Insieme

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Ho recitato Daimoku e Gongyo per un anno e mezzo a casa mia prima di partecipare a una riunione. Venivo da un forte impegno politico, per me la religione era l’oppio dei popoli, quindi sentivo che una dimensione collettiva di spiritualità orientale che mi sembrava un po’ new age, e di cui peraltro ero profondamente ignorante, mi avrebbe dato molto fastidio.
È stata l’inaspettata gioia di vivere sperimentata in quei mesi, che a soli 25 anni pensavo estinta per sempre, insieme a un senso di libertà profonda e rinnovata fiducia, che mi hanno fatto rivedere alcuni pilastri ideologici su cui poggiava la mia vita, fare un atto di umiltà e decidere di partecipare, grata, al mio primo zadankai.
Temevo un’impronta nipponica e clericale ma ho trovato un’organizzazione aperta, laica, il cui motto è “Buddismo per la pace, la cultura, l’educazione”. Ho cominciato a leggere Daisaku Ikeda, che spiegava i princìpi buddisti citando i classici della letteratura mondiale, parlava di Jean-Paul Sartre, di rivoluzione, di impegno sociale, di solidarietà, di pace. L’ho sentito tanto vicino: quello che diceva, e il modo in cui lo diceva, mi risuonavano, in un certo senso era tutto ciò in cui avevo sempre creduto. Così ho incontrato il maestro, una fonte inesauribile di visione, saggezza e incoraggiamento a cui tuttora non smetto di abbeverarmi.
Ero finalmente nel posto giusto, e come molte persone che per lungo tempo si erano dedicate agli altri con una sorta di abnegazione, di spirito di sacrificio, ero contenta di aver trovato una strada che tenesse conto anche della mia felicità.
Ho scoperto kosen-rufu, che significa “dichiarare e propagare ampiamente”, cioè sperimentare e condividere con gli altri l’ideale di migliorare il mondo attraverso la trasformazione individuale, mettendo in pratica il messaggio fondamentale del Buddismo: ogni essere umano, così com’è, è degno del massimo rispetto e deve poter esprimere liberamente le proprie potenzialità. Me lo spiegarono in una riunione poco prima di ricevere il Gohonzon: da quel momento kosen-rufu dipendeva anche da me.
Mi sono buttata a capofitto in questa impresa, sperimentando la sfida, la gioia, ma anche le difficoltà di condividere con le più diverse mentalità e scelte di vita.
A volte ho sofferto per la semplificazione, il giudizio, il controllo, i limiti di un’organizzazione “umana”, come l’umana tendenza a non rispettare l’individualità in nome della ricerca di perfezione.
Ma soprattutto ho gioito: nel praticare insieme, ragionare insieme, costruire insieme, crescere insieme, vincere insieme. Ho scoperto l’importanza cruciale dei “buoni amici”: a volte ho sciolto nodi profondi della mia vita semplicemente pensando ad alcuni/e di loro.
Ma come sarà il mondo di kosen-rufu? Nichiren lo descrive come un’epoca in cui «il vento non spezzerà i rami o le fronde, né la pioggia cadrà così forte da rompere una zolla […] e le persone saranno libere dalla sfortuna e dai disastri e impareranno l’arte di vivere a lungo» (La pratica dell’insegnamento del Budda, RSND, 1, 347).
Kosen-rufu è un’utopia che si realizza mentre si cerca di procedere insieme per lavorare a questo progetto. C’è un principio buddista importante, “diversi corpi, stessa mente”, che lo descrive: tante, diverse individualità che si rispettano e si valorizzano a vicenda manifestando la stessa mente del Budda, quella profonda natura illuminata che ogni vita possiede.
L’unica vera modalità, a mio avviso, è tessere un arazzo multicolore di relazioni autentiche, intime, basate su uno scambio profondo al livello di questa nostra natura illuminata. Possono essere incontri fugaci, di un’ora appena, a volte in videochiamata, ma lasciano un profondo benessere interiore e rimangono esperienze cruciali che portano alla costruzione di un tessuto di pace. Una pace in movimento, una pace che si realizza attraverso la trasformazione degli esseri umani, per dirla con la Soka Gakkai grazie alla propria rivoluzione umana.
Mi è capitato varie volte, in passato ma anche adesso, di essere in disaccordo con scelte importanti dell’organizzazione e ho espresso e continuo a esprimere il mio punto di vista. Ma sono ancora qui, non me ne sono andata e nessuno mi ha mandata via; quindi vado avanti e andiamo avanti insieme perché non c’è niente di più bello che costruire qualcosa di cui nessuno sa quale sarà la vera forma, come l’universo che è in espansione e in continua evoluzione.
(Maria Lucia De Luca)

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