La trasformazione del karma nel Buddismo di Nichiren Daishonin esposta da Daisaku Ikeda
La trasformazione del karma esposta da Daisaku Ikeda
Tutti noi abbiamo cominciato a praticare con il desiderio di cambiare il nostro destino. E la teoria del karma, che dal punto di vista del Buddismo rende ragione del perché siamo come siamo e viviamo questo tipo di esistenza, è certamente il principio che prima di ogni altro ci è stato spiegato nei suoi vari aspetti e classificazioni. Nel Mondo del Gosho il presidente Ikeda, al di là di qualsiasi trattazione dottrinale, lancia l'immensa speranza, insita nell'insegnamento di Nichiren Daishonin, della trasformazione totale del proprio karma in questa esistenza grazie all'attivazione della Buddità nella nostra vita.
Da qui parte questo speciale.
Di seguito pubblichiamo ampi stralci del capitolo L'esilio di Sado, contenuto nel secondo volume del Mondo del Gosho.
Il karma e il suo cambiamento
[...] La dottrina del cambiamento del karma esposta dal Daishonin è un insegnamento che ponendo l'accento sulle difficoltà dell'esistenza rivela il principio per realizzare la trasformazione interiore della nostra vita (vedi MDG, 2, 30).
[...] La parola karma deriva dal sanscrito, e significa "atto", "azione". Si tratta di un concetto che compare per la prima volta nel pensiero indiano antico. Quando il Buddismo fu trasmesso in Cina la parola venne tradotta con il carattere cinese ye (giapponese go) che significa azioni, intese come acquisizioni o risultati. Nell'antica India le persone credevano che le circostanze della rinascita fossero determinate dalle buone o cattive azioni compiute, cioè dal karma.
Il termine karma originariamente comprendeva sia il karma positivo sia quello negativo. Ma col passare del tempo ha acquisito il significato primario di karma negativo e la questione della sua trasformazione è divenuta un argomento religioso di importanza primaria.
Al giorno d'oggi forse le persone comprendono più facilmente questo concetto se al termine karma sostituiamo quello di fato o destino. Si può cambiare il fato? Si può alterare il destino di un paese, di una persona, dell'umanità? È un tema di estrema importanza non solo per la religione e la filosofia ma anche per l'arte e la letteratura (Ibidem, 32).
[...] Sono sempre più numerose le persone che attualmente trovano difficile accettare l'idea che sia qualche potenza superiore o divinità a controllare il loro destino, [...] mentre nell'antica India, prima dell'avvento del Buddismo, anche l'idea del karma era vista in questi termini, al punto da credere che le persone potessero liberarsi dal ciclo delle rinascite determinato dal karma soltanto attraverso rituali religiosi eseguiti dal clero.
Questa può essere una delle importanti ragioni per cui apparve il Buddismo, che affrancò le persone da questa visione assolutista del karma o destino, sottolineando il potere del libero arbitrio. Il Buddismo insegnava che sia la formazione del karma sia qualsiasi forma di liberazione da esso erano determinate sostanzialmente dalla volontà e dalle azioni individuali. Anche per questo il Buddismo viene chiamato "via interiore" [in contrapposizione alla "via esteriore", termine con cui vengono designati gli insegnamenti non buddisti].
[...] In particolare il Sutra del Loto, che insegna che tutte le persone posseggono la natura di Budda, è un insegnamento che libera a livello fondamentale le persone dalle catene del destino (Ibidem, 33-34).
La trasformazione del karma secondo Nichiren Daishonin
[...] Nell'evoluzione del pensiero buddista successiva alla morte di Shakyamuni le basi dottrinali originali furono dimenticate e divenne dominante l'idea di un karma che vincola la vita individuale.
Alle persone veniva detto che dalle vite precedenti fino a quella presente avevano accumulato un numero incalcolabile di offese. Ciò le faceva sentire impotenti e senza la minima speranza di sradicare una mole così imponente di karma.
