di novembre
spiegazione di Daisaku Ikeda
prima parte
spiegazione di Daisaku Ikeda
PRIMA PARTE
(brani scelti, testo integrale: RSND, 1, 437; cfr. SND, 4, 103)
Titolo originale: Kyodai sho, GZ, 1079
Scritto il 16 aprile 1275, a 54 anni, a Minobu
Destinato a Munenaka e Munenaga Ikegami
Il Sutra del Loto è il cuore degli ottantamila insegnamenti1 e il nucleo delle dodici suddivisioni delle scritture.2 Tutti i Budda delle tre esistenze ottengono l'Illuminazione prendendo questo sutra come maestro. I Budda delle dieci direzioni3 guidano gli esseri viventi usando come occhi l'insegnamento dell'unico veicolo (RSND, 1, 437).
[...] Inoltre, è estremamente difficile incontrare una persona che esponga questo sutra esattamente come il sutra insegna. È ancor più difficile che per una tartaruga con un occhio solo trovare un legno di sandalo galleggiante4 o per qualcuno appendere al cielo il monte Sumeru con la fibra di uno stelo di loto5 (RSND, 1, 439).
[...] Stando così le cose, i credenti del Sutra del Loto devono temere coloro che cercano di ostacolare la loro pratica più di quanto temono i banditi, i ladri, i predoni notturni, le tigri, i lupi o i leoni, e persino più dell'invasione mongola. Questo mondo è il dominio del re demone del sesto cielo. Tutti gli esseri umani sono suoi sudditi sin dal tempo senza inizio. Egli non solo ha costruito la prigione dei venticinque regni6 dell'esistenza all'interno dei sei sentieri,7 confinandovi l'umanità intera, ma ha anche posto il giogo della moglie e dei figli, e teso le reti dei genitori e del sovrano per impedire l'accesso al cielo. Per offuscare la vera mente della natura di Budda, egli induce le persone a bere il vino di avidità, collera e stupidità, e serve loro soltanto pietanze avvelenate che le lasciano prostrate sul terreno dei tre cattivi sentieri.8 Quando incontra qualcuno che ha rivolto il suo cuore al bene,9 cerca di ostacolarlo. È deciso a far cadere nel male i credenti del Sutra del Loto e, se non ci riesce, cerca di ingannarli gradualmente allettandoli a indirizzarsi verso il Sutra della ghirlanda di fiori10 che è simile al Sutra del Loto.
Così fecero i preti Tu-shun, Chih-yen, Fa-tsang e Ch'eng-kuan.11 Chia-hsiang e Seng-ch'üan furono i cattivi compagni che ingannarono abilmente i credenti del Sutra del Loto facendoli regredire ai Sutra della Saggezza. Hsüan-tsang e Tz'u-en12 li guidarono verso il Sutra dei profondi segreti, mentre Shan-wu-wei, Chin-kang-chih, Pu-k'ung,13 Kobo, Jikaku e Chisho14 li ingannarono facendo loro seguire il sutra di Mahavairochana. Bodhidharma e Hui-k'o li sviarono nella scuola Zen, Shan-tao e Honen li indussero con l'inganno a credere al Sutra della meditazione. In ciascun caso il re demone del sesto cielo aveva posseduto questi sapienti affinché ingannassero la brava gente, proprio come predetto nel quinto volume del Sutra del Loto: «Demoni malvagi si impossesseranno di altre persone».15
Il grande demone dell'oscurità fondamentale può entrare persino nei corpi dei bodhisattva che abbiano raggiunto lo stadio di Illuminazione quasi perfetta,16 impedendo loro di ottenere il beneficio supremo del Sutra del Loto: la perfetta Illuminazione. Tanto più facilmente può ostacolare chi si trova negli stadi inferiori della pratica. Il re demone del sesto cielo entra nel corpo della moglie e dei figli di un uomo, inducendoli a sviare il marito o il genitore. E può anche possedere il sovrano per minacciare il devoto del Sutra del Loto o i genitori affinché rimproverino i figli che pure nutrono devozione filiale nei loro confronti (RSND, 1, 440).
Note
1) Ottantamila insegnamenti, o ottantamila sacri insegnamenti o ottantaquattromila insegnamenti. Tutti gli insegnamenti esposti da Shakyamuni nel corso della sua vita. Queste cifre non hanno un significato letterale, ma indicano semplicemente un numero molto grande.
2) Dodici suddivisioni delle scritture: classificazione degli insegnamenti del Budda Shakyamuni secondo il loro contenuto e stile. Il termine è spesso usato, come anche l'espressione "ottantamila insegnamenti", per indicare l'intero corpo degli insegnamenti del Budda.
3) Dieci direzioni: gli otto punti cardinali più sopra e sotto.
4) Una metafora che appare nel ventisettesimo capitolo del Sutra del Loto, Re Ornamento Meraviglioso, per far comprendere che incontrare il Budda e i suoi insegnamenti è raro come per una tartaruga con un occhio solo trovare un tronco di sandalo galleggiante con una cavità della dimensione adatta a contenerla.
5) All'interno dello stelo del loto sono presenti delle sottili fibre avvolte a spirale. La metafora sta a significare un'azione impossibile.
6) Venticinque regni: suddivisione del triplice mondo. Quattordici regni del mondo del desiderio, sette del mondo della forma e quattro del mondo della non forma. Tutti appartengono ai sei sentieri o mondi inferiori.
7) Sei sentieri: i mondi di inferno, spiriti affamati, animali, asura, esseri umani ed esseri celesti. Erano considerati tradizionalmente regni in cui gli esseri non illuminati rinascevano ripetutamente, da cui il termine sentiero per indicare il percorso che una vita segue nel suo processo di trasmigrazione. Intesi come condizioni vitali, denotano stati caratterizzati dall'illusione e dalla sofferenza.
8) Tre cattivi sentieri: i mondi d'inferno, degli spiriti affamati e degli animali.
9) Ha rivolto il suo cuore al bene: significa qualcuno che sta ricercando la via.
10) Sutra della ghirlanda di fiori, o Sutra Avatamsaka. In esso, secondo quanto afferma il sutra stesso, sono esposti gli insegnamenti di Shakyamuni immediatamente successivi alla sua Illuminazione in India sotto l'albero di bodhi.
11) Tu-shun (557-640), Chih-yen (602-668), Fa-tsang (643-712) e Ch'eng-kuan (738-839): fondatore e successivi patriarchi della scuola della Ghirlanda di fiori. Chia-hsiang (549-623), menzionato nella frase seguente, viene considerato da alcuni il fondatore della scuola dei Tre trattati e Seng-ch'üan fu uno dei primi praticanti della stessa scuola.
12) Hsüan-tsang (602-664) e Tz'u-en (632-682) sono considerati i fondatori della scuola delle Caratteristiche dei dharma in Cina.
13) Shan-wu-wei (637-735), Chin-kang-chih (671-741), Pu-k'ung (705-774): preti che diffusero il Buddismo esoterico in Cina e furono venerati come fondatori della scuola della Vera parola in Giappone.
14) Kobo (774-835), Jikaku (794-866) e Chisho (814-891) erano preti della scuola della Vera parola in Giappone.
15) SDL, 254.
16) Illuminazione quasi perfetta e Illuminazione perfetta: rispettivamente il cinquantunesimo e il cinquantaduesimo e ultimo stadio della pratica del bodhisattva, o Buddità.
SPIEGAZIONE
SUPERATE OGNI OSTACOLO CON UNA FEDE DETERMINATA
«La grande impresa di kosen-rufu è una battaglia contro le funzioni demoniache. Non possiamo farci intimidire dai loro attacchi perché, se lasciamo che esse ci sconfiggano, l'umanità sarà avvolta per sempre nell'oscurità». Questa possente dichiarazione del mio maestro contiene un messaggio importante per i posteri.
Josei Toda non arretrò mai, nemmeno di un passo, nella sua battaglia contro le forze malvagie e distruttive che cercavano di ostacolare il flusso di kosen-rufu, bensì continuò a battersi deciso a fronteggiarle. Il suo scopo era la felicità di tutta l'umanità e, poiché voleva liberare il mondo dal dolore e dalla disperazione, era costantemente impegnato a sgominare qualsiasi forza negativa che tormentasse le persone o le facesse soffrire. Fino agli ultimi momenti della sua vita rimase in prima linea come comandante supremo di kosen-rufu.
Nel 1957, l'anno prima della sua morte, un periodo in cui molte delle sue aspirazioni per il nostro movimento stavano realizzandosi, la Soka Gakkai fu ferocemente colpita da una raffica di ostacoli, quelli che le scritture buddiste chiamano "i tre ostacoli e i quattro demoni".1 Oltre al verificarsi di vari attacchi e persecuzioni come gli episodi del sindacato dei minatori di Yubari2 e quello di Osaka,3 Toda si ammalò gravemente.
Ma poiché sapeva leggere chiaramente la vera natura delle cose e degli eventi dal punto di vista del Budda e della Legge, una volta disse: «Stiamo per realizzare lo scopo della conversione di settecentocinquantamila famiglie, quindi è naturale che le funzioni demoniache facciano a gara per ostacolarci il cammino. Comunque, il demone della malattia che adesso mi ha colpito è solo un demone minore. Se permetto a simili demoni insignificanti di sconfiggermi, non sarò mai capace di realizzare kosen-rufu».
Toda aveva un atteggiamento indomito nel fronteggiare gli attacchi delle funzioni demoniache: «La mia malattia - disse - è un grande esempio di alleggerimento della retribuzione karmica.4 Sono convinto che grazie a questa malattia le immense difficoltà che la Gakkai avrebbe dovuto affrontare saranno ridotte».
Grazie alla sua potente convinzione Toda superò il problema di salute che lo affliggeva e, per celebrare la guarigione, tenne un pranzo per il suo cinquattottesimo compleanno, l'11 febbraio 1958. Quindi il sedici marzo, dopo aver vinto sul demone della malattia, passò il testimone di kosen-rufu ai suoi giovani successori. E infine, dopo aver realizzato la sua nobile missione in questo mondo, il 2 aprile morì nella completa pace della mente.
Quest'anno sarà il cinquantunesimo anniversario della morte del mio maestro, del giorno in cui, come leale discepolo, feci voto di dedicare la mia vita a ripagare il mio profondo debito di gratitudine nei suoi confronti.
LE CINQUE GUIDE ETERNE DELLA SOKA GAKKAI
Nel dicembre del 1957, mentre Toda stava ancora lottando contro la malattia, la Soka Gakkai raggiunse finalmente il numero di settecentocinquantamila famiglie, uno scopo che egli aveva giurato solennemente di realizzare durante la sua vita. Alla riunione dei responsabili di centro di quel mese, nel comunicare l'adempimento del suo voto, Toda espose ai suoi amati compagni di fede quelle che in seguito furono chiamate le "tre guide eterne della Soka Gakkai":
1) Fede per una famiglia armoniosa.
2) Fede per la realizzazione della felicità di ogni persona.
3) Fede per superare gli ostacoli.
Ciascuna di queste brevi guide condensa un importante obiettivo di fede e lo spirito essenziale con il quale dovremmo svolgere la nostra pratica buddista.
Il mio maestro mi aveva affidato la realizzazione di tutti i suoi progetti e di tutti i suoi sogni: così, dopo essere diventato il terzo presidente della Soka Gakkai (nel maggio del 1960), decisi di ribadire queste indicazioni nei due discorsi programmatici che tenni nei giorni di Capodanno del 1961 e del 1962. Sapevo che, se avessimo perso di vista lo scopo fondamentale della pratica buddista che Toda ci aveva insegnato, avremmo corso il rischio di venire sconfitti dalle funzioni demoniache e gli effetti sarebbero stati l'apatia, il ristagno e infine la disgregazione della nostra fede.
