«Risplendete lì dove siete. Immergendovi nel vostro lavoro invece di evitarlo riuscirete ad aprire una strada per andare nella direzione migliore possibile: alla fine capirete che tutti gli sforzi profusi fino a quel momento avevano un significato e che tutto ciò che avete vissuto è un tesoro per la vostra vita. Quando questo accadrà avrete vinto». (Daisaku Ikeda)
Matteo, 36 anni
Quando nel 2005, grazie alla mia fidanzata, incontrai il Buddismo, decisi di sperimentarlo mettendomi un obiettivo impossibile: affermarmi nella musica dance/elettronica. Così cominciai a praticare costantemente, con il primo risultato di trasformare le mie crisi di panico e il mio senso di impotenza e frustrazione davanti alle sfide, iniziando a sviluppare un forte senso di identità e a percepire il mio lavoro come la mia missione.
L'atteggiamento che avevo nella vita personale e in quella lavorativa era di crescente apertura, finalmente accettavo consigli professionali perché alla base c'era il costante desiderio di migliorarmi. Questo aveva generato effetti immediati: il lavoro come professionista nella mia città mi aveva reso economicamente indipendente e nel 2009 un mio amico, vedendo i miei cambiamenti, iniziò a praticare.
Il mio legame con il presidente Ikeda diventava sempre più forte, e decisi di sperimentare un suo discorso in cui dice che alla base del successo c'è uno sforzo continuo e costante. Ciò mi consentì nel 2011 non solo di collaborare con artisti di livello internazionale ma di esibirmi in diverse parti del mondo, tra cui il Sud America e numerose città europee.
Nel 2012 rilanciai con un obiettivo impossibile: diventare il primo nelle classifiche mondiali. Fu un espediente che mi consentì per prima cosa di superare il grande limite interiore di non sentirmi all'altezza di quel risultato. Sforzandomi di percepire io per primo il valore della mia vita e delle mie lotte arrivai a sentire profondamente che avrei meritato quella posizione.
Risultai primo in classifica per più di un mese!
Quel successo non è stato l'unico: da quel momento la mia musica, grazie a uno stile rinnovato, è diventata fonte di ispirazione per tutti gli artisti in questo ambito. I miei viaggi inoltre mi hanno consentito di far conoscere la pratica e Daisaku Ikeda in tutti i luoghi in cui sono stato. L'impegno nella Soka Gakkai e il legame con il mio maestro mi hanno reso capace di fronteggiare qualsiasi ostacolo e difficoltà con lo spirito di non arrendermi mai, e questo atteggiamento ha incoraggiato in questi anni diversi amici che hanno deciso di cominciare a praticare.
Alessandra, 24 anni
Dopo 3 anni di immensi sacrifici, nel novembre 2014 mi sono laureata in scienze infermieristiche e mi sono trovata di fronte alla difficoltà davvero ardua di entrare nel mondo lavorativo. In quella difficile situazione mi sono impegnata ancora di più nella pratica buddista e nel sostenere con tutta me stessa le attività della Soka Gakkai per realizzare il sogno di kosen-rufu. Grazie a questa sfida ho ottenuto un grande beneficio: neanche due mesi dopo ho iniziato a lavorare come infermiera in una prestigiosa clinica privata di Roma.
Eppure poco dopo è sorto dentro di me un enorme malessere: quel mestiere a stretto contatto le persone, dover sempre rispondere ai bisogni del paziente, sempre di corsa, così stancante fisicamente, così usurante... Mi chiedevo: «Ma perché io? Come ci sono finita qui?». Mi sembrava tutto terribilmente sbagliato.
Cercavo di capire quale potesse essere il mio mestiere se non quello che facevo. Cercavo disperatamente un talento, una passione. E poiché l'unica cosa che mi è sempre veramente piaciuta è scrivere, mi iscrissi alla facoltà di Lettere moderne alla Sapienza. Non era semplice per niente. Ormai vivevo con il mio ragazzo, lavoravo tantissimo e la vita era piena di enormi sfide quotidiane. Nonostante numerose difficoltà riuscii a dare un esame e a prendere 28! La gioia fu enorme. Diedi un altro esame e poi ancora un altro.
Il mio lavoro come infermiera però era decisamente peggiorato, mi sembrava così umile, così "poco" per me. Il pensiero di prendere una seconda laurea invece mi eccitava e mi eccitava anche vedere tutto intorno persone fiere di me.
Di colpo però sentii un'ansia fortissima salire giorno dopo giorno. Mi accorsi di essere spinta a fare tutti questi sforzi dalla paura di deludere gli altri, di rimanere una persona "mediocre", "normale", "come tante altre". Chiesi sinceramente a me stessa per quale motivo non volessi fare l'infermiera e provai a valutare bene il mio mestiere, decisi di cercare il mio maestro e di capire cosa pensava lui a riguardo.
Il 7 agosto 2016 partecipai a una lezione di Buddismo tutta incentrata sul lavoro... non ci potevo credere! Ogni parola era perfettamente indirizzata a me. Uscii immensamente incoraggiata e mentre recitavo Daimoku iniziai a pensare: «Ma se fossi proprio nata per fare l'infermiera?» «Se fosse questa la mia missione?», «Se non fosse poi tutto così sbagliato?». Mi diedi un'altra chance, e credendo al cento per cento nelle parole del mio maestro riscoprii un lavoro completamente diverso.
Ho scelto di lasciare la facoltà di Lettere e di onorare questo lavoro così prezioso e così difficile. Ho letto la delusione negli occhi di alcune persone intorno a me, ma questa volta ho deciso di fare un'esperienza diversa, più profonda. Non è sempre semplice, assolutamente. Anche perché le ore di lavoro sono tante e noi siamo sempre troppo poche. Ma io sono certa che, basandomi sugli insegnamenti del Buddismo, sarò sempre ripagata e non avrò mai rimpianti.