Si supponeva che fosse impossibile in una sola esistenza espiare e cancellare tutte le azioni negative accumulate in infiniti kalpa e che al massimo si poteva sperare di ridurre, anche in minima parte, questo saldo negativo nelle profondità della vita. Nel frattempo però, si continuava ad accumulare karma.
La vera essenza del Buddismo, la "via interiore", consiste invece nel considerare il karma come una propria responsabilità. [...] Il Buddismo di Nichiren corregge gli insegnamenti precedenti e insegna che si può, senza alcun dubbio, cambiare il proprio karma.
[...] Esporre alle persone la teoria del karma senza spiegare fino in fondo i mezzi per cambiarlo significa interpretare erroneamente il Buddismo. Simili insegnamenti fanno soltanto sì che le persone rimangano prigioniere delle pastoie del fato (Ibidem, 37-38).
Affrontare il karma
Un'altra caratteristica distintiva del concetto di karma esposto dal Daishonin è la severa attenzione che riserva all'analisi di se stessi. Ci insegna a riflettere più attentamente sul nostro karma e sulle nostre azioni per cambiarlo, usando il potere della Legge che la nostra vita possiede.
Per cambiare il karma dobbiamo guardare bene in faccia la nostra vita. Fronteggiando direttamente il nostro karma così com'è, affrontandolo a testa alta, possiamo far sgorgare lo stato vitale della Buddità. [...] Solo così si realizza la purificazione dei sei organi di senso e la propria rivoluzione umana, cioè si affina la propria umanità.
Inoltre non dobbiamo limitarci a riflettere sul nostro karma personale. Mentre ci liberiamo dalle catene del nostro karma dobbiamo adoperarci anche per liberare le altre persone che soffrono per lo stesso motivo. Questa è la strada per il raggiungimento della Buddità propria e degli altri. [...]
Il Daishonin nutriva il grande desiderio di salvare tutte le persone. Per questo riuscì a guardare la sua vita in maniera così totale e completa e a manifestare dentro di sé la suprema condizione vitale. Egli cercava di insegnare a tutti i suoi seguaci - anzi, a tutta l'umanità - il modo sicuro per cambiare il karma.
Le difficoltà della vita
[...] In Lettera da Sado il Daishonin esamina onestamente la propria vita, domandandosi perché dovesse incontrare persecuzioni e sofferenze, e giunge alla conclusione che era a causa del suo karma.
Lo fece per i suoi seguaci che stavano provando una grande sofferenza per via delle persecuzioni. Voleva far crescere persone veramente forti e di carattere.
Il messaggio del Daishonin era quello di considerare difficoltà e persecuzioni come un'opportunità per crescere e diventare persone più profonde. Più difficoltà si incontrano più possiamo migliorarci come esseri umani. Così dovrebbe vivere chi pratica il Buddismo del Daishonin.
Questo non vale soltanto per le difficoltà e le persecuzioni che si incontrano per amore del Buddismo, ma anche per qualsiasi difficoltà si incontri nella vita. In genere ci sono due modi di affrontare i problemi. C'è chi di fronte alla difficoltà prova risentimento e rabbia nei confronti del mondo che lo circonda e chi invece usa la situazione per elevarsi spiritualmente.
Se non cerchiamo di sviluppare un'umanità più profonda, quando incontriamo qualche grande ostacolo tendiamo a compatirci, ad arrabbiarci, a provare rancore per coloro che abbiamo intorno. È nella natura umana reagire così ma, per impedire che ciò accada, dobbiamo riflettere a fondo su noi stessi e lottare continuamente per la nostra crescita personale. (Ibidem, 38-43).
Causalità generale e causalità più grande
[...] «Chi scala un'alta montagna, deve necessariamente discenderne».1 Questa è la maniera consueta di ragionare nel Buddismo, quella che in Lettera da Sado il Daishonin chiama legge generale di causa ed effetto.2
È la legge di causalità per cui a ogni retribuzione che si riceve in questa vita corrisponde una causa specifica nella vita passata. È un principio piuttosto chiaro ma difficile da applicare nella realtà.
