sostengono e dall'altra in nemici che devono essere distrutti. E questo atroce meccanismo del conflitto e della divisione sta proseguendo ininterrottamente. Perfino oggi, nel ventunesimo secolo, perdura tristemente la tragedia dei conflitti politici ed etnici, qualche volta combattuti sotto la bandiera della religione.
Una volta che gli esseri umani si sono formati un'idea o un'opinione fissa tendono facilmente a diventarne prigionieri. Perciò è così importante spezzare i muri nel nostro cuore e ritornare al nostro terreno comune di esseri umani, persone che condividono l'esistenza su questo pianeta. Attraverso azioni sincere e dialoghi che promuovano la reciproca comprensione dobbiamo riaffermare insieme l'ideale della costruzione di una società pacifica e felice. L'umanità può realizzare armonia e prosperità solo seguendo questo sentiero della coesistenza e della cooperazione basate sui valori universali ed eterni del rispetto della vita e della dignità umana, e, al tempo stesso, sul riconoscimento e l'affermazione della diversità culturale.
Gli elementi chiave per tale trasformazione sono la saggezza e la compassione, come questa lettera evidenzia.
Il Sutra del Loto insegna il principio della prova concreta dell'Illuminazione universale con un esempio molto "forte", rivelando che il traditore Devadatta, colui che attaccò e perseguitò Shakyamuni, in realtà era il maestro di Shakyamuni in una vita passata e avrebbe ottenuto l'Illuminazione in una vita futura. Mostra anche come la figlia del re drago, di otto anni, consegue la suprema Illuminazione istantaneamente, nella sua forma presente. L'essenza del Sutra del Loto, io credo, si trova in questo tipo di trasformazione dinamica dei valori.

«Passiamo ora al capitolo Esortazione alla devozione. Solo io, Nichiren, ho letto la strofa di venti versi che ottocentomila milioni di nayuta di bodhisattva pronunciarono all'unisono. Dalla morte del Budda, chi altri nei tre paesi, India, Cina e Giappone, ha mai letto questa strofa come ho fatto io? Nessuno sostiene di averli letti, né credo che qualcuno l'abbia mai fatto. "Ci saranno molte persone ignoranti che ci [...] attaccheranno con spade e bastoni". Forse altri sono stati colpiti con bastoni, non ho mai sentito di qualcuno che sia stato ferito di spada. [...] Nichiren ha incontrato sia spade che bastoni. Come ho detto prima, sono stato attaccato con le spade a Matsubara in Tojo, e poi a Tatsunokuchi. Nessun altro ha mai subìto una persecuzione simile [per il Sutra del Loto] neppure una sola volta, ma Nichiren l'ha incontrata due volte. Riguardo all'essere attaccato con bastoni, io sono già stato colpito in viso da Sho-bo con il quinto volume del Sutra del Loto. Il bastone che mi ha colpito è stato proprio il rotolo del quinto volume, la parte del sutra che contiene la mistica predizione secondo cui [il devoto del Sutra del Loto] sarebbe stato colpito con bastoni».

Incontrare persecuzioni con spade e bastoni come predetto nel capitolo Esortazione alla devozione