Nel 2003, all'inizio del nuovo secolo, riconfermai un'altra volta l'essenza delle guide di Toda e ve ne aggiunsi due:
4) Fede per una buona salute e una lunga vita.
5) Fede per la vittoria assoluta.
Oggi queste indicazioni costituiscono le cinque guide eterne che esprimono le speranze e le convinzioni di Toda e mie.
Contenendo gli ingredienti vitali per il conseguimento della Buddità in questa esistenza, sono permeate dalla nostra preghiera affinché i membri di tutto il mondo possano dedicare la propria vita a kosen-rufu, senza esser mai sconfitti da alcun ostacolo e ottenere uno stato di assoluta felicità.
Lettera ai fratelli è lo scritto che il mio maestro e io studiammo insieme come testo fondamentale per apprendere l'atteggiamento corretto nella fede. In esso Nichiren Daishonin insegna ai suoi seguaci a trionfare con coraggio sulle funzioni demoniache, sia che esse appaiano sotto forma dei tre ostacoli e i quattro demoni sia che si manifestino come opera del demone del sesto cielo,5 e conseguire la Buddità. E li esorta a farlo impegnandosi nella fede con la sua stessa profonda dedizione, saldamente uniti ai propri compagni di fede.
Questo scritto è veramente la base dalla quale hanno origine le cinque guide eterne della Soka Gakkai.
Se non vinciamo la battaglia contro le funzioni demoniache non saremo in grado di raggiungere la vera armonia, la felicità, la salute, la longevità e la vittoria - gli scopi che costituiscono il nucleo delle cinque guide. In questa e nelle due prossime puntate studieremo Lettera ai fratelli e impareremo la formula per la vittoria assoluta che Nichiren Daishonin insegna ai suoi discepoli in questo scritto.
«Il Sutra del Loto [...] l'insegnamento dell'unico veicolo».
I GRANDI OSTACOLI SONO LA VIA DIRETTA PER TRASFORMARE IL PROPRIO KARMA E CONSEGUIRE LA BUDDITÀ
Vorrei cominciare spiegando alcuni punti che riguardano i destinatari della lettera e la situazione che essi stavano affrontando.
Le lettera è indirizzata ai due fratelli Ikegami, Munenaka e Munenaga. Non sappiamo con esattezza quando si convertirono agli insegnamenti del Daishonin, ma è certo che essi sono considerati fra i suoi primi discepoli. I due fratelli appartenevano al clan Ikegami, un'insigne famiglia di samurai che deteneva un'importante concessione governativa per i progetti edilizi.6 Il loro padre, Ikegami Yasumitsu [un ardente seguace di Ryokan, capo dei preti del Gokuraku-ji, il tempio della scuola Precetti-Vera parola], si opponeva alla loro fede e aveva ripudiato il maggiore dei due, Munenaka.
Nella società feudale dei samurai essere ripudiati era una sanzione estremamente grave. Non significava soltanto la perdita del diritto di successione, ma anche della propria posizione sociale e di qualsiasi base di sostentamento economico. Inoltre, in questo caso, poiché il fratello maggiore era stato ripudiato, il fratello minore, Munenaga, se avesse accettato di rinunciare alla sua fede, avrebbe avuto l'occasione di diventare l'erede del padre. Era chiaro che si trattava di una tattica astuta da parte del padre per indebolire la determinazione del figlio minore.
Questa lettera è la risposta del Daishonin alla notizia che Munenaka era stato ripudiato. In essa egli insegna ai fratelli Ikegami che gli ostacoli che stavano affrontando erano le conseguenze inevitabili della loro fede risoluta nel Sutra del Loto, e che il sentiero per il conseguimento della Buddità risiede in ultima analisi nel combattere le funzioni demoniache, proprio come spiega il sutra.
Nel paragrafo introduttivo il Daishonin sottolinea la superiorità del Sutra del Loto su tutti gli altri insegnamenti del Budda. Il Sutra del Loto, egli spiega, è il «cuore» della vasta raccolta dei sutra nota come gli «ottantamila insegnamenti», e il nucleo degli insegnamenti del Budda chiamati genericamente le «dodici suddivisioni delle scritture». E afferma non solo che i Budda di ogni tempo e luogo hanno sempre ottenuto l'Illuminazione facendo di questo sutra il loro maestro, ma che essi hanno guidato gli esseri viventi verso lo stesso obiettivo, predicando l'insegnamento del Sutra del Loto.
Possiamo supporre che il Daishonin abbia cominciato la lettera sottolineando il significato fondamentale della fede a causa della gravità della situazione dei fratelli, insegnando loro che la convinzione e la gioia che derivano dal riconoscere davvero il supremo valore dell'abbracciare il Sutra del Loto possono darci la forza per superare qualsiasi avversità.
Il Daishonin passa quindi ad analizzare da varie prospettive le conseguenze di abbandonare la fede nel Sutra del Loto. Innanzitutto è una grave offesa perché «il Sutra del Loto è l'occhio di tutti i Budda. È il maestro originale del Budda Shakyamuni stesso, il signore degli insegnamenti» (RSND, 1, 439). In altre parole, abbandonare la fede significa scartare l'insegnamento fondamentale.
A un livello più profondo, lasciare il Sutra del Loto equivale a respingere i principi fondamentali che esso contiene, come l'Illuminazione universale, il rispetto per tutte le persone e la coesistenza armoniosa. E ciò fa sì che l'azione dei tre veleni di avidità, collera e stupidità7 - che operano in opposizione alla Legge fondamentale - diventi sempre più intensa, fino a prevalere nella vita di una persona, che viene totalmente dominata dall'oscurità e destinata a vagare nei cattivi sentieri dell'esistenza. Il Daishonin cerca di imprimere con forza nei fratelli Ikegami la consapevolezza di quanto sia importante il Sutra del Loto, spiegando che «se qualcuno ne rinnega un carattere o persino un singolo tratto» (RSND, 1, 439) sta commettendo un'offesa grave. Nel suo monito possiamo percepire l'immensa compassione di fare tutto ciò che era in suo potere per dissuadere i due fratelli da qualsiasi pensiero di abbandonare la fede in quel difficile bivio della loro vita.
«Inoltre, è estremamente difficile [...] con la fibra di uno stelo di loto».
È DIFFICILE INCONTRARE UN VERO MAESTRO
Dopo aver discusso del significato del Sutra del Loto, o della Legge, il Daishonin si concentra sull'importanza delle persone che lo espongono e lo praticano.
Anche l'insegnamento più elevato non ha alcun valore se non c'è nessuno che lo mette in pratica, come sottolinea il Daishonin nella frase: «La Legge non si diffonde da sola; poiché sono le persone a propagarla, sia le persone sia la Legge sono degne di rispetto».8
È estremamente raro incontrare «una persona che esponga questo sutra esattamente come il sutra insegna». Incontrare un simile maestro, spiega il Daishonin, è ancora più difficile di realizzare imprese strane e impossibili, come «per una tartaruga con un occhio solo trovare un legno di sandalo galleggiante» o «per qualcuno appendere al cielo il monte Sumeru con la fibra di uno stelo di loto».
La persona - o maestro - di cui si parla qui è il devoto del Sutra del Loto e specificamente il Daishonin. È qualcosa di veramente straordinario incontrare il Daishonin in questo mondo di saha durante la malvagia epoca dell'Ultimo giorno della Legge macchiata dalle cinque impurità.9
Ed è altrettanto difficile per coloro che vivranno dopo la morte del Daishonin incontrare un autentico leader buddista che propaga la Legge mistica, l'essenza del Sutra del Loto, esattamente come il Daishonin insegna. Per me non c'è gioia più grande di esser nato in questo mondo e aver incontrato Toda, un grande maestro di kosen-rufu, ed esserne diventato il discepolo. La prima volta che ho incontrato Toda ho sentito istintivamente che potevo fidarmi di lui. Per questo ho deciso di cominciare a praticare il Buddismo del Daishonin.
In una mia corrispondenza con il poeta e romanziere giapponese Yasushi Inou (1907-91) scrissi: «Ho imparato il Buddismo anzitutto da Josei Toda. Non è venuta prima la fede, ma il mio incontro con lui».10 E rispondendo a una mia lettera nella quale descrivevo l'impatto decisivo che aveva avuto sulla mia vita l'incontro con il mio mentore, Inoue scrisse: «Mi ha molto commosso [la sua lettera]. Non molto spesso è accordata agli esseri umani l'opportunità di incontrare una persona di grande levatura come Toda, di trovare qualcuno le cui idee coincidano con le proprie, di dimostrare devozione a quella persona, di delineare in tal modo la strada della propria vita e poi di amare e rispettare per sempre quella persona».11
Quale prezioso tesoro è, nella vita di una persona, la relazione fra maestro e discepolo! Dal punto di vista buddista è il legame più nobile che ci sia. Se non fosse stato per il maestro Tsunesaburo Makiguchi e per il suo discepolo Josei Toda, il primo e il secondo presidente della Soka Gakkai, la rinascita del Buddismo del Daishonin nell'epoca moderna non avrebbe avuto luogo.
Infatti la Legge, o l'insegnamento del Budda, diventa viva solo nell'esistenza di coloro che la praticano, e il suo vero valore si manifesta soltanto nel loro comportamento e nelle loro azioni. A meno che non ci siano persone che abbraccino correttamente l'insegnamento del Budda e lo pratichino rimanendo fedeli al suo spirito, da quell'insegnamento non si potrà creare alcun valore.
Avere un mentore, un maestro nella fede, è vitale per praticare correttamente. Ed è attraverso i discepoli che agiscono con lo stesso spirito del maestro che si trasmette la Legge. La relazione tra maestro e discepolo è un pilastro fondamentale del Buddismo di Nichiren Daishonin.
La nostra rete Soka è ora diffusa in tutto il mondo e oggi milioni di membri - superando le differenze di linguaggio ed etnia - si stanno dedicando con impegno a esporre il sutra «esattamente come il sutra insegna». Abbracciando e portando avanti la nobile eredità di maestro e discepolo, progredendo insieme alla Soka Gakkai, si conduce un'esistenza davvero sublime e significativa. Chi agisce così si guadagnerà di certo le più grandi lodi da parte del Daishonin.
«Stando così le cose, [...] e persino più dell'invasione mongola».
ATTENZIONE ALLE INFLUENZE NEGATIVE
Come praticanti del Sutra del Loto, di cosa dovremmo avere davvero paura? Il Daishonin dice che piuttosto di temere i banditi, i ladri o gli animali selvaggi, dovremmo aver paura di «coloro che cercano di ostacolare la nostra pratica». A chi si riferisce?
Nei paragrafi precedenti il Daishonin cita gli esempi di stimati maestri buddisti della dinastia cinese T'ang, come Tz'u-en e Shan-wu-wei, che invece di abbracciare il Sutra del Loto rimasero rigidamente attaccati agli insegnamenti provvisori. Fa notare che ciascuno di quegli uomini eruditi aveva riconosciuto a un certo punto la superiorità del Sutra del Loto ma poi alla fine aveva abbandonato la fede in esso. E la causa fondamentale di questo abbandono fu l'essere sviati da «persone che esercitarono su di loro un'influenza malvagia» (RSND, 1, 439), cioè "cattivi amici" o "cattivi maestri".
«Coloro che cercano di ostacolare la pratica» non sono altro che "influenze malvagie". E ciò che le rende così temibili è il fatto che esse possono corrompere la mente di una persona e distruggerne la fede. Se i praticanti del Sutra del Loto si lasciano sviare dalle influenze malvagie, se si lasciano ingannare dai cattivi maestri, abbandonando così il loro impegno nel perseguire il corretto sentiero della fede, non riusciranno a raggiungere la via del Budda.