Se per ciascuna cattiva azione compiuta in passato si ricevesse una retribuzione specifica, occorrerebbe un tempo incalcolabile per espiare tutti questi singoli casi di karma negativo. Finché la premessa iniziale è la legge generale di causa ed effetto, per diventare un Budda occorrerebbe svolgere la pratica buddista per innumerevoli kalpa.
[...] E anche se si cerca per un periodo così lungo di sradicare il proprio karma negativo, c'è il rischio nel frattempo di accumularne altro. In definitiva, finché si parte dalla legge generale di causa ed effetto, il modo per cambiare il karma continuerà a sfuggirci. Il Daishonin afferma chiaramente che il suo insegnamento non si basa su questo tipo di causalità.
Infatti afferma: «Nichiren non è stato colpito da queste otto grandi disgrazie3 per questa legge causale, ma perché ha criticato in passato i praticanti del Sutra del Loto e perché ha messo in ridicolo, ora esaltandolo ora denigrandolo, un sutra come il Sutra del Loto, che è come due lune una accanto all'altra, come due stelle congiunte, come due monti Hua uno sull'altro, come due gemme unite».4
In Lettera da Sado egli dichiara quindi che l'offesa fondamentale è quella nei confronti del Sutra del Loto.
[...] Offendere la Legge significa non credere, dubitare dell'esistenza della natura di Budda in noi e negli altri. Questo dubbio è la causa fondamentale che impedisce al mondo di Buddità di emergere e che genera vari tipi di karma negativo. Sradicare questo dubbio e far emergere il mondo di Buddità è la legge causale più importante che rende possibile cambiare il karma.
Secondo la teoria dei dieci mondi questo significa manifestare lo stato di Buddità mentre alla luce della dottrina delle nove coscienze equivale a manifestare la nona coscienza.
Il karma negativo viene avvolto dal mondo di Buddità e purificato dal suo potere. Per fare un'analogia, l'apparizione del mondo di Buddità è come il sorgere del sole. Quando il sole sorge a est, le stelle che brillavano così vividamente nel cielo notturno svaniscono immediatamente, come se non esistessero. In realtà le stelle non hanno cessato di esistere, sono soltanto diventate invisibili.
Se scomparissero, ciò contrasterebbe con il principio di causa ed effetto. Ma, così come la luce delle stelle e della luna sembra svanire quando sorge il sole, quando facciamo emergere lo stato di Buddità nella nostra vita cessiamo di soffrire per gli effetti negativi di ogni singola offesa passata.
Questo non nega né contraddice la legge generale di causa ed effetto, che rimane una delle premesse fondamentali del Buddismo. Essa viene però inclusa in una "legge causale più grande", la legge causale dell'ottenimento della Buddità, il principio causale del Sutra del Loto e della Legge mistica.
Il presidente Toda disse: «Se ci limitassimo a collocare il Buddismo sullo stesso piano dei principi di causalità meno avanzati che vengono esposti negli insegnamenti precedenti al Sutra del Loto, il nostro destino sarebbe immutabile e noi finiremmo per condurre una vita passiva col solo obiettivo di non fare niente di sbagliato. Quest'idea della causalità insegna che gli effetti delle cause poste nelle vite passate si manifestano uno alla volta nelle varie vite successive fino all'infinito futuro, influenzando la nostra vita per innumerevoli kalpa. Poi, in un futuro lontano, dopo esserci purificati di tutte le cause passate, potremo vivere esistenze libere dalle preoccupazioni e piene di speranza e di coraggio».