Il titolo di questa lettera, Persecuzione con spade e bastoni, è ispirato al contenuto di questo passo. Alla fine del tredicesimo capitolo del Sutra del Loto, Esortazione alla devozione, ottocentomila milioni di nayuta di bodhisattva fanno voto di propagare il Sutra del Loto dopo la morte di Shakyamuni, senza farsi intimorire da alcun tipo di persecuzione. Nella sezione conclusiva in versi, nella quale esprimono la loro indomita determinazione, essi menzionano i tre potenti nemici - laici arroganti, preti arroganti e falsi santi arroganti - che inevitabilmente appariranno per perseguitare i devoti del Sutra del Loto.
Ma chi ha veramente fatto emergere questi tre potenti nemici, diventando il bersaglio dei loro attacchi? Solo facendo questo si può affermare di "aver letto il sutra con la propria vita". Dalla morte del Budda, nei tre paesi di India, Cina e Giappone c'è qualcuno che può asserire di averlo fatto davvero? Rispondendo a questa domanda il Daishonin afferma chiaramente che solo lui può affermare di aver letto il Sutra del Loto con il suo intero essere.
E, come prova, cita il fatto di essere stato attaccato con spade e bastoni come afferma il sutra nelle sue predizioni sui laici arroganti,11 uno dei tre potenti nemici. E fa notare che persino il Bodhisattva Mai Sprezzante, che fu aspramente perseguitato per aver cercato di diffondere la Legge, fu colpito «con mazze e bastoni, sassi e mattoni» (cfr. RSND, 1, 856) ma non con le spade, mentre «Nichiren ha incontrato sia spade che bastoni» (Ibidem). Le persecuzioni con le spade, come si accennava all'inizio della lettera, sono quelle di Komatsubara e Tatsunokuchi, e la "persecuzione con i bastoni" è l'episodio in cui Sho-bo colpì al volto il Daishonin con il quinto rotolo del Sutra del Loto.
Nel passo seguente il Daishonin descrive come si era sentito quando decine di uomini armati avevano fatto irruzione nella sua residenza e Sho-bo lo aveva colpito: «Pur sapendo che era in nome del Sutra del Loto, essendo una persona comune dentro di me provai vergogna e umiliazione e, se ne avessi avuto la forza, gli avrei strappato il bastone dalle mani, lo avrei calpestato, ridotto in pezzi e gettato via; ma si trattava proprio del quinto volume del Sutra del Loto» (RSND, 1, 857).
È naturale reagire con rabbia a un simile trattamento oltraggioso; qualsiasi persona proverebbe sentimenti simili. In termini contemporanei potremmo dire che è del tutto naturale reagire con legittima collera di fronte alla violazione dei propri diritti umani. Ma indossando "l'armatura della perseveranza"12 il Daishonin trattenne la sua ira, agì con compostezza ed espose le sue convinzioni con dignità. Non dimostrò la minima traccia di comportamento violento, di odio o desiderio di vendetta.
Inoltre, viste da una prospettiva più ampia, le difficoltà che ci assalgono possono servire a rafforzarci e a spronarci a crescere come esseri umani. Fintanto che non permettiamo alla sofferenza di sconfiggerci, anche le esperienze più dolorose si possono trasformare in qualcosa di positivo. Nel Buddismo niente va sprecato.
Di fatto il Daishonin espresse gratitudine perché Sho-bo lo aveva colpito e per aver potuto incontrare la "persecuzione con i bastoni": Scrive: «Quando otterrò il frutto della Buddità, come potrò dimenticare il mio debito di riconoscenza con Sho-bo? E ancor meno il debito che ho con il bastone del Sutra del Loto [col quale egli mi colpì]. Quando ci penso, non riesco a trattenere le lacrime per la gratitudine» (RSND, 1, 857).
Nel romanzo La rivoluzione umana Toda racconta come il protagonista, Gan [che rappresenta Toda], giunse alla conclusione che, essendo stato picchiato dalle guardie carcerarie per quattro volte mentre si trovava in prigione a causa delle sue idee religiose durante la seconda guerra mondiale, aveva potuto espiare le offese commesse nelle esistenze passate. I profondi insegnamenti del Sutra del Loto ci permettono di trasformare la sofferenza in forza trainante per la trasformazione del nostro karma.

«Anche il capitolo Emergere dalla terra fa qualche riferimento a me, perché afferma che il Bodhisattva Pratiche Superiori e i suoi seguaci appariranno nell'Ultimo giorno della Legge per propagare i cinque caratteri di Nam-myoho-renge-kyo. Io, Nichiren, sono apparso prima di chiunque altro. Quanto mi rassicura pensare che sarò certamente lodato da tanti bodhisattva quanti sono i granelli di sabbia di sessantamila fiumi Gange! Comunque sia, credi e dedicati al Sutra del Loto; non devi credervi solo tu, ma devi anche incoraggiare gli altri a farlo. Così potrai salvare coloro che furono i tuoi genitori nelle vite passate.
Da quando sono nato a oggi, io, Nichiren, non ho avuto un momento di tregua: ho solo pensato a propagare il Daimoku del Sutra del Loto. Stai tranquillo: benché non conosca la durata della mia vita o di quella di chiunque altro, al momento della tua morte sarò sicuramente con te e ti accompagnerò nel passaggio fra questa vita e la prossima».