Se invece i praticanti rimangono saldi nel loro impegno, grazie al potere della fede saranno capaci di superare anche le più grandi difficoltà. È proprio vero, come spesso afferma il Daishonin, che il cuore è la cosa più importante. Per forgiare una forza interiore in grado di non cedere alle influenze negative dobbiamo avere la saggezza di riconoscerle come tali e combatterle coraggiosamente.
«Questo mondo è il dominio [...] cerca di ostacolarlo».
LA FEDE È UNA LOTTA CONTRO LE AZIONI DEL RE DEMONE
«Questo mondo è il dominio del re demone del sesto cielo. Tutti gli esseri umani sono suoi sudditi sin dal tempo senza inizio». Questo è un passo importante, in cui il Daishonin esprime la sua profonda e sottile comprensione della vera natura delle funzioni demoniache. È un passo che ho letto infinite volte da quando ho iniziato a praticare il Buddismo del Daishonin, cercando di imprimerlo profondamente nel mio cuore.
In questo e nel passo seguente il Daishonin avverte che le azioni del demone del sesto cielo sono le influenze malvagie che come praticanti dovremmo maggiormente temere. Prima di tutto egli dichiara che "questo mondo", cioè il mondo di saha in cui viviamo, è il "dominio" del re demone del sesto cielo. È così perché il re demone, che regna sul triplice mondo dalla sommità del mondo del desiderio, governa la vita delle persone dal tempo senza inizio.
Il re demone rappresenta le forze negative che manipolano la vita degli altri a loro piacimento, ostacolano il bene e fanno cadere le persone nei cattivi sentieri. Le funzioni demoniache privano i credenti del Sutra del Loto del beneficio della loro pratica buddista e bloccano il flusso della saggezza nella loro vita. Distruggono le radici del bene che le persone hanno coltivato, inducendole a trasmigrare attraverso i sei sentieri del triplice mondo.
Gli eserciti del re demone ordiscono vari intrighi per impedire il progresso delle forze del Budda. Il Daishonin fa tre specifici esempi delle funzioni insidiose del re demone: trasformare in giogo la moglie e i figli; trasformare i genitori e il sovrano in reti che impediscono l'accesso al cielo; indurre le persone a bere il vino di avidità, collera e stupidità per offuscare la vera mente della loro natura di Budda (cfr. RSND, 1, 440). Questi tre tipi di impedimenti corrispondono ai tre ostacoli del karma, della retribuzione, e delle illusioni e desideri (giapp. bonno).
In tutte le persecuzioni che lo colpirono, il Daishonin combatté le forze negative personificate del demone del sesto cielo.
Altrove egli dice: «Il re demone del sesto cielo mobilita i dieci tipi di truppe12 e, in mezzo al mare delle sofferenze di nascita e morte, combatte contro il devoto del Sutra del Loto per impedire che egli lo scacci e si impadronisca di questa terra impura, in cui vivono santi e persone comuni» (La grande battaglia, WND, 2, 465).
Il re demone, al comando dei suoi dieci eserciti, scatena la battaglia per impedire al devoto del Sutra del Loto di acquisire influenza sul mondo di saha e se il devoto, nonostante tutti questi attacchi, dovesse comunque riuscirvi, il demone continuerà a fare ogni sforzo possibile per riprenderne il controllo. Ben conscio di ciò, il Daishonin dichiara risolutamente: «Sono ormai passati più di vent'anni da quando mi trovai in tale situazione e diedi inizio alla grande battaglia. Non ho mai pensato, nemmeno una volta, di ritirarmi» (Ibidem). La sua vita fu una continua battaglia contro gli eserciti del re demone. Kosen-rufu implica sempre una lotta senza tregua tra il Budda e le funzioni negative inerenti alla vita.
La Soka Gakkai è l'organizzazione che ha ereditato il vero spirito del Daishonin: più il nostro nobile movimento è cresciuto, più intensi sono stati gli assalti del re demone e di altre forze negative. Toda ci diceva: «Combattete senza paura contro le funzioni demoniache! Non lasciate che facciano danni! Non cedete mai ad esse!». Insieme al suo maestro Makiguchi assunse su di sé tutto il peso delle persecuzioni. Entrambi grandi guide di kosen-rufu, animate da una dedizione altruistica e senza riserve alla propagazione della Legge, combatterono contro la natura demoniaca delle autorità e protessero tenacemente i compagni di fede e la Gakkai. Come terzo presidente mi sono impegnato esattamente con lo stesso spirito.
I primi tre presidenti della Soka Gakkai hanno combattuto indomiti i tre ostacoli, i quattro demoni e i tre potenti nemici13 e hanno trionfato completamente su di essi.
«È deciso a far cadere nel male [...] si impossesseranno di altre persone».
RICONOSCERE LE INFLUENZE NEGATIVE
Come è indicato dalla frase «deciso a far cadere nel male i credenti del Sutra del Loto», il re demone del sesto cielo fa ricorso a qualsiasi mezzo per impedire a coloro che credono nel sutra di conseguire la Buddità. Come esempio, il Daishonin cita le azioni dei preti di varie scuole buddiste affermando che essi cercano di ingannare gradualmente i credenti per allontanarli dal Sutra del Loto, allettandoli con qualcosa che gli "somigli".
Il Daishonin dice: «In ciascun caso il re demone del sesto cielo aveva posseduto questi sapienti affinché ingannassero la brava gente». Quali esempi di questi "sapienti" cita una lunga lista di preti di alto rango riveriti dalle varie scuole buddiste dei suoi giorni, che definisce "cattivi compagni" o "cattivi maestri", l'esempio per eccellenza di persone dominate dal re demone, perché portavano i praticanti sinceri verso strade sbagliate. Proprio a questo - egli spiega - si riferiscono le parole del tredicesimo capitolo del Sutra del Loto Esortazione alla devozione: «Demoni malvagi si impossesseranno di altre persone».
Siccome si tratta di preti eminenti che godono di grande rispetto nella società, le persone non si accorgono della loro vera natura ma al contrario li stimano e ne apprezzano gli insegnamenti permettendo al «veleno di penetrare profondamente nella loro vita»14 senza capire che l'effetto sarà la perdita della loro «vera mente».15 Ciò induce le persone ad allontanarsi dal Sutra del Loto e persino a offenderlo. È questo il terribile risultato di una società nella quale gli individui hanno ceduto alle influenze negative. La normale sensibilità delle persone a un certo punto si intorpidisce e il tessuto stesso della società comincia a decadere. Eppure le persone sono incapaci di comprenderne la causa.
Il devoto del Sutra del Loto si adopera per insegnare alle persone la verità riguardo al veleno che è penetrato nella loro vita, ma quelli a cui cerca di insegnare, essendo illusi, pensano che abbia cattive intenzioni. Ciò nonostante, usando il potere delle parole e del ragionamento basato sul Sutra del Loto, egli persevera nei suoi sforzi per rivelare l'orribile volto dell'offesa alla Legge e denunciare la vera natura dei maestri sbagliati e di altre influenze negative, in modo che tutti possano vederla. Questa è la battaglia descritta nella strofa di venti versi del tredicesimo capitolo Esortazione alla devozione.16
In questo passo di Lettera ai fratelli il Daishonin nomina senza esitazione i fondatori e gli alti esponenti delle più importanti scuole buddiste dei suoi tempi, e li denuncia apertamente come i principali colpevoli dell'allontanamento dalla fede nel Sutra del Loto delle persone del suo tempo, senza temere critiche e vessazioni. In altri scritti proclama persino: «Che gli altri ci odino, se vogliono» (cfr. L'unità fra marito e moglie, RSND, 1, 410) o «Se vogliono odiare, che lo facciano» (Gli argini della fede, RSND, 1, 558). Attraverso la sua dedizione e un'incrollabile determinazione dimostra di essere il vero devoto del Sutra del Loto, perché senza questo spirito risoluto non è possibile combattere le forze negative inerenti alla vita personificate dal demone del sesto cielo.
Anche Toda non scese mai a compromessi con preti malvagi e altre influenze negative, cioè persone le cui vite erano governate dalle funzioni del re demone del sesto cielo. E coloro che commisero le offese più gravi furono i membri corrotti del clero della Nichiren Shoshu, quelli che avrebbero dovuto sostenere l'insegnamento del Daishonin. Toda parlò sempre chiaro con loro, esprimendo senza mezzi termini che cosa pensava. Li rimproverò severamente per aver voltato le spalle all'insegnamento del Daishonin durante la seconda guerra mondiale e per aver lasciato da solo Makiguchi nel momento cruciale. Chi vuole distruggere o minare alla base il corretto insegnamento non può mai essere perdonato. Questo è un aspetto essenziale del Buddismo del Daishonin.
«Il grande demone dell'oscurità fondamentale [...] chi si trova negli stadi inferiori della pratica».
SCONFIGGERE L'OSCURITÀ FONDAMENTALE CON IL POTERE DELLA FEDE
Fino a questo punto il Daishonin ha spiegato che i "cattivi amici" - o influenze negative che ostacolano la fede delle persone nel Sutra del Loto - sono personificati da "sapienti posseduti da demoni malvagi", e che queste influenze non sono altro che le funzioni del re demone del sesto cielo.
Ma se questi uomini sono sapienti, perché il demone del sesto cielo è riuscito a prendere possesso di loro? La ragione è che essi non sono stati sconfitti dall'esterno bensì dall'interno; ciò che li ha sconfitti è la natura demoniaca conosciuta come oscurità fondamentale che è innata alla vita stessa. In un altro scritto il Daishonin afferma: «L'oscurità fondamentale si manifesta come re demone del sesto cielo» (La cura della malattia, RSND, 1, 988).
Tutte le persone hanno l'oscurità fondamentale nella loro vita. Il Daishonin dice che essa esiste anche nella vita dei Budda. Persino nel caso di un bodhisattva che si trova nello stadio di Illuminazione quasi perfetta, l'oscurità fondamentale insita nella sua vita può attivare la funzione del re demone e impedirgli di raggiungere lo stadio di perfetta Illuminazione o Buddità. E se ciò vale per i bodhisattva di questo penultimo stadio, a maggior ragione sarà così per noi persone comuni.
Il re demone del sesto cielo è l'impulso negativo fondamentale che risiede nella profondità della vita delle persone. È questa natura demoniaca o negatività che fa sorgere il desiderio di controllare gli altri o addirittura di togliere la vita agli altri, causando la distruzione e la guerra. Per vincere tale natura demoniaca occorre far emergere la natura del Dharma o natura fondamentale dell'Illuminazione,17 che esiste nella nostra vita insieme all'oscurità fondamentale. A tal fine è vitale continuare a impegnarsi nella fede, praticando personalmente il Buddismo del Daishonin e condividendolo con gli altri.
In una delle sue lezioni Toda commentò il fatto che il re demone del sesto cielo è iscritto nel Gohonzon: «Il re demone del sesto cielo è raffigurato nel Gohonzon. Così, quando preghiamo davanti al Gohonzon, il re demone obbedisce al Gohonzon [la Legge di Nam-myoho-renge-kyo]. Il re demone darà ordini e terrà a bada i capi dei suoi eserciti demoniaci. Il potenziale originalmente illuminato del re demone si manifesta attraverso il Gohonzon. In verità, tutte le entità [raffigurate nel Gohonzon] esibiscono i loro nobili attributi intrinseci quando sono illuminate da Nam-myoho-renge-kyo». E arrivò a dire: «Il re demone del sesto cielo allora, per la prima volta, si trasforma in un'entità che aiuta gli altri e reca loro benefici». In queste osservazioni è contenuto un principio profondo che sta al cuore del Buddismo del Daishonin.