Alla luce del Sutra del Loto
[...] «Questo insegnamento - continua Toda - non ha alcuna rilevanza per noi dell'Ultimo Giorno della Legge. In quest'epoca occorre un insegnamento che ci permetta, da persone comuni, di andare oltre la legge causale degli insegnamenti precedenti al Sutra del Loto e rivelare o attingere alla nostra natura di Budda. Nichiren Daishonin, rispondendo a questo bisogno, istituì un insegnamento col quale andare oltre il destino formato nelle esistenze passate per costruirne uno positivo e luminoso nella nostra vita attuale. Fu Nichiren Daishonin che istituì la Legge, basandosi esattamente sulla spiegazione di Shakyamuni nel Sutra del Loto, in maniera molto simile a come gli ingegneri costruiscono gli aeroplani in base ai progetti, permettendo così a noi persone comuni, nella nostra vita quotidiana, di andare oltre alle cause e agli effetti passati e fare ritorno al tempo senza inizio.
Dedicarci alla Legge mistica e recitare Nam-myoho-renge-kyo rappresenta il mezzo per trasformare il nostro destino in meglio. Grazie a questo mezzo tutte le cause e gli effetti intermedi svaniscono ed emerge il nostro vero io di persone comuni illuminate sin dal tempo senza inizio. "Tempo senza inizio" si riferisce semplicemente alla nostra condizione originaria, senza niente di particolare, libera da ogni influenza esterna. Poiché il Budda è la vita stessa, quando ci risvegliamo alla condizione originale della nostra vita tutte le cause e gli effetti intermedi spariscono e il Budda di Myoho renge, la simultaneità di causa ed effetto,5 diviene manifesto»6 (Ibidem, 48-51).
[...] Nell'analogia precedente, le stelle in cielo svaniscono alla vista ma non cessano di esistere. Ciò significa dunque che per "un comune mortale illuminato sin dal tempo senza inizio" l'esistenza del fato o del karma non è la cosa principale (Ibidem, 51).
Il nostro karma l'abbiamo scelto noi
[...] Il Daishonin era pienamente consapevole che le grandi persecuzioni che stava vivendo erano le difficoltà che aveva voluto per il suo desiderio di realizzare la propria missione. Ed esse erano una fonte di grande gioia perché le stava affrontando per condurre le persone all'Illuminazione.
Egli poteva aiutare coloro che soffrivano soltanto condividendo i loro stessi dolori e avversità e dimostrando, da essere umano come loro, il modo di superarli. È per questa titanica impresa che lo consideriamo il Budda dell'Ultimo giorno della Legge.
[...] Con tutte le sue battaglie combattute come singolo essere umano il Daishonin ha indicato a noi, persone comuni di quest'epoca malvagia, la strada per trasformare il nostro destino. Ci ha rivelato che anche coloro che sembrano imprigionati senza speranza nelle catene del proprio destino in realtà stanno vivendo un'esistenza in cui hanno volontariamente assunto il karma adatto (Ibidem, 53-54).
[...] Noi possiamo trasformarci da persone comuni prigioniere del karma in persone comuni che posseggono il mondo di Buddità e incarnano il mutuo possesso dei dieci mondi. Le persone comuni alla mercé del proprio destino diventano allora persone comuni che hanno una missione, quella di sorgere animate dalla volontà e dalla determinazione di trasformare il destino dell'umanità (Ibidem, 51).
Note
1) SND, 4, 81.
2) Ibidem.
3) Le otto grandi disgrazie sono: essere disprezzato; avere un brutto aspetto; mancare di vesti; mancare di cibo; cercare invano la ricchezza; nascere in una famiglia povera; nascere in una famiglia eretica; essere perseguitato dal sovrano.
4) SND, 4, 81.
5) Budda di Myoho renge, la simultaneità di causa ed effetto: è il Budda dotato dei dieci mondi presenti in ogni forma di vita, il Budda dei tre corpi, originali e increati. Simultaneità di causa ed effetto significa che i nove mondi (causa) e la Buddità (effetto) esistono simultaneamente nella nostra vita.