Matteo, 36 anni
Quando nel 2005, grazie alla mia fidanzata, incontrai il Buddismo, decisi di sperimentarlo mettendomi un obiettivo impossibile: affermarmi nella musica dance/elettronica. Così cominciai a praticare costantemente, con il primo risultato di trasformare le mie crisi di panico e il mio senso di impotenza e frustrazione davanti alle sfide, iniziando a sviluppare un forte senso di identità e a percepire il mio lavoro come la mia missione.
L'atteggiamento che avevo nella vita personale e in quella lavorativa era di crescente apertura, finalmente accettavo consigli professionali perché alla base c'era il costante desiderio di migliorarmi. Questo aveva generato effetti immediati: il lavoro come professionista nella mia città mi aveva reso economicamente indipendente e nel 2009 un mio amico, vedendo i miei cambiamenti, iniziò a praticare.
Il mio legame con il presidente Ikeda diventava sempre più forte, e decisi di sperimentare un suo discorso in cui dice che alla base del successo c'è uno sforzo continuo e costante. Ciò mi consentì nel 2011 non solo di collaborare con artisti di livello internazionale ma di esibirmi in diverse parti del mondo, tra cui il Sud America e numerose città europee.
Nel 2012 rilanciai con un obiettivo impossibile: diventare il primo nelle classifiche mondiali. Fu un espediente che mi consentì per prima cosa di superare il grande limite interiore di non sentirmi all'altezza di quel risultato. Sforzandomi di percepire io per primo il valore della mia vita e delle mie lotte arrivai a sentire profondamente che avrei meritato quella posizione.
Risultai primo in classifica per più di un mese!
Quel successo non è stato l'unico: da quel momento la mia musica, grazie a uno stile rinnovato, è diventata fonte di ispirazione per tutti gli artisti in questo ambito. I miei viaggi inoltre mi hanno consentito di far conoscere la pratica e Daisaku Ikeda in tutti i luoghi in cui sono stato. L'impegno nella Soka Gakkai e il legame con il mio maestro mi hanno reso capace di fronteggiare qualsiasi ostacolo e difficoltà con lo spirito di non arrendermi mai, e questo atteggiamento ha incoraggiato in questi anni diversi amici che hanno deciso di cominciare a praticare.
Alessandra, 24 anni
Dopo 3 anni di immensi sacrifici, nel novembre 2014 mi sono laureata in scienze infermieristiche e mi sono trovata di fronte alla difficoltà davvero ardua di entrare nel mondo lavorativo. In quella difficile situazione mi sono impegnata ancora di più nella pratica buddista e nel sostenere con tutta me stessa le attività della Soka Gakkai per realizzare il sogno di kosen-rufu. Grazie a questa sfida ho ottenuto un grande beneficio: neanche due mesi dopo ho iniziato a lavorare come infermiera in una prestigiosa clinica privata di Roma.
Eppure poco dopo è sorto dentro di me un enorme malessere: quel mestiere a stretto contatto le persone, dover sempre rispondere ai bisogni del paziente, sempre di corsa, così stancante fisicamente, così usurante... Mi chiedevo: «Ma perché io? Come ci sono finita qui?». Mi sembrava tutto terribilmente sbagliato.
Cercavo di capire quale potesse essere il mio mestiere se non quello che facevo. Cercavo disperatamente un talento, una passione. E poiché l'unica cosa che mi è sempre veramente piaciuta è scrivere, mi iscrissi alla facoltà di Lettere moderne alla Sapienza. Non era semplice per niente. Ormai vivevo con il mio ragazzo, lavoravo tantissimo e la vita era piena di enormi sfide quotidiane. Nonostante numerose difficoltà riuscii a dare un esame e a prendere 28! La gioia fu enorme. Diedi un altro esame e poi ancora un altro.
Il mio lavoro come infermiera però era decisamente peggiorato, mi sembrava così umile, così "poco" per me. Il pensiero di prendere una seconda laurea invece mi eccitava e mi eccitava anche vedere tutto intorno persone fiere di me.
Di colpo però sentii un'ansia fortissima salire giorno dopo giorno. Mi accorsi di essere spinta a fare tutti questi sforzi dalla paura di deludere gli altri, di rimanere una persona "mediocre", "normale", "come tante altre". Chiesi sinceramente a me stessa per quale motivo non volessi fare l'infermiera e provai a valutare bene il mio mestiere, decisi di cercare il mio maestro e di capire cosa pensava lui a riguardo.
Il 7 agosto 2016 partecipai a una lezione di Buddismo tutta incentrata sul lavoro... non ci potevo credere! Ogni parola era perfettamente indirizzata a me. Uscii immensamente incoraggiata e mentre recitavo Daimoku iniziai a pensare: «Ma se fossi proprio nata per fare l'infermiera?» «Se fosse questa la mia missione?», «Se non fosse poi tutto così sbagliato?». Mi diedi un'altra chance, e credendo al cento per cento nelle parole del mio maestro riscoprii un lavoro completamente diverso.
Ho scelto di lasciare la facoltà di Lettere e di onorare questo lavoro così prezioso e così difficile. Ho letto la delusione negli occhi di alcune persone intorno a me, ma questa volta ho deciso di fare un'esperienza diversa, più profonda. Non è sempre semplice, assolutamente. Anche perché le ore di lavoro sono tante e noi siamo sempre troppo poche. Ma io sono certa che, basandomi sugli insegnamenti del Buddismo, sarò sempre ripagata e non avrò mai rimpianti.