BS 261 / 1 ottobre 2025

Capire i conflitti, inventare la pace

Valentina Bartolucci, Giorgio Gallo: Costruire la pace in un mondo di guerra

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«Possiamo immaginare un mondo in cui la guerra non sia più la risposta ai conflitti, ma solo un ricordo lontano di un’umanità che ha imparato a risolvere le sue divergenze senza distruggere l’Altro?».
È a questa domanda che vuole rispondere l’ampio e articolato saggio Costruire la pace in un mondo in guerra di Valentina Bartolucci e Giorgio Gallo del Centro di ricerca interdisciplinare “Scienze per la pace” (Cisp) dell’Università di Pisa. Entrambi gli autori in passato sono stati intervistati da Buddismo e società (vedi BS 239 e BS 97 rispettivamente).
«L’essere umano – scrivono – ha bisogno di pace ma, molto spesso, non conosce gli strumenti per realizzarla fino ad arrivare, per assurdo, a fare la guerra per avere la pace e a trascinare di conseguenza l’umanità in una spirale di dolore e di morte dalla quale è difficile uscire. Il mezzo principale per evitare le guerre, secondo noi, è la conoscenza. Questo libro nasce dalla convinzione profonda che per costruire la pace sia necessario