6) Josei Toda, Toda Josei Zenshu, Tokyo, Seikyo Shimbunsha, 1983, vol. III, pagg. 393-394
La trasformazione del karma esposta da Daisaku Ikeda
Tutti noi abbiamo cominciato a praticare con il desiderio di cambiare il nostro destino. E la teoria del karma, che dal punto di vista del Buddismo rende ragione del perché siamo come siamo e viviamo questo tipo di esistenza, è certamente il principio che prima di ogni altro ci è stato spiegato nei suoi vari aspetti e classificazioni. Nel Mondo del Gosho il presidente Ikeda, al di là di qualsiasi trattazione dottrinale, lancia l'immensa speranza, insita nell'insegnamento di Nichiren Daishonin, della trasformazione totale del proprio karma in questa esistenza grazie all'attivazione della Buddità nella nostra vita.
Da qui parte questo speciale.
Di seguito pubblichiamo ampi stralci del capitolo L'esilio di Sado, contenuto nel secondo volume del Mondo del Gosho.
Il karma e il suo cambiamento
[...] La dottrina del cambiamento del karma esposta dal Daishonin è un insegnamento che ponendo l'accento sulle difficoltà dell'esistenza rivela il principio per realizzare la trasformazione interiore della nostra vita (vedi MDG, 2, 30).
[...] La parola karma deriva dal sanscrito, e significa "atto", "azione". Si tratta di un concetto che compare per la prima volta nel pensiero indiano antico. Quando il Buddismo fu trasmesso in Cina la parola venne tradotta con il carattere cinese ye (giapponese go) che significa azioni, intese come acquisizioni o risultati. Nell'antica India le persone credevano che le circostanze della rinascita fossero determinate dalle buone o cattive azioni compiute, cioè dal karma.
Il termine karma originariamente comprendeva sia il karma positivo sia quello negativo. Ma col passare del tempo ha acquisito il significato primario di karma negativo e la questione della sua trasformazione è divenuta un argomento religioso di importanza primaria.
Al giorno d'oggi forse le persone comprendono più facilmente questo concetto se al termine karma sostituiamo quello di fato o destino. Si può cambiare il fato? Si può alterare il destino di un paese, di una persona, dell'umanità? È un tema di estrema importanza non solo per la religione e la filosofia ma anche per l'arte e la letteratura (Ibidem, 32).
[...] Sono sempre più numerose le persone che attualmente trovano difficile accettare l'idea che sia qualche potenza superiore o divinità a controllare il loro destino, [...] mentre nell'antica India, prima dell'avvento del Buddismo, anche l'idea del karma era vista in questi termini, al punto da credere che le persone potessero liberarsi dal ciclo delle rinascite determinato dal karma soltanto attraverso rituali religiosi eseguiti dal clero.
Questa può essere una delle importanti ragioni per cui apparve il Buddismo, che affrancò le persone da questa visione assolutista del karma o destino, sottolineando il potere del libero arbitrio. Il Buddismo insegnava che sia la formazione del karma sia qualsiasi forma di liberazione da esso erano determinate sostanzialmente dalla volontà e dalle azioni individuali. Anche per questo il Buddismo viene chiamato "via interiore" [in contrapposizione alla "via esteriore", termine con cui vengono designati gli insegnamenti non buddisti].
[...] In particolare il Sutra del Loto, che insegna che tutte le persone posseggono la natura di Budda, è un insegnamento che libera a livello fondamentale le persone dalle catene del destino (Ibidem, 33-34).
La trasformazione del karma secondo Nichiren Daishonin
[...] Nell'evoluzione del pensiero buddista successiva alla morte di Shakyamuni le basi dottrinali originali furono dimenticate e divenne dominante l'idea di un karma che vincola la vita individuale.
Alle persone veniva detto che dalle vite precedenti fino a quella presente avevano accumulato un numero incalcolabile di offese. Ciò le faceva sentire impotenti e senza la minima speranza di sradicare una mole così imponente di karma.