Nella Raccolta degli insegnamenti orali si afferma: «La singola parola fede è la spada affilata con cui si affronta e si vince l'oscurità fondamentale o ignoranza» (Buddismo e società, n. 116, p. 61). Come indicano queste parole, è la spada affilata della fede che ci permette di vincere sull'oscurità fondamentale. Ciò significa perseverare e sfidarci nella fede per tutta la vita, riconoscere i demoni per ciò che sono e far emergere costantemente la natura fondamentale dell'Illuminazione dal nostro interno. Attraverso una fede che si rafforza giorno dopo giorno e mese dopo mese (cfr. Le persecuzioni che colpiscono il santo, RSND, 1, 885) possiamo sconfiggere alla base le funzioni dell'oscurità o ignoranza nella nostra vita.
Anche per questo motivo è importante avere un maestro nella fede che ci dia una direzione corretta. Toda una volta mi disse: «Se sei un mio vero discepolo allora devi seguire le mie orme fino alla fine senza temere nessuna difficoltà. Non devi mai essere sconfitto». E io ho continuato a combattere un giorno dopo l'altro proprio come il mio maestro mi aveva insegnato, e ho sconfitto tutte le funzioni demoniache.
Lo spirito di maestro e discepolo è una potente forza trainante per sconfiggere qualsiasi forma di funzione demoniaca. Coloro che perdono questo spirito e si dimenticano del debito di gratitudine nei confronti del proprio maestro saranno sempre più consumati dall'oscurità fondamentale, finché alla fine diverranno sudditi o discepoli del re demone.
Rimanere impavidi qualsiasi cosa accada, rifiutarsi di soccombere all'oscurità o alla negatività; è questo lo spirito della fede necessario per combattere le funzioni demoniache. Con tale spirito trionferemo senz'altro. Questo è il segreto di una vita vittoriosa.
«Il re demone del sesto cielo entra nel corpo della moglie [...] che pure nutrono devozione filiale nei loro confronti».
SUPERARE I TRE OSTACOLI E I QUATTRO DEMONI PER CONSEGUIRE LA BUDDITÀ
Il Daishonin afferma che le funzioni del re demone si manifestano anche sotto forma di opposizione da parte dei genitori, del partner, dei figli e anche delle autorità secolari, allo scopo di ostacolare la pratica di coloro che abbracciano il Sutra del Loto.
Senza dubbio la frase: «Il re demone del sesto cielo entra nel corpo [...] dei genitori affinché rimproverino i figli che pure nutrono devozione filiale nei loro confronti» deve aver toccato un tasto particolarmente sensibile per i fratelli Ikegami. Infatti la loro difficile situazione era causata principalmente dagli intrighi del prete Ryokan18 del tempio Gokuraku-ji e da altre influenze negative. E il Daishonin aggiunge che anche il loro padre Yasumitsu19 aveva ceduto all'influenza del demone del sesto cielo, che li stava attaccando nel tentativo di ostacolare la loro fede. Perciò il Daishonin dice ai fratelli che essi devono riconoscere la vera natura di queste forze demoniache e non devono per nessun motivo adeguarvisi.
In Lettera ai fratelli e in molti altri scritti il Daishonin offre indicazioni e incoraggiamento ai discepoli che stavano soffrendo perché costretti a scegliere fra fede e devozione filiale. La vera devozione filiale è conseguire personalmente la Buddità seguendo il supremo insegnamento buddista, e condurre i propri genitori alla felicità eterna.
I fratelli Ikegami portarono avanti la loro fede esattamente come il Daishonin aveva loro insegnato realizzando uno splendido trionfo sulle difficoltà e gli ostacoli che li avevano colpiti.
Oggi il mondo è alle prese con una crisi economica senza precedenti in cui sorgono continuamente ostacoli di ogni tipo. Perciò è cruciale vincere nei nostri cuori e recitare Daimoku fino in fondo davanti a qualsiasi problema. Quando poniamo alla base della nostra vita la "fede per superare le difficoltà" possiamo senza alcun dubbio trasformare il negativo in positivo, in accordo con il principio di "trasformare il veleno in medicina". Possiamo senz'altro trasformare il nostro karma, conseguire la Buddità in questa vita e aprire una strada per kosen-rufu ancor più ampia.
Vinciamo basando il nostro cuore su una fede profonda, e il prossimo anno celebriamo l'ottantesimo anniversario della fondazione della Soka Gakkai attraverso la prova concreta di una grande vittoria da parte di ogni persona.
Note
1) Vari impedimenti alla pratica del Buddismo elencati nel Sutra del Nirvana e nel Trattato sulla grande perfezione della saggezza di Nagarjuna. I tre ostacoli sono: l'ostacolo delle illusioni e dei desideri; l'ostacolo del karma; l'ostacolo della retribuzione. I quattro demoni sono: il demone delle illusioni e dei desideri; il demone delle cinque componenti; il demone della morte; il demone del sesto cielo.
2) Episodio in cui i minatori di Yubari, nell'Hokkaido, furono minacciati di licenziamento perché erano membri della Soka Gakkai.
3) Nel 1957, in occasione delle elezioni straordinarie per la Camera del Consiglio, il presidente Ikeda, allora responsabile di staff della divisione giovani della Soka Gakkai, fu arrestato a Osaka con la falsa accusa di aver violato le leggi elettorali. Dopo un processo durato quasi cinque anni fu completamente scagionato.
4) Principio secondo il quale si possono ridurre gli effetti negativi del proprio karma attraverso la fede e la pratica buddista.
5) Demone del sesto cielo: o re demone del sesto cielo, re demone o demone celeste. Dimora nel più alto dei sei cieli del mondo del desiderio. È chiamato anche Colui che gode liberamente delle creazioni illusorie degli altri, in quanto usa a suo piacimento i frutti degli sforzi degli altri per il proprio piacere. Servito da innumerevoli demoni minori, ostacola la pratica buddista e gode nel succhiare la forza vitale di altri esseri. Il re demone è la personificazione della tendenza negativa della vita a sottomettere a ogni costo gli altri alla propria volontà.
6) Questo è ciò che hanno stabilito ricerche più recenti, mentre in precedenza si riteneva che la famiglia Ikegami ricoprisse cariche importanti nell'Ufficio per le costruzioni e le riparazioni del governo militare di Kamakura.
7) I tre veleni di avidità, collera e stupidità sono i mali fondamentali inerenti alla vita che danno origine alle sofferenze umane. Nel Trattato sulla grande perfezione della saggezza di Nagarjuna essi sono considerati la fonte di tutte le illusioni e i desideri. Sono chiamati veleni perché "avvelenano" la mente delle persone impedendo loro di indirizzarsi verso il bene.
8) Le centosei comparazioni (Hyaku Rokka Sho), GZ, 856.
9) Questo termine appare nel secondo capitolo del Sutra del Loto, Espedienti. Le cinque impurità sono: l'impurità dell'epoca, del desiderio, degli esseri viventi, del pensiero e della vita.
10) Daisaku Ikeda e Yasushi Inoue, Letters of Four Seasons (Lettere di quattro stagioni), trad. Richard l. Gage, Tokyo, 1989, Kodansha International, p. 35.
11) Ibidem, p. 44.
12) Dieci tipi di truppe, o dieci eserciti, del re demone: rappresentano vari impedimenti che secondo l'elenco di Nagarjuna nel Trattato sulla grande perfezione della saggezza sono: 1. avidità; 2. preoccupazione; 3. fame e sete; 4. amore per i piaceri; 5. apatia e indifferenza; 6. paura; 7. dubbio e rimpianto; 8. collera; 9. ricerca di fama e ricchezza; 10. arroganza e disprezzo degli altri.
13) I tre potenti nemici, secondo la definizione del Gran Maestro Miao-lo (711-782), sono: laici arroganti, preti arroganti e falsi santi arroganti, che attaccheranno e perseguiteranno coloro che cercano di propagare il Sutra del Loto nella malvagia ultima epoca. Sono descritti nella strofa di venti righe del tredicesimo capitolo del Sutra del Loto Esortazione alla devozione.
14) Vedi SDL, 300. Riferimento alla parabola dell'abile medico e dei figli malati nel sedicesimo capitolo del Sutra del Loto Durata della vita: un giorno, mentre il padre medico è assente da casa, i figli bevono inavvertitamente un veleno che fa loro perdere il senno e perciò rifiutare di bere la medicina che il padre, al suo ritorno, offre loro per curarli.
15) Sempre in Lettera ai fratelli il Daishonin scrive: «Secondo il Gran Maestro T'ien-t'ai, "se incontrano un cattivo amico, perderanno la loro vera mente". "Vera mente" significa mente che crede nel Sutra del Loto, mentre "perdere" significa tradire la fede in esso e seguire altri sutra. Il sutra afferma: "Ma quando viene data loro la medicina, rifiutano di prenderla"» (RSND, 1, 439-440).
16) In questa strofa, così chiamata perché nelle traduzione cinese è costituita da venti righe, innumerevoli bodhisattva fanno voto di propagare il Sutra del Loto nella malvagia epoca successiva alla morte di Shakyamuni.
17) La natura di Budda di cui la vita è dotata, o mondo di Buddità.
18) Ryokan (1217-1303): detto anche Ninsho. Prete della scuola giapponese Precetti-Vera parola, ostile a Nichiren Daishonin, che usava i suoi contatti altolocati per far perseguitare lui e i suoi discepoli.
19) Ikegami Yasumitsu era un seguace di Ryokan e, istigato da questi, si oppose strenuamente alla fede dei suoi due figli negli insegnamenti del Daishonin. Ventidue anni dopo, nel 1278, gli sforzi nella fede dei due fratelli portarono infine alla conversione del padre.
In sintesi
In questo Gosho Nichiren Daishonin insegna a trionfare con coraggio sulle funzioni demoniache rappresentate dai tre ostacoli e i quattro demoni e dall'opera del demone del sesto cielo, e a conseguire la Buddità.
La lettera inizia con l'indicazione che la convinzione e la gioia derivanti dall'abbracciare il Sutra del Loto possono darci la forza per superare qualsiasi avversità.
Dopo aver analizzato da varie prospettive le conseguenze dell'abbandono della fede nel Sutra del Loto, sottolinea come anche l'insegnamento più elevato non abbia alcun valore senza qualcuno che lo metta in pratica; infatti la Legge diventa viva solo nell'esistenza di coloro che la praticano, e il suo vero valore si manifesta soltanto nel loro comportamento e nelle loro azioni. Per praticare correttamente è imprescindibile avere un maestro nella fede, e la Legge si trasmette attraverso i discepoli che agiscono con lo stesso spirito del maestro.
Il Daishonin esorta poi a temere le "influenze malvagie", personificate da "sapienti posseduti da demoni malvagi", che possono corrompere la mente di una persona e distruggerne la fede, manifestandosi anche sotto forma di opposizione da parte dei genitori, del partner, dei figli e delle autorità secolari, allo scopo di ostacolare la pratica di coloro che abbracciano il Sutra del Loto. Queste influenze sono le azioni del demone del sesto cielo, forze negative che manipolano la vita degli altri, ostacolano il bene e fanno cadere le persone nei cattivi sentieri. Nel tentativo di impedire a coloro che credono nel Sutra del Loto di raggiungere la Buddità, le funzioni demoniache privano i credenti del beneficio della loro pratica buddista e bloccano il flusso della saggezza nella loro vita. Dunque kosen-rufu implica sempre una lotta senza tregua tra il Budda e le funzioni negative inerenti alla vita, che si conduce impegnandosi nella fede, praticando personalmente il Buddismo del Daishonin e condividendolo con gli altri. Il segreto di una vita vittoriosa, pertanto, consiste nel rimanere impavidi qualsiasi cosa accada, rifiutandosi di soccombere all'oscurità.
spiegazione di Daisaku Ikeda
prima parte
spiegazione di Daisaku Ikeda
PRIMA PARTE
(brani scelti, testo integrale: RSND, 1, 437; cfr. SND, 4, 103)
Titolo originale: Kyodai sho, GZ, 1079
Scritto il 16 aprile 1275, a 54 anni, a Minobu
Destinato a Munenaka e Munenaga Ikegami
Il Sutra del Loto è il cuore degli ottantamila insegnamenti1 e il nucleo delle dodici suddivisioni delle scritture.2 Tutti i Budda delle tre esistenze ottengono l'Illuminazione prendendo questo sutra come maestro. I Budda delle dieci direzioni3 guidano gli esseri viventi usando come occhi l'insegnamento dell'unico veicolo (RSND, 1, 437).