La pratica dei Bodhisattva della Terra

Qual è la missione dei meravigliosi bodhisattva che improvvisamente appaiono nel quindicesimo capitolo del Sutra del Loto Emergere dalla terra? Questo passo sottintende che anche Nichiren Daishonin, il devoto del Sutra del Loto, è un Bodhisattva della Terra, e specificamente il Bodhisattva Pratiche Superiori, la guida della schiera di bodhisattva numerosi come le sabbie di sessantamila fiumi Gange che apparvero nel Sutra del Loto.
È come se il Daishonin stesse dicendo: «Alla luce dei passi del sutra il tuo maestro, Nichiren, è il Bodhisattva Pratiche Superiori che ha intrapreso la battaglia per propagare la Legge per il bene delle persone che vivono nell'Ultimo giorno. Perciò stai tranquillo, perché egli sarà sicuramente lodato dalla vasta moltitudine dei Bodhisattva della Terra».
In questa parte troviamo anche quello che potremmo chiamare il messaggio fondamentale di questa lettera, e cioè: «Credi e dedicati al Sutra del Loto». Il Daishonin sta esortando Tokimitsu a seguirlo, a vivere e a impegnarsi al suo fianco avanzando sempre insieme nella fede. Sta anche dicendogli che rimanendo saldo nella fede non solo sarebbe riuscito a ottenere l'Illuminazione, ma vi avrebbe condotto anche i suoi genitori di tutte le esistenze passate. Ciò significa che Tokimitsu avrebbe contribuito a condurre sul sentiero della Buddità tutti coloro che aveva incontrato o che avevano un qualche legame con lui in questa vita.
Il Daishonin riflette anche sulla propria vita caratterizzata da una lotta senza fine: «Da quando sono nato a oggi, io, Nichiren, non ho avuto un momento di tregua», un sentimento che esprime anche in numerosi altri scritti.13
A causa della sua fede negli insegnamenti del Daishonin, anche Tokimitsu era stato criticato e osteggiato in passato dai membri della famiglia Nanjo, ma adesso era cresciuto, diventando una persona eccellente e una delle guide principali dei discepoli del Daishonin nella zona del Fuji. In questa parte il Daishonin comunica profondamente a Tokimitsu lo spirito con cui egli ha lottato per kosen-rufu e ha vissuto in mezzo a incessanti persecuzioni.
Scrive il Daishonin: «Benché non conosca la durata della mia vita o di quella di chiunque altro, al momento della tua morte sarò sicuramente con te e ti accompagnerò nel passaggio fra questa vita e la prossima». Essendo già stato testimone della crescente ondata di gravi persecuzioni che si era abbattuta sui seguaci del Daishonin [in particolare il recente attacco a Shiro], Tokimitsu doveva essere preparato alla possibilità della sua stessa morte. In effetti cinque mesi più tardi [nel settembre 1279] circa venti contadini seguaci del Daishonin ad Atsuhara furono arrestati e inviati a Kamakura, e tre di loro furono giustiziati [il mese successivo].