Si supponeva che fosse impossibile in una sola esistenza espiare e cancellare tutte le azioni negative accumulate in infiniti kalpa e che al massimo si poteva sperare di ridurre, anche in minima parte, questo saldo negativo nelle profondità della vita. Nel frattempo però, si continuava ad accumulare karma.
La vera essenza del Buddismo, la "via interiore", consiste invece nel considerare il karma come una propria responsabilità. [...] Il Buddismo di Nichiren corregge gli insegnamenti precedenti e insegna che si può, senza alcun dubbio, cambiare il proprio karma.
[...] Esporre alle persone la teoria del karma senza spiegare fino in fondo i mezzi per cambiarlo significa interpretare erroneamente il Buddismo. Simili insegnamenti fanno soltanto sì che le persone rimangano prigioniere delle pastoie del fato (Ibidem, 37-38).
Affrontare il karma
Un'altra caratteristica distintiva del concetto di karma esposto dal Daishonin è la severa attenzione che riserva all'analisi di se stessi. Ci insegna a riflettere più attentamente sul nostro karma e sulle nostre azioni per cambiarlo, usando il potere della Legge che la nostra vita possiede.
Per cambiare il karma dobbiamo guardare bene in faccia la nostra vita. Fronteggiando direttamente il nostro karma così com'è, affrontandolo a testa alta, possiamo far sgorgare lo stato vitale della Buddità. [...] Solo così si realizza la purificazione dei sei organi di senso e la propria rivoluzione umana, cioè si affina la propria umanità.
Inoltre non dobbiamo limitarci a riflettere sul nostro karma personale. Mentre ci liberiamo dalle catene del nostro karma dobbiamo adoperarci anche per liberare le altre persone che soffrono per lo stesso motivo. Questa è la strada per il raggiungimento della Buddità propria e degli altri. [...]
Il Daishonin nutriva il grande desiderio di salvare tutte le persone. Per questo riuscì a guardare la sua vita in maniera così totale e completa e a manifestare dentro di sé la suprema condizione vitale. Egli cercava di insegnare a tutti i suoi seguaci - anzi, a tutta l'umanità - il modo sicuro per cambiare il karma.
Le difficoltà della vita
[...] In Lettera da Sado il Daishonin esamina onestamente la propria vita, domandandosi perché dovesse incontrare persecuzioni e sofferenze, e giunge alla conclusione che era a causa del suo karma.
Lo fece per i suoi seguaci che stavano provando una grande sofferenza per via delle persecuzioni. Voleva far crescere persone veramente forti e di carattere.
Il messaggio del Daishonin era quello di considerare difficoltà e persecuzioni come un'opportunità per crescere e diventare persone più profonde. Più difficoltà si incontrano più possiamo migliorarci come esseri umani. Così dovrebbe vivere chi pratica il Buddismo del Daishonin.
Questo non vale soltanto per le difficoltà e le persecuzioni che si incontrano per amore del Buddismo, ma anche per qualsiasi difficoltà si incontri nella vita. In genere ci sono due modi di affrontare i problemi. C'è chi di fronte alla difficoltà prova risentimento e rabbia nei confronti del mondo che lo circonda e chi invece usa la situazione per elevarsi spiritualmente.
Se non cerchiamo di sviluppare un'umanità più profonda, quando incontriamo qualche grande ostacolo tendiamo a compatirci, ad arrabbiarci, a provare rancore per coloro che abbiamo intorno. È nella natura umana reagire così ma, per impedire che ciò accada, dobbiamo riflettere a fondo su noi stessi e lottare continuamente per la nostra crescita personale. (Ibidem, 38-43).
Causalità generale e causalità più grande
[...] «Chi scala un'alta montagna, deve necessariamente discenderne».1 Questa è la maniera consueta di ragionare nel Buddismo, quella che in Lettera da Sado il Daishonin chiama legge generale di causa ed effetto.2
È la legge di causalità per cui a ogni retribuzione che si riceve in questa vita corrisponde una causa specifica nella vita passata. È un principio piuttosto chiaro ma difficile da applicare nella realtà.