[...] Inoltre, è estremamente difficile incontrare una persona che esponga questo sutra esattamente come il sutra insegna. È ancor più difficile che per una tartaruga con un occhio solo trovare un legno di sandalo galleggiante4 o per qualcuno appendere al cielo il monte Sumeru con la fibra di uno stelo di loto5 (RSND, 1, 439).
[...] Stando così le cose, i credenti del Sutra del Loto devono temere coloro che cercano di ostacolare la loro pratica più di quanto temono i banditi, i ladri, i predoni notturni, le tigri, i lupi o i leoni, e persino più dell'invasione mongola. Questo mondo è il dominio del re demone del sesto cielo. Tutti gli esseri umani sono suoi sudditi sin dal tempo senza inizio. Egli non solo ha costruito la prigione dei venticinque regni6 dell'esistenza all'interno dei sei sentieri,7 confinandovi l'umanità intera, ma ha anche posto il giogo della moglie e dei figli, e teso le reti dei genitori e del sovrano per impedire l'accesso al cielo. Per offuscare la vera mente della natura di Budda, egli induce le persone a bere il vino di avidità, collera e stupidità, e serve loro soltanto pietanze avvelenate che le lasciano prostrate sul terreno dei tre cattivi sentieri.8 Quando incontra qualcuno che ha rivolto il suo cuore al bene,9 cerca di ostacolarlo. È deciso a far cadere nel male i credenti del Sutra del Loto e, se non ci riesce, cerca di ingannarli gradualmente allettandoli a indirizzarsi verso il Sutra della ghirlanda di fiori10 che è simile al Sutra del Loto.
Così fecero i preti Tu-shun, Chih-yen, Fa-tsang e Ch'eng-kuan.11 Chia-hsiang e Seng-ch'üan furono i cattivi compagni che ingannarono abilmente i credenti del Sutra del Loto facendoli regredire ai Sutra della Saggezza. Hsüan-tsang e Tz'u-en12 li guidarono verso il Sutra dei profondi segreti, mentre Shan-wu-wei, Chin-kang-chih, Pu-k'ung,13 Kobo, Jikaku e Chisho14 li ingannarono facendo loro seguire il sutra di Mahavairochana. Bodhidharma e Hui-k'o li sviarono nella scuola Zen, Shan-tao e Honen li indussero con l'inganno a credere al Sutra della meditazione. In ciascun caso il re demone del sesto cielo aveva posseduto questi sapienti affinché ingannassero la brava gente, proprio come predetto nel quinto volume del Sutra del Loto: «Demoni malvagi si impossesseranno di altre persone».15
Il grande demone dell'oscurità fondamentale può entrare persino nei corpi dei bodhisattva che abbiano raggiunto lo stadio di Illuminazione quasi perfetta,16 impedendo loro di ottenere il beneficio supremo del Sutra del Loto: la perfetta Illuminazione. Tanto più facilmente può ostacolare chi si trova negli stadi inferiori della pratica. Il re demone del sesto cielo entra nel corpo della moglie e dei figli di un uomo, inducendoli a sviare il marito o il genitore. E può anche possedere il sovrano per minacciare il devoto del Sutra del Loto o i genitori affinché rimproverino i figli che pure nutrono devozione filiale nei loro confronti (RSND, 1, 440).
Note
1) Ottantamila insegnamenti, o ottantamila sacri insegnamenti o ottantaquattromila insegnamenti. Tutti gli insegnamenti esposti da Shakyamuni nel corso della sua vita. Queste cifre non hanno un significato letterale, ma indicano semplicemente un numero molto grande.
2) Dodici suddivisioni delle scritture: classificazione degli insegnamenti del Budda Shakyamuni secondo il loro contenuto e stile. Il termine è spesso usato, come anche l'espressione "ottantamila insegnamenti", per indicare l'intero corpo degli insegnamenti del Budda.
3) Dieci direzioni: gli otto punti cardinali più sopra e sotto.
4) Una metafora che appare nel ventisettesimo capitolo del Sutra del Loto, Re Ornamento Meraviglioso, per far comprendere che incontrare il Budda e i suoi insegnamenti è raro come per una tartaruga con un occhio solo trovare un tronco di sandalo galleggiante con una cavità della dimensione adatta a contenerla.
5) All'interno dello stelo del loto sono presenti delle sottili fibre avvolte a spirale. La metafora sta a significare un'azione impossibile.
6) Venticinque regni: suddivisione del triplice mondo. Quattordici regni del mondo del desiderio, sette del mondo della forma e quattro del mondo della non forma. Tutti appartengono ai sei sentieri o mondi inferiori.
7) Sei sentieri: i mondi di inferno, spiriti affamati, animali, asura, esseri umani ed esseri celesti. Erano considerati tradizionalmente regni in cui gli esseri non illuminati rinascevano ripetutamente, da cui il termine sentiero per indicare il percorso che una vita segue nel suo processo di trasmigrazione. Intesi come condizioni vitali, denotano stati caratterizzati dall'illusione e dalla sofferenza.
8) Tre cattivi sentieri: i mondi d'inferno, degli spiriti affamati e degli animali.
9) Ha rivolto il suo cuore al bene: significa qualcuno che sta ricercando la via.
10) Sutra della ghirlanda di fiori, o Sutra Avatamsaka. In esso, secondo quanto afferma il sutra stesso, sono esposti gli insegnamenti di Shakyamuni immediatamente successivi alla sua Illuminazione in India sotto l'albero di bodhi.
11) Tu-shun (557-640), Chih-yen (602-668), Fa-tsang (643-712) e Ch'eng-kuan (738-839): fondatore e successivi patriarchi della scuola della Ghirlanda di fiori. Chia-hsiang (549-623), menzionato nella frase seguente, viene considerato da alcuni il fondatore della scuola dei Tre trattati e Seng-ch'üan fu uno dei primi praticanti della stessa scuola.
12) Hsüan-tsang (602-664) e Tz'u-en (632-682) sono considerati i fondatori della scuola delle Caratteristiche dei dharma in Cina.
13) Shan-wu-wei (637-735), Chin-kang-chih (671-741), Pu-k'ung (705-774): preti che diffusero il Buddismo esoterico in Cina e furono venerati come fondatori della scuola della Vera parola in Giappone.
14) Kobo (774-835), Jikaku (794-866) e Chisho (814-891) erano preti della scuola della Vera parola in Giappone.
15) SDL, 254.
16) Illuminazione quasi perfetta e Illuminazione perfetta: rispettivamente il cinquantunesimo e il cinquantaduesimo e ultimo stadio della pratica del bodhisattva, o Buddità.
SPIEGAZIONE
SUPERATE OGNI OSTACOLO CON UNA FEDE DETERMINATA
«La grande impresa di kosen-rufu è una battaglia contro le funzioni demoniache. Non possiamo farci intimidire dai loro attacchi perché, se lasciamo che esse ci sconfiggano, l'umanità sarà avvolta per sempre nell'oscurità». Questa possente dichiarazione del mio maestro contiene un messaggio importante per i posteri.
Josei Toda non arretrò mai, nemmeno di un passo, nella sua battaglia contro le forze malvagie e distruttive che cercavano di ostacolare il flusso di kosen-rufu, bensì continuò a battersi deciso a fronteggiarle. Il suo scopo era la felicità di tutta l'umanità e, poiché voleva liberare il mondo dal dolore e dalla disperazione, era costantemente impegnato a sgominare qualsiasi forza negativa che tormentasse le persone o le facesse soffrire. Fino agli ultimi momenti della sua vita rimase in prima linea come comandante supremo di kosen-rufu.
Nel 1957, l'anno prima della sua morte, un periodo in cui molte delle sue aspirazioni per il nostro movimento stavano realizzandosi, la Soka Gakkai fu ferocemente colpita da una raffica di ostacoli, quelli che le scritture buddiste chiamano "i tre ostacoli e i quattro demoni".1 Oltre al verificarsi di vari attacchi e persecuzioni come gli episodi del sindacato dei minatori di Yubari2 e quello di Osaka,3 Toda si ammalò gravemente.
Ma poiché sapeva leggere chiaramente la vera natura delle cose e degli eventi dal punto di vista del Budda e della Legge, una volta disse: «Stiamo per realizzare lo scopo della conversione di settecentocinquantamila famiglie, quindi è naturale che le funzioni demoniache facciano a gara per ostacolarci il cammino. Comunque, il demone della malattia che adesso mi ha colpito è solo un demone minore. Se permetto a simili demoni insignificanti di sconfiggermi, non sarò mai capace di realizzare kosen-rufu».
Toda aveva un atteggiamento indomito nel fronteggiare gli attacchi delle funzioni demoniache: «La mia malattia - disse - è un grande esempio di alleggerimento della retribuzione karmica.4 Sono convinto che grazie a questa malattia le immense difficoltà che la Gakkai avrebbe dovuto affrontare saranno ridotte».
Grazie alla sua potente convinzione Toda superò il problema di salute che lo affliggeva e, per celebrare la guarigione, tenne un pranzo per il suo cinquattottesimo compleanno, l'11 febbraio 1958. Quindi il sedici marzo, dopo aver vinto sul demone della malattia, passò il testimone di kosen-rufu ai suoi giovani successori. E infine, dopo aver realizzato la sua nobile missione in questo mondo, il 2 aprile morì nella completa pace della mente.
Quest'anno sarà il cinquantunesimo anniversario della morte del mio maestro, del giorno in cui, come leale discepolo, feci voto di dedicare la mia vita a ripagare il mio profondo debito di gratitudine nei suoi confronti.
LE CINQUE GUIDE ETERNE DELLA SOKA GAKKAI
Nel dicembre del 1957, mentre Toda stava ancora lottando contro la malattia, la Soka Gakkai raggiunse finalmente il numero di settecentocinquantamila famiglie, uno scopo che egli aveva giurato solennemente di realizzare durante la sua vita. Alla riunione dei responsabili di centro di quel mese, nel comunicare l'adempimento del suo voto, Toda espose ai suoi amati compagni di fede quelle che in seguito furono chiamate le "tre guide eterne della Soka Gakkai":
1) Fede per una famiglia armoniosa.
2) Fede per la realizzazione della felicità di ogni persona.
3) Fede per superare gli ostacoli.
Ciascuna di queste brevi guide condensa un importante obiettivo di fede e lo spirito essenziale con il quale dovremmo svolgere la nostra pratica buddista.
Il mio maestro mi aveva affidato la realizzazione di tutti i suoi progetti e di tutti i suoi sogni: così, dopo essere diventato il terzo presidente della Soka Gakkai (nel maggio del 1960), decisi di ribadire queste indicazioni nei due discorsi programmatici che tenni nei giorni di Capodanno del 1961 e del 1962. Sapevo che, se avessimo perso di vista lo scopo fondamentale della pratica buddista che Toda ci aveva insegnato, avremmo corso il rischio di venire sconfitti dalle funzioni demoniache e gli effetti sarebbero stati l'apatia, il ristagno e infine la disgregazione della nostra fede.