In simili condizioni il Daishonin dice che qualsiasi cosa fosse accaduta egli avrebbe vegliato su Tokimitsu nelle sue battaglie. Anche nella morte sarebbero stati insieme, inseparabili. Tokimitsu deve essersi sentito immensamente rincuorato dalla vasta compassione del Daishonin. Il viaggio condiviso di maestro e discepolo è veramente eterno e continua attraverso le tre esistenze di passato, presente e futuro. Uniti da un legame vita a vita che non potrà mai essere reciso, essi trionferanno su tutto per l'eternità.
Nel poscritto il Daishonin scrive: «Come chiedi cibo quando hai fame e cerchi acqua quando hai sete, come aneli a vedere la persona amata, implori una medicina quando sei ammalato o come una bella donna si mette la cipria e il rossetto, allo stesso modo devi riporre fede nel Sutra del Loto. Se non lo fai, in futuro avrai dei rimpianti» (RSND, 1, 857). Anche nella parte in versi del sedicesimo capitolo del Sutra del Loto, Durata della vita, troviamo questa frase: «Tutti nutrono pensieri nostalgici e i loro cuori anelano vedermi [il Budda]». E nello stesso passo si lodano le virtù dei «devoti credenti, dall'animo retto e sincero, [che] desiderano con un'unica mente vedere il Budda» (SDL, 320).
È importante che la nostra fede nel Gohonzon e il nostro spirito di ricerca verso la Legge mistica siano forti, saldi e sinceri. Coloro che desiderano trasformare il loro karma, che pregano per la realizzazione di kosen-rufu e lottano per questa causa con dedizione e senza risparmiarsi, sono certi di raggiungere una vita di felicità e di vittoria. Coloro che perseverano nella loro pratica buddista saranno vincitori, e alla fine vinceranno completamente. È questo lo scopo ultimo della fede nel Buddismo di Nichiren.
Le avversità ci temprano facendoci diventare persone dal carattere autentico e ci permettono di coltivare una volontà forte; ci permettono di assaporare nella vita sia le lacrime di vera gioia sia quelle di dolore, e di realizzare una grande rivoluzione umana.
Una notte del dicembre 1950, circa un mese dopo il discorso di Toda sulle quattro persecuzioni che aveva condiviso con il suo maestro, appuntai una nota nel mio diario. Riflettendo sul passo del Gosho che afferma: «Quando accade un grande male, seguirà un grande bene» (Grande male e grande bene, RSND, 1, 992), scrissi: «Lotterò fino all'ultimo giorno, impugnando la spada della Legge».14 E attendendo con ansia l'inizio del nuovo anno pieno di vittoria e di onore continuai: «La Soka Gakkai [è] come il sole del mattino, che sta per nascere e disperdere l'oscurità».15 Quella speranza si realizzò nella soleggiata giornata del 3 maggio di quell'anno (1951), quando Toda fu nominato secondo presidente della Soka Gakkai.
Oggi i giovani della SGI, i miei discepoli diretti che risplendono di infinita speranza, sono il sole luminoso che è sorto per illuminare i cieli del ventunesimo secolo.
Vi prego di unirvi a me nel lavorare ancora per kosen-rufu nel 2013, l'anno della vittoria della Soka Gakkai dei giovani, nella nostra grandiosa ed eterna lotta condivisa di maestro e discepolo, superando trionfanti ogni avversità!

Note

1) Josei Toda, Toda Josei Zenshu (Opere complete di Josei Toda), Seikyo Shimbunsha, Tokyo, 1983, vol. 3, p. 416.
2) Toda annunciò la sua intenzione di dimettersi da direttore generale il 24 agosto 1950, e la ufficializzò durante la riunione generale della Soka Gakkai, nel novembre 1950. 3) D. Ikeda, Diario giovanile, Esperia, 2011, p. 98.
4) Persecuzione di Atsuhara: nel 1279 venti contadini credenti del villaggio di Atsuhara, nel distretto di Fuji, provincia di Suruga, furono arrestati sulla base di false accuse. Furono interrogati da Hei no Saemon, vice capo della Polizia e degli Affari militari, che chiese loro di rinunciare alla fede. Tuttavia essi non cedettero e alla fine tre di loro furono decapitati.
5) Tempio della scuola Tendai situato nel villaggio di Atsuhara nel periodo Kamakura (1185-1333). Il patriarca sostituto Gyochi si dimostrò particolarmente ostile nei confronti dei seguaci del Daishonin a causa delle molte conversioni agli insegnamenti di quest'ultimo avvenute nella zona, fra cui anche quelle di alcuni giovani preti del tempio. Tale ostilità crebbe fino a sfociare nella persecuzione di Atsuhara.
6) In La petizione Ryusen-ji il Daishonin scrive: «Gyochi ha incitato il funzionario dell'ufficio amministrativo di Shimokata ad attaccare Shiro, un praticante del Sutra del Loto, con un coltello, e a ferirlo durante i riti religiosi nel quarto mese» (WND, 2, 826). L'espressione "riti religiosi" qui indica una gara di tiro con l'arco che si tenne presso il santuario Omiya Sengen l'ottavo giorno del quarto mese del 1279.
7) Per esempio in L'opera di Brahma e Shakra, una lettera che aveva inviato a Nanjo Tokimitsu nel maggio del 1277, il Daishonin scrive: «Nel sutra si legge: "E poiché odio e gelosia nei confronti di questo sutra abbondano perfino mentre il Tathagata è nel mondo, quanto peggio sarà dopo la sua scomparsa?" (SDL, 212). Il significato di questo passo è che se c'erano nemici del Sutra del Loto mentre il Budda era in vita, ancora di più saranno i nemici della persona che nell'ultima epoca predicherà o crederà in un singolo carattere o anche in un solo tratto del Sutra del Loto» (RSND, 1, 709).
8) Relazione inversa, detta anche relazione del tamburo avvelenato: legame formato con il Sutra del Loto opponendosi a esso o recandogli offesa. Sebbene alcuni debbano cadere nello stato d'Inferno per aver offeso il Sutra del Loto, grazie al legame inverso creato con il sutra alla fine conseguiranno la Buddità.
9) Scrive il Daishonin: «Viveva una volta in India una donna gelosa che, per odio verso il marito, distrusse tutto ciò che c'era in casa. La rabbia furibonda le alterò i tratti del volto: i suoi occhi ardevano come il sole e la luna e la sua bocca pareva vomitare fiamme. Somigliava a un demone rosso o a un demone blu. Essa afferrò il quinto volume del Sutra del Loto che il marito recitava da alcuni anni e lo calpestò furiosamente con entrambi i piedi. Quando poi morì, cadde nell'inferno, ma i suoi piedi non vi entrarono. Per quanto i guardiani dell'inferno li colpissero con mazze di ferro, i piedi rimasero fuori, come beneficio della relazione inversa formata calpestando il Sutra del Loto» (RSND, 1, 854). La fonte è sconosciuta. Una storia simile, che però riguarda una donna cinese, compare in Il Sutra del Loto e le sue tradizioni, una raccolta compilata dal prete cinese dell'ottavo secolo Seng-hsiang.
10) In La Porta del Drago, scritto nel novembre 1279, il Daishonin onora Tokimitsu con questo appellativo per il coraggio dimostrato durante la persecuzione di Atsuhara (cfr. RSND, 1, 891).
11) Nel capitolo Esortazione alla devozione si legge: «Ci saranno molte persone ignoranti che ci malediranno e parleranno male di noi; ci attaccheranno con spade e bastoni, ma noi sopporteremo tutte queste offese» (SDL, 253).
12) Armatura della perseveranza, detta anche armatura della tolleranza. Una metafora della capacità di resistenza spirituale di fronte agli insulti e alle persecuzioni. L'armatura della perseveranza è anche quella che protegge contro il male e gli impedimenti. Nel tredicesimo capitolo del Sutra del Loto, Esortazione alla devozione, si afferma: «In un kalpa turbolento, in un'epoca malvagia, saranno molte le cose di cui aver paura. Demoni malvagi si impossesseranno di altre persone per farci maledire, ingiuriare, coprire di disonore. Ma noi, fidandoci rispettosamente del Budda, indosseremo l'armatura della perseveranza. Al fine di predicare questo sutra, sopporteremo tutte queste difficoltà» (SDL, 254).
13) Per esempio il Daishonin scrive: «Io ricordo loro in continuazione [la verità]. Per questo ho subìto questa grave persecuzione» (Le spade del bene e del male, RSND, 1, 400) e «In questi vent'anni e più non ho mai conosciuto un'ora, anzi, un istante, di pace e sicurezza» (WND, 2, 599).
14) Daisaku Ikeda, Diario giovanile, Esperia, 2011, p. 112.
15) Ibidem.

Pubblicato sul mensile Daibyakurenge di dicembre 2012
(Traduzione di Marialuisa Cellerino)


 

buddismoesocieta.org