Se per ciascuna cattiva azione compiuta in passato si ricevesse una retribuzione specifica, occorrerebbe un tempo incalcolabile per espiare tutti questi singoli casi di karma negativo. Finché la premessa iniziale è la legge generale di causa ed effetto, per diventare un Budda occorrerebbe svolgere la pratica buddista per innumerevoli kalpa.
[...] E anche se si cerca per un periodo così lungo di sradicare il proprio karma negativo, c'è il rischio nel frattempo di accumularne altro. In definitiva, finché si parte dalla legge generale di causa ed effetto, il modo per cambiare il karma continuerà a sfuggirci. Il Daishonin afferma chiaramente che il suo insegnamento non si basa su questo tipo di causalità.
Infatti afferma: «Nichiren non è stato colpito da queste otto grandi disgrazie3 per questa legge causale, ma perché ha criticato in passato i praticanti del Sutra del Loto e perché ha messo in ridicolo, ora esaltandolo ora denigrandolo, un sutra come il Sutra del Loto, che è come due lune una accanto all'altra, come due stelle congiunte, come due monti Hua uno sull'altro, come due gemme unite».4
In Lettera da Sado egli dichiara quindi che l'offesa fondamentale è quella nei confronti del Sutra del Loto.
[...] Offendere la Legge significa non credere, dubitare dell'esistenza della natura di Budda in noi e negli altri. Questo dubbio è la causa fondamentale che impedisce al mondo di Buddità di emergere e che genera vari tipi di karma negativo. Sradicare questo dubbio e far emergere il mondo di Buddità è la legge causale più importante che rende possibile cambiare il karma.
Secondo la teoria dei dieci mondi questo significa manifestare lo stato di Buddità mentre alla luce della dottrina delle nove coscienze equivale a manifestare la nona coscienza.
Il karma negativo viene avvolto dal mondo di Buddità e purificato dal suo potere. Per fare un'analogia, l'apparizione del mondo di Buddità è come il sorgere del sole. Quando il sole sorge a est, le stelle che brillavano così vividamente nel cielo notturno svaniscono immediatamente, come se non esistessero. In realtà le stelle non hanno cessato di esistere, sono soltanto diventate invisibili.
Se scomparissero, ciò contrasterebbe con il principio di causa ed effetto. Ma, così come la luce delle stelle e della luna sembra svanire quando sorge il sole, quando facciamo emergere lo stato di Buddità nella nostra vita cessiamo di soffrire per gli effetti negativi di ogni singola offesa passata.
Questo non nega né contraddice la legge generale di causa ed effetto, che rimane una delle premesse fondamentali del Buddismo. Essa viene però inclusa in una "legge causale più grande", la legge causale dell'ottenimento della Buddità, il principio causale del Sutra del Loto e della Legge mistica.
Il presidente Toda disse: «Se ci limitassimo a collocare il Buddismo sullo stesso piano dei principi di causalità meno avanzati che vengono esposti negli insegnamenti precedenti al Sutra del Loto, il nostro destino sarebbe immutabile e noi finiremmo per condurre una vita passiva col solo obiettivo di non fare niente di sbagliato. Quest'idea della causalità insegna che gli effetti delle cause poste nelle vite passate si manifestano uno alla volta nelle varie vite successive fino all'infinito futuro, influenzando la nostra vita per innumerevoli kalpa. Poi, in un futuro lontano, dopo esserci purificati di tutte le cause passate, potremo vivere esistenze libere dalle preoccupazioni e piene di speranza e di coraggio».