Nel 2003, all'inizio del nuovo secolo, riconfermai un'altra volta l'essenza delle guide di Toda e ve ne aggiunsi due:
4) Fede per una buona salute e una lunga vita.
5) Fede per la vittoria assoluta.
Oggi queste indicazioni costituiscono le cinque guide eterne che esprimono le speranze e le convinzioni di Toda e mie.
Contenendo gli ingredienti vitali per il conseguimento della Buddità in questa esistenza, sono permeate dalla nostra preghiera affinché i membri di tutto il mondo possano dedicare la propria vita a kosen-rufu, senza esser mai sconfitti da alcun ostacolo e ottenere uno stato di assoluta felicità.
Lettera ai fratelli è lo scritto che il mio maestro e io studiammo insieme come testo fondamentale per apprendere l'atteggiamento corretto nella fede. In esso Nichiren Daishonin insegna ai suoi seguaci a trionfare con coraggio sulle funzioni demoniache, sia che esse appaiano sotto forma dei tre ostacoli e i quattro demoni sia che si manifestino come opera del demone del sesto cielo,5 e conseguire la Buddità. E li esorta a farlo impegnandosi nella fede con la sua stessa profonda dedizione, saldamente uniti ai propri compagni di fede.
Questo scritto è veramente la base dalla quale hanno origine le cinque guide eterne della Soka Gakkai.
Se non vinciamo la battaglia contro le funzioni demoniache non saremo in grado di raggiungere la vera armonia, la felicità, la salute, la longevità e la vittoria - gli scopi che costituiscono il nucleo delle cinque guide. In questa e nelle due prossime puntate studieremo Lettera ai fratelli e impareremo la formula per la vittoria assoluta che Nichiren Daishonin insegna ai suoi discepoli in questo scritto.
«Il Sutra del Loto [...] l'insegnamento dell'unico veicolo».
I GRANDI OSTACOLI SONO LA VIA DIRETTA PER TRASFORMARE IL PROPRIO KARMA E CONSEGUIRE LA BUDDITÀ
Vorrei cominciare spiegando alcuni punti che riguardano i destinatari della lettera e la situazione che essi stavano affrontando.
Le lettera è indirizzata ai due fratelli Ikegami, Munenaka e Munenaga. Non sappiamo con esattezza quando si convertirono agli insegnamenti del Daishonin, ma è certo che essi sono considerati fra i suoi primi discepoli. I due fratelli appartenevano al clan Ikegami, un'insigne famiglia di samurai che deteneva un'importante concessione governativa per i progetti edilizi.6 Il loro padre, Ikegami Yasumitsu [un ardente seguace di Ryokan, capo dei preti del Gokuraku-ji, il tempio della scuola Precetti-Vera parola], si opponeva alla loro fede e aveva ripudiato il maggiore dei due, Munenaka.
Nella società feudale dei samurai essere ripudiati era una sanzione estremamente grave. Non significava soltanto la perdita del diritto di successione, ma anche della propria posizione sociale e di qualsiasi base di sostentamento economico. Inoltre, in questo caso, poiché il fratello maggiore era stato ripudiato, il fratello minore, Munenaga, se avesse accettato di rinunciare alla sua fede, avrebbe avuto l'occasione di diventare l'erede del padre. Era chiaro che si trattava di una tattica astuta da parte del padre per indebolire la determinazione del figlio minore.
Questa lettera è la risposta del Daishonin alla notizia che Munenaka era stato ripudiato. In essa egli insegna ai fratelli Ikegami che gli ostacoli che stavano affrontando erano le conseguenze inevitabili della loro fede risoluta nel Sutra del Loto, e che il sentiero per il conseguimento della Buddità risiede in ultima analisi nel combattere le funzioni demoniache, proprio come spiega il sutra.
Nel paragrafo introduttivo il Daishonin sottolinea la superiorità del Sutra del Loto su tutti gli altri insegnamenti del Budda. Il Sutra del Loto, egli spiega, è il «cuore» della vasta raccolta dei sutra nota come gli «ottantamila insegnamenti», e il nucleo degli insegnamenti del Budda chiamati genericamente le «dodici suddivisioni delle scritture». E afferma non solo che i Budda di ogni tempo e luogo hanno sempre ottenuto l'Illuminazione facendo di questo sutra il loro maestro, ma che essi hanno guidato gli esseri viventi verso lo stesso obiettivo, predicando l'insegnamento del Sutra del Loto.
Possiamo supporre che il Daishonin abbia cominciato la lettera sottolineando il significato fondamentale della fede a causa della gravità della situazione dei fratelli, insegnando loro che la convinzione e la gioia che derivano dal riconoscere davvero il supremo valore dell'abbracciare il Sutra del Loto possono darci la forza per superare qualsiasi avversità.
Il Daishonin passa quindi ad analizzare da varie prospettive le conseguenze di abbandonare la fede nel Sutra del Loto. Innanzitutto è una grave offesa perché «il Sutra del Loto è l'occhio di tutti i Budda. È il maestro originale del Budda Shakyamuni stesso, il signore degli insegnamenti» (RSND, 1, 439). In altre parole, abbandonare la fede significa scartare l'insegnamento fondamentale.
A un livello più profondo, lasciare il Sutra del Loto equivale a respingere i principi fondamentali che esso contiene, come l'Illuminazione universale, il rispetto per tutte le persone e la coesistenza armoniosa. E ciò fa sì che l'azione dei tre veleni di avidità, collera e stupidità7 - che operano in opposizione alla Legge fondamentale - diventi sempre più intensa, fino a prevalere nella vita di una persona, che viene totalmente dominata dall'oscurità e destinata a vagare nei cattivi sentieri dell'esistenza. Il Daishonin cerca di imprimere con forza nei fratelli Ikegami la consapevolezza di quanto sia importante il Sutra del Loto, spiegando che «se qualcuno ne rinnega un carattere o persino un singolo tratto» (RSND, 1, 439) sta commettendo un'offesa grave. Nel suo monito possiamo percepire l'immensa compassione di fare tutto ciò che era in suo potere per dissuadere i due fratelli da qualsiasi pensiero di abbandonare la fede in quel difficile bivio della loro vita.
«Inoltre, è estremamente difficile [...] con la fibra di uno stelo di loto».
È DIFFICILE INCONTRARE UN VERO MAESTRO
Dopo aver discusso del significato del Sutra del Loto, o della Legge, il Daishonin si concentra sull'importanza delle persone che lo espongono e lo praticano.
Anche l'insegnamento più elevato non ha alcun valore se non c'è nessuno che lo mette in pratica, come sottolinea il Daishonin nella frase: «La Legge non si diffonde da sola; poiché sono le persone a propagarla, sia le persone sia la Legge sono degne di rispetto».8
È estremamente raro incontrare «una persona che esponga questo sutra esattamente come il sutra insegna». Incontrare un simile maestro, spiega il Daishonin, è ancora più difficile di realizzare imprese strane e impossibili, come «per una tartaruga con un occhio solo trovare un legno di sandalo galleggiante» o «per qualcuno appendere al cielo il monte Sumeru con la fibra di uno stelo di loto».
La persona - o maestro - di cui si parla qui è il devoto del Sutra del Loto e specificamente il Daishonin. È qualcosa di veramente straordinario incontrare il Daishonin in questo mondo di saha durante la malvagia epoca dell'Ultimo giorno della Legge macchiata dalle cinque impurità.9
Ed è altrettanto difficile per coloro che vivranno dopo la morte del Daishonin incontrare un autentico leader buddista che propaga la Legge mistica, l'essenza del Sutra del Loto, esattamente come il Daishonin insegna. Per me non c'è gioia più grande di esser nato in questo mondo e aver incontrato Toda, un grande maestro di kosen-rufu, ed esserne diventato il discepolo. La prima volta che ho incontrato Toda ho sentito istintivamente che potevo fidarmi di lui. Per questo ho deciso di cominciare a praticare il Buddismo del Daishonin.
In una mia corrispondenza con il poeta e romanziere giapponese Yasushi Inou (1907-91) scrissi: «Ho imparato il Buddismo anzitutto da Josei Toda. Non è venuta prima la fede, ma il mio incontro con lui».10 E rispondendo a una mia lettera nella quale descrivevo l'impatto decisivo che aveva avuto sulla mia vita l'incontro con il mio mentore, Inoue scrisse: «Mi ha molto commosso [la sua lettera]. Non molto spesso è accordata agli esseri umani l'opportunità di incontrare una persona di grande levatura come Toda, di trovare qualcuno le cui idee coincidano con le proprie, di dimostrare devozione a quella persona, di delineare in tal modo la strada della propria vita e poi di amare e rispettare per sempre quella persona».11
Quale prezioso tesoro è, nella vita di una persona, la relazione fra maestro e discepolo! Dal punto di vista buddista è il legame più nobile che ci sia. Se non fosse stato per il maestro Tsunesaburo Makiguchi e per il suo discepolo Josei Toda, il primo e il secondo presidente della Soka Gakkai, la rinascita del Buddismo del Daishonin nell'epoca moderna non avrebbe avuto luogo.
Infatti la Legge, o l'insegnamento del Budda, diventa viva solo nell'esistenza di coloro che la praticano, e il suo vero valore si manifesta soltanto nel loro comportamento e nelle loro azioni. A meno che non ci siano persone che abbraccino correttamente l'insegnamento del Budda e lo pratichino rimanendo fedeli al suo spirito, da quell'insegnamento non si potrà creare alcun valore.
Avere un mentore, un maestro nella fede, è vitale per praticare correttamente. Ed è attraverso i discepoli che agiscono con lo stesso spirito del maestro che si trasmette la Legge. La relazione tra maestro e discepolo è un pilastro fondamentale del Buddismo di Nichiren Daishonin.
La nostra rete Soka è ora diffusa in tutto il mondo e oggi milioni di membri - superando le differenze di linguaggio ed etnia - si stanno dedicando con impegno a esporre il sutra «esattamente come il sutra insegna». Abbracciando e portando avanti la nobile eredità di maestro e discepolo, progredendo insieme alla Soka Gakkai, si conduce un'esistenza davvero sublime e significativa. Chi agisce così si guadagnerà di certo le più grandi lodi da parte del Daishonin.
«Stando così le cose, [...] e persino più dell'invasione mongola».
ATTENZIONE ALLE INFLUENZE NEGATIVE
Come praticanti del Sutra del Loto, di cosa dovremmo avere davvero paura? Il Daishonin dice che piuttosto di temere i banditi, i ladri o gli animali selvaggi, dovremmo aver paura di «coloro che cercano di ostacolare la nostra pratica». A chi si riferisce?
Nei paragrafi precedenti il Daishonin cita gli esempi di stimati maestri buddisti della dinastia cinese T'ang, come Tz'u-en e Shan-wu-wei, che invece di abbracciare il Sutra del Loto rimasero rigidamente attaccati agli insegnamenti provvisori. Fa notare che ciascuno di quegli uomini eruditi aveva riconosciuto a un certo punto la superiorità del Sutra del Loto ma poi alla fine aveva abbandonato la fede in esso. E la causa fondamentale di questo abbandono fu l'essere sviati da «persone che esercitarono su di loro un'influenza malvagia» (RSND, 1, 439), cioè "cattivi amici" o "cattivi maestri".
«Coloro che cercano di ostacolare la pratica» non sono altro che "influenze malvagie". E ciò che le rende così temibili è il fatto che esse possono corrompere la mente di una persona e distruggerne la fede. Se i praticanti del Sutra del Loto si lasciano sviare dalle influenze malvagie, se si lasciano ingannare dai cattivi maestri, abbandonando così il loro impegno nel perseguire il corretto sentiero della fede, non riusciranno a raggiungere la via del Budda.
Se invece i praticanti rimangono saldi nel loro impegno, grazie al potere della fede saranno capaci di superare anche le più grandi difficoltà. È proprio vero, come spesso afferma il Daishonin, che il cuore è la cosa più importante. Per forgiare una forza interiore in grado di non cedere alle influenze negative dobbiamo avere la saggezza di riconoscerle come tali e combatterle coraggiosamente.
«Questo mondo è il dominio [...] cerca di ostacolarlo».
LA FEDE È UNA LOTTA CONTRO LE AZIONI DEL RE DEMONE
«Questo mondo è il dominio del re demone del sesto cielo. Tutti gli esseri umani sono suoi sudditi sin dal tempo senza inizio». Questo è un passo importante, in cui il Daishonin esprime la sua profonda e sottile comprensione della vera natura delle funzioni demoniache. È un passo che ho letto infinite volte da quando ho iniziato a praticare il Buddismo del Daishonin, cercando di imprimerlo profondamente nel mio cuore.
In questo e nel passo seguente il Daishonin avverte che le azioni del demone del sesto cielo sono le influenze malvagie che come praticanti dovremmo maggiormente temere. Prima di tutto egli dichiara che "questo mondo", cioè il mondo di saha in cui viviamo, è il "dominio" del re demone del sesto cielo. È così perché il re demone, che regna sul triplice mondo dalla sommità del mondo del desiderio, governa la vita delle persone dal tempo senza inizio.
Il re demone rappresenta le forze negative che manipolano la vita degli altri a loro piacimento, ostacolano il bene e fanno cadere le persone nei cattivi sentieri. Le funzioni demoniache privano i credenti del Sutra del Loto del beneficio della loro pratica buddista e bloccano il flusso della saggezza nella loro vita. Distruggono le radici del bene che le persone hanno coltivato, inducendole a trasmigrare attraverso i sei sentieri del triplice mondo.
Gli eserciti del re demone ordiscono vari intrighi per impedire il progresso delle forze del Budda. Il Daishonin fa tre specifici esempi delle funzioni insidiose del re demone: trasformare in giogo la moglie e i figli; trasformare i genitori e il sovrano in reti che impediscono l'accesso al cielo; indurre le persone a bere il vino di avidità, collera e stupidità per offuscare la vera mente della loro natura di Budda (cfr. RSND, 1, 440). Questi tre tipi di impedimenti corrispondono ai tre ostacoli del karma, della retribuzione, e delle illusioni e desideri (giapp. bonno).
In tutte le persecuzioni che lo colpirono, il Daishonin combatté le forze negative personificate del demone del sesto cielo.
Altrove egli dice: «Il re demone del sesto cielo mobilita i dieci tipi di truppe12 e, in mezzo al mare delle sofferenze di nascita e morte, combatte contro il devoto del Sutra del Loto per impedire che egli lo scacci e si impadronisca di questa terra impura, in cui vivono santi e persone comuni» (La grande battaglia, WND, 2, 465).
Il re demone, al comando dei suoi dieci eserciti, scatena la battaglia per impedire al devoto del Sutra del Loto di acquisire influenza sul mondo di saha e se il devoto, nonostante tutti questi attacchi, dovesse comunque riuscirvi, il demone continuerà a fare ogni sforzo possibile per riprenderne il controllo. Ben conscio di ciò, il Daishonin dichiara risolutamente: «Sono ormai passati più di vent'anni da quando mi trovai in tale situazione e diedi inizio alla grande battaglia. Non ho mai pensato, nemmeno una volta, di ritirarmi» (Ibidem). La sua vita fu una continua battaglia contro gli eserciti del re demone. Kosen-rufu implica sempre una lotta senza tregua tra il Budda e le funzioni negative inerenti alla vita.
La Soka Gakkai è l'organizzazione che ha ereditato il vero spirito del Daishonin: più il nostro nobile movimento è cresciuto, più intensi sono stati gli assalti del re demone e di altre forze negative. Toda ci diceva: «Combattete senza paura contro le funzioni demoniache! Non lasciate che facciano danni! Non cedete mai ad esse!». Insieme al suo maestro Makiguchi assunse su di sé tutto il peso delle persecuzioni. Entrambi grandi guide di kosen-rufu, animate da una dedizione altruistica e senza riserve alla propagazione della Legge, combatterono contro la natura demoniaca delle autorità e protessero tenacemente i compagni di fede e la Gakkai. Come terzo presidente mi sono impegnato esattamente con lo stesso spirito.
I primi tre presidenti della Soka Gakkai hanno combattuto indomiti i tre ostacoli, i quattro demoni e i tre potenti nemici13 e hanno trionfato completamente su di essi.
«È deciso a far cadere nel male [...] si impossesseranno di altre persone».
RICONOSCERE LE INFLUENZE NEGATIVE
Come è indicato dalla frase «deciso a far cadere nel male i credenti del Sutra del Loto», il re demone del sesto cielo fa ricorso a qualsiasi mezzo per impedire a coloro che credono nel sutra di conseguire la Buddità. Come esempio, il Daishonin cita le azioni dei preti di varie scuole buddiste affermando che essi cercano di ingannare gradualmente i credenti per allontanarli dal Sutra del Loto, allettandoli con qualcosa che gli "somigli".
Il Daishonin dice: «In ciascun caso il re demone del sesto cielo aveva posseduto questi sapienti affinché ingannassero la brava gente». Quali esempi di questi "sapienti" cita una lunga lista di preti di alto rango riveriti dalle varie scuole buddiste dei suoi giorni, che definisce "cattivi compagni" o "cattivi maestri", l'esempio per eccellenza di persone dominate dal re demone, perché portavano i praticanti sinceri verso strade sbagliate. Proprio a questo - egli spiega - si riferiscono le parole del tredicesimo capitolo del Sutra del Loto Esortazione alla devozione: «Demoni malvagi si impossesseranno di altre persone».
Siccome si tratta di preti eminenti che godono di grande rispetto nella società, le persone non si accorgono della loro vera natura ma al contrario li stimano e ne apprezzano gli insegnamenti permettendo al «veleno di penetrare profondamente nella loro vita»14 senza capire che l'effetto sarà la perdita della loro «vera mente».15 Ciò induce le persone ad allontanarsi dal Sutra del Loto e persino a offenderlo. È questo il terribile risultato di una società nella quale gli individui hanno ceduto alle influenze negative. La normale sensibilità delle persone a un certo punto si intorpidisce e il tessuto stesso della società comincia a decadere. Eppure le persone sono incapaci di comprenderne la causa.
Il devoto del Sutra del Loto si adopera per insegnare alle persone la verità riguardo al veleno che è penetrato nella loro vita, ma quelli a cui cerca di insegnare, essendo illusi, pensano che abbia cattive intenzioni. Ciò nonostante, usando il potere delle parole e del ragionamento basato sul Sutra del Loto, egli persevera nei suoi sforzi per rivelare l'orribile volto dell'offesa alla Legge e denunciare la vera natura dei maestri sbagliati e di altre influenze negative, in modo che tutti possano vederla. Questa è la battaglia descritta nella strofa di venti versi del tredicesimo capitolo Esortazione alla devozione.16
In questo passo di Lettera ai fratelli il Daishonin nomina senza esitazione i fondatori e gli alti esponenti delle più importanti scuole buddiste dei suoi tempi, e li denuncia apertamente come i principali colpevoli dell'allontanamento dalla fede nel Sutra del Loto delle persone del suo tempo, senza temere critiche e vessazioni. In altri scritti proclama persino: «Che gli altri ci odino, se vogliono» (cfr. L'unità fra marito e moglie, RSND, 1, 410) o «Se vogliono odiare, che lo facciano» (Gli argini della fede, RSND, 1, 558). Attraverso la sua dedizione e un'incrollabile determinazione dimostra di essere il vero devoto del Sutra del Loto, perché senza questo spirito risoluto non è possibile combattere le forze negative inerenti alla vita personificate dal demone del sesto cielo.
Anche Toda non scese mai a compromessi con preti malvagi e altre influenze negative, cioè persone le cui vite erano governate dalle funzioni del re demone del sesto cielo. E coloro che commisero le offese più gravi furono i membri corrotti del clero della Nichiren Shoshu, quelli che avrebbero dovuto sostenere l'insegnamento del Daishonin. Toda parlò sempre chiaro con loro, esprimendo senza mezzi termini che cosa pensava. Li rimproverò severamente per aver voltato le spalle all'insegnamento del Daishonin durante la seconda guerra mondiale e per aver lasciato da solo Makiguchi nel momento cruciale. Chi vuole distruggere o minare alla base il corretto insegnamento non può mai essere perdonato. Questo è un aspetto essenziale del Buddismo del Daishonin.
«Il grande demone dell'oscurità fondamentale [...] chi si trova negli stadi inferiori della pratica».
SCONFIGGERE L'OSCURITÀ FONDAMENTALE CON IL POTERE DELLA FEDE
Fino a questo punto il Daishonin ha spiegato che i "cattivi amici" - o influenze negative che ostacolano la fede delle persone nel Sutra del Loto - sono personificati da "sapienti posseduti da demoni malvagi", e che queste influenze non sono altro che le funzioni del re demone del sesto cielo.
Ma se questi uomini sono sapienti, perché il demone del sesto cielo è riuscito a prendere possesso di loro? La ragione è che essi non sono stati sconfitti dall'esterno bensì dall'interno; ciò che li ha sconfitti è la natura demoniaca conosciuta come oscurità fondamentale che è innata alla vita stessa. In un altro scritto il Daishonin afferma: «L'oscurità fondamentale si manifesta come re demone del sesto cielo» (La cura della malattia, RSND, 1, 988).
Tutte le persone hanno l'oscurità fondamentale nella loro vita. Il Daishonin dice che essa esiste anche nella vita dei Budda. Persino nel caso di un bodhisattva che si trova nello stadio di Illuminazione quasi perfetta, l'oscurità fondamentale insita nella sua vita può attivare la funzione del re demone e impedirgli di raggiungere lo stadio di perfetta Illuminazione o Buddità. E se ciò vale per i bodhisattva di questo penultimo stadio, a maggior ragione sarà così per noi persone comuni.
Il re demone del sesto cielo è l'impulso negativo fondamentale che risiede nella profondità della vita delle persone. È questa natura demoniaca o negatività che fa sorgere il desiderio di controllare gli altri o addirittura di togliere la vita agli altri, causando la distruzione e la guerra. Per vincere tale natura demoniaca occorre far emergere la natura del Dharma o natura fondamentale dell'Illuminazione,17 che esiste nella nostra vita insieme all'oscurità fondamentale. A tal fine è vitale continuare a impegnarsi nella fede, praticando personalmente il Buddismo del Daishonin e condividendolo con gli altri.
In una delle sue lezioni Toda commentò il fatto che il re demone del sesto cielo è iscritto nel Gohonzon: «Il re demone del sesto cielo è raffigurato nel Gohonzon. Così, quando preghiamo davanti al Gohonzon, il re demone obbedisce al Gohonzon [la Legge di Nam-myoho-renge-kyo]. Il re demone darà ordini e terrà a bada i capi dei suoi eserciti demoniaci. Il potenziale originalmente illuminato del re demone si manifesta attraverso il Gohonzon. In verità, tutte le entità [raffigurate nel Gohonzon] esibiscono i loro nobili attributi intrinseci quando sono illuminate da Nam-myoho-renge-kyo». E arrivò a dire: «Il re demone del sesto cielo allora, per la prima volta, si trasforma in un'entità che aiuta gli altri e reca loro benefici». In queste osservazioni è contenuto un principio profondo che sta al cuore del Buddismo del Daishonin.
Nella Raccolta degli insegnamenti orali si afferma: «La singola parola fede è la spada affilata con cui si affronta e si vince l'oscurità fondamentale o ignoranza» (Buddismo e società, n. 116, p. 61). Come indicano queste parole, è la spada affilata della fede che ci permette di vincere sull'oscurità fondamentale. Ciò significa perseverare e sfidarci nella fede per tutta la vita, riconoscere i demoni per ciò che sono e far emergere costantemente la natura fondamentale dell'Illuminazione dal nostro interno. Attraverso una fede che si rafforza giorno dopo giorno e mese dopo mese (cfr. Le persecuzioni che colpiscono il santo, RSND, 1, 885) possiamo sconfiggere alla base le funzioni dell'oscurità o ignoranza nella nostra vita.
Anche per questo motivo è importante avere un maestro nella fede che ci dia una direzione corretta. Toda una volta mi disse: «Se sei un mio vero discepolo allora devi seguire le mie orme fino alla fine senza temere nessuna difficoltà. Non devi mai essere sconfitto». E io ho continuato a combattere un giorno dopo l'altro proprio come il mio maestro mi aveva insegnato, e ho sconfitto tutte le funzioni demoniache.
Lo spirito di maestro e discepolo è una potente forza trainante per sconfiggere qualsiasi forma di funzione demoniaca. Coloro che perdono questo spirito e si dimenticano del debito di gratitudine nei confronti del proprio maestro saranno sempre più consumati dall'oscurità fondamentale, finché alla fine diverranno sudditi o discepoli del re demone.
Rimanere impavidi qualsiasi cosa accada, rifiutarsi di soccombere all'oscurità o alla negatività; è questo lo spirito della fede necessario per combattere le funzioni demoniache. Con tale spirito trionferemo senz'altro. Questo è il segreto di una vita vittoriosa.
«Il re demone del sesto cielo entra nel corpo della moglie [...] che pure nutrono devozione filiale nei loro confronti».
SUPERARE I TRE OSTACOLI E I QUATTRO DEMONI PER CONSEGUIRE LA BUDDITÀ
Il Daishonin afferma che le funzioni del re demone si manifestano anche sotto forma di opposizione da parte dei genitori, del partner, dei figli e anche delle autorità secolari, allo scopo di ostacolare la pratica di coloro che abbracciano il Sutra del Loto.
Senza dubbio la frase: «Il re demone del sesto cielo entra nel corpo [...] dei genitori affinché rimproverino i figli che pure nutrono devozione filiale nei loro confronti» deve aver toccato un tasto particolarmente sensibile per i fratelli Ikegami. Infatti la loro difficile situazione era causata principalmente dagli intrighi del prete Ryokan18 del tempio Gokuraku-ji e da altre influenze negative. E il Daishonin aggiunge che anche il loro padre Yasumitsu19 aveva ceduto all'influenza del demone del sesto cielo, che li stava attaccando nel tentativo di ostacolare la loro fede. Perciò il Daishonin dice ai fratelli che essi devono riconoscere la vera natura di queste forze demoniache e non devono per nessun motivo adeguarvisi.
In Lettera ai fratelli e in molti altri scritti il Daishonin offre indicazioni e incoraggiamento ai discepoli che stavano soffrendo perché costretti a scegliere fra fede e devozione filiale. La vera devozione filiale è conseguire personalmente la Buddità seguendo il supremo insegnamento buddista, e condurre i propri genitori alla felicità eterna.
I fratelli Ikegami portarono avanti la loro fede esattamente come il Daishonin aveva loro insegnato realizzando uno splendido trionfo sulle difficoltà e gli ostacoli che li avevano colpiti.
Oggi il mondo è alle prese con una crisi economica senza precedenti in cui sorgono continuamente ostacoli di ogni tipo. Perciò è cruciale vincere nei nostri cuori e recitare Daimoku fino in fondo davanti a qualsiasi problema. Quando poniamo alla base della nostra vita la "fede per superare le difficoltà" possiamo senza alcun dubbio trasformare il negativo in positivo, in accordo con il principio di "trasformare il veleno in medicina". Possiamo senz'altro trasformare il nostro karma, conseguire la Buddità in questa vita e aprire una strada per kosen-rufu ancor più ampia.
Vinciamo basando il nostro cuore su una fede profonda, e il prossimo anno celebriamo l'ottantesimo anniversario della fondazione della Soka Gakkai attraverso la prova concreta di una grande vittoria da parte di ogni persona.
Note
1) Vari impedimenti alla pratica del Buddismo elencati nel Sutra del Nirvana e nel Trattato sulla grande perfezione della saggezza di Nagarjuna. I tre ostacoli sono: l'ostacolo delle illusioni e dei desideri; l'ostacolo del karma; l'ostacolo della retribuzione. I quattro demoni sono: il demone delle illusioni e dei desideri; il demone delle cinque componenti; il demone della morte; il demone del sesto cielo.
2) Episodio in cui i minatori di Yubari, nell'Hokkaido, furono minacciati di licenziamento perché erano membri della Soka Gakkai.
3) Nel 1957, in occasione delle elezioni straordinarie per la Camera del Consiglio, il presidente Ikeda, allora responsabile di staff della divisione giovani della Soka Gakkai, fu arrestato a Osaka con la falsa accusa di aver violato le leggi elettorali. Dopo un processo durato quasi cinque anni fu completamente scagionato.
4) Principio secondo il quale si possono ridurre gli effetti negativi del proprio karma attraverso la fede e la pratica buddista.
5) Demone del sesto cielo: o re demone del sesto cielo, re demone o demone celeste. Dimora nel più alto dei sei cieli del mondo del desiderio. È chiamato anche Colui che gode liberamente delle creazioni illusorie degli altri, in quanto usa a suo piacimento i frutti degli sforzi degli altri per il proprio piacere. Servito da innumerevoli demoni minori, ostacola la pratica buddista e gode nel succhiare la forza vitale di altri esseri. Il re demone è la personificazione della tendenza negativa della vita a sottomettere a ogni costo gli altri alla propria volontà.
6) Questo è ciò che hanno stabilito ricerche più recenti, mentre in precedenza si riteneva che la famiglia Ikegami ricoprisse cariche importanti nell'Ufficio per le costruzioni e le riparazioni del governo militare di Kamakura.
7) I tre veleni di avidità, collera e stupidità sono i mali fondamentali inerenti alla vita che danno origine alle sofferenze umane. Nel Trattato sulla grande perfezione della saggezza di Nagarjuna essi sono considerati la fonte di tutte le illusioni e i desideri. Sono chiamati veleni perché "avvelenano" la mente delle persone impedendo loro di indirizzarsi verso il bene.
8) Le centosei comparazioni (Hyaku Rokka Sho), GZ, 856.
9) Questo termine appare nel secondo capitolo del Sutra del Loto, Espedienti. Le cinque impurità sono: l'impurità dell'epoca, del desiderio, degli esseri viventi, del pensiero e della vita.
10) Daisaku Ikeda e Yasushi Inoue, Letters of Four Seasons (Lettere di quattro stagioni), trad. Richard l. Gage, Tokyo, 1989, Kodansha International, p. 35.
11) Ibidem, p. 44.
12) Dieci tipi di truppe, o dieci eserciti, del re demone: rappresentano vari impedimenti che secondo l'elenco di Nagarjuna nel Trattato sulla grande perfezione della saggezza sono: 1. avidità; 2. preoccupazione; 3. fame e sete; 4. amore per i piaceri; 5. apatia e indifferenza; 6. paura; 7. dubbio e rimpianto; 8. collera; 9. ricerca di fama e ricchezza; 10. arroganza e disprezzo degli altri.
13) I tre potenti nemici, secondo la definizione del Gran Maestro Miao-lo (711-782), sono: laici arroganti, preti arroganti e falsi santi arroganti, che attaccheranno e perseguiteranno coloro che cercano di propagare il Sutra del Loto nella malvagia ultima epoca. Sono descritti nella strofa di venti righe del tredicesimo capitolo del Sutra del Loto Esortazione alla devozione.
14) Vedi SDL, 300. Riferimento alla parabola dell'abile medico e dei figli malati nel sedicesimo capitolo del Sutra del Loto Durata della vita: un giorno, mentre il padre medico è assente da casa, i figli bevono inavvertitamente un veleno che fa loro perdere il senno e perciò rifiutare di bere la medicina che il padre, al suo ritorno, offre loro per curarli.
15) Sempre in Lettera ai fratelli il Daishonin scrive: «Secondo il Gran Maestro T'ien-t'ai, "se incontrano un cattivo amico, perderanno la loro vera mente". "Vera mente" significa mente che crede nel Sutra del Loto, mentre "perdere" significa tradire la fede in esso e seguire altri sutra. Il sutra afferma: "Ma quando viene data loro la medicina, rifiutano di prenderla"» (RSND, 1, 439-440).
16) In questa strofa, così chiamata perché nelle traduzione cinese è costituita da venti righe, innumerevoli bodhisattva fanno voto di propagare il Sutra del Loto nella malvagia epoca successiva alla morte di Shakyamuni.
17) La natura di Budda di cui la vita è dotata, o mondo di Buddità.
18) Ryokan (1217-1303): detto anche Ninsho. Prete della scuola giapponese Precetti-Vera parola, ostile a Nichiren Daishonin, che usava i suoi contatti altolocati per far perseguitare lui e i suoi discepoli.
19) Ikegami Yasumitsu era un seguace di Ryokan e, istigato da questi, si oppose strenuamente alla fede dei suoi due figli negli insegnamenti del Daishonin. Ventidue anni dopo, nel 1278, gli sforzi nella fede dei due fratelli portarono infine alla conversione del padre.
In sintesi
In questo Gosho Nichiren Daishonin insegna a trionfare con coraggio sulle funzioni demoniache rappresentate dai tre ostacoli e i quattro demoni e dall'opera del demone del sesto cielo, e a conseguire la Buddità.
La lettera inizia con l'indicazione che la convinzione e la gioia derivanti dall'abbracciare il Sutra del Loto possono darci la forza per superare qualsiasi avversità.
Dopo aver analizzato da varie prospettive le conseguenze dell'abbandono della fede nel Sutra del Loto, sottolinea come anche l'insegnamento più elevato non abbia alcun valore senza qualcuno che lo metta in pratica; infatti la Legge diventa viva solo nell'esistenza di coloro che la praticano, e il suo vero valore si manifesta soltanto nel loro comportamento e nelle loro azioni. Per praticare correttamente è imprescindibile avere un maestro nella fede, e la Legge si trasmette attraverso i discepoli che agiscono con lo stesso spirito del maestro.
Il Daishonin esorta poi a temere le "influenze malvagie", personificate da "sapienti posseduti da demoni malvagi", che possono corrompere la mente di una persona e distruggerne la fede, manifestandosi anche sotto forma di opposizione da parte dei genitori, del partner, dei figli e delle autorità secolari, allo scopo di ostacolare la pratica di coloro che abbracciano il Sutra del Loto. Queste influenze sono le azioni del demone del sesto cielo, forze negative che manipolano la vita degli altri, ostacolano il bene e fanno cadere le persone nei cattivi sentieri. Nel tentativo di impedire a coloro che credono nel Sutra del Loto di raggiungere la Buddità, le funzioni demoniache privano i credenti del beneficio della loro pratica buddista e bloccano il flusso della saggezza nella loro vita. Dunque kosen-rufu implica sempre una lotta senza tregua tra il Budda e le funzioni negative inerenti alla vita, che si conduce impegnandosi nella fede, praticando personalmente il Buddismo del Daishonin e condividendolo con gli altri. Il segreto di una vita vittoriosa, pertanto, consiste nel rimanere impavidi qualsiasi cosa accada, rifiutandosi di soccombere all'oscurità.