Alla luce del Sutra del Loto
[...] «Questo insegnamento - continua Toda - non ha alcuna rilevanza per noi dell'Ultimo Giorno della Legge. In quest'epoca occorre un insegnamento che ci permetta, da persone comuni, di andare oltre la legge causale degli insegnamenti precedenti al Sutra del Loto e rivelare o attingere alla nostra natura di Budda. Nichiren Daishonin, rispondendo a questo bisogno, istituì un insegnamento col quale andare oltre il destino formato nelle esistenze passate per costruirne uno positivo e luminoso nella nostra vita attuale. Fu Nichiren Daishonin che istituì la Legge, basandosi esattamente sulla spiegazione di Shakyamuni nel Sutra del Loto, in maniera molto simile a come gli ingegneri costruiscono gli aeroplani in base ai progetti, permettendo così a noi persone comuni, nella nostra vita quotidiana, di andare oltre alle cause e agli effetti passati e fare ritorno al tempo senza inizio.
Dedicarci alla Legge mistica e recitare Nam-myoho-renge-kyo rappresenta il mezzo per trasformare il nostro destino in meglio. Grazie a questo mezzo tutte le cause e gli effetti intermedi svaniscono ed emerge il nostro vero io di persone comuni illuminate sin dal tempo senza inizio. "Tempo senza inizio" si riferisce semplicemente alla nostra condizione originaria, senza niente di particolare, libera da ogni influenza esterna. Poiché il Budda è la vita stessa, quando ci risvegliamo alla condizione originale della nostra vita tutte le cause e gli effetti intermedi spariscono e il Budda di Myoho renge, la simultaneità di causa ed effetto,5 diviene manifesto»6 (Ibidem, 48-51).
[...] Nell'analogia precedente, le stelle in cielo svaniscono alla vista ma non cessano di esistere. Ciò significa dunque che per "un comune mortale illuminato sin dal tempo senza inizio" l'esistenza del fato o del karma non è la cosa principale (Ibidem, 51).
Il nostro karma l'abbiamo scelto noi
[...] Il Daishonin era pienamente consapevole che le grandi persecuzioni che stava vivendo erano le difficoltà che aveva voluto per il suo desiderio di realizzare la propria missione. Ed esse erano una fonte di grande gioia perché le stava affrontando per condurre le persone all'Illuminazione.
Egli poteva aiutare coloro che soffrivano soltanto condividendo i loro stessi dolori e avversità e dimostrando, da essere umano come loro, il modo di superarli. È per questa titanica impresa che lo consideriamo il Budda dell'Ultimo giorno della Legge.
[...] Con tutte le sue battaglie combattute come singolo essere umano il Daishonin ha indicato a noi, persone comuni di quest'epoca malvagia, la strada per trasformare il nostro destino. Ci ha rivelato che anche coloro che sembrano imprigionati senza speranza nelle catene del proprio destino in realtà stanno vivendo un'esistenza in cui hanno volontariamente assunto il karma adatto (Ibidem, 53-54).
[...] Noi possiamo trasformarci da persone comuni prigioniere del karma in persone comuni che posseggono il mondo di Buddità e incarnano il mutuo possesso dei dieci mondi. Le persone comuni alla mercé del proprio destino diventano allora persone comuni che hanno una missione, quella di sorgere animate dalla volontà e dalla determinazione di trasformare il destino dell'umanità (Ibidem, 51).
Note
1) SND, 4, 81.
2) Ibidem.
3) Le otto grandi disgrazie sono: essere disprezzato; avere un brutto aspetto; mancare di vesti; mancare di cibo; cercare invano la ricchezza; nascere in una famiglia povera; nascere in una famiglia eretica; essere perseguitato dal sovrano.
4) SND, 4, 81.
5) Budda di Myoho renge, la simultaneità di causa ed effetto: è il Budda dotato dei dieci mondi presenti in ogni forma di vita, il Budda dei tre corpi, originali e increati. Simultaneità di causa ed effetto significa che i nove mondi (causa) e la Buddità (effetto) esistono simultaneamente nella nostra vita.
6) Josei Toda, Toda Josei Zenshu, Tokyo, Seikyo Shimbunsha, 1983, vol. III, pagg. 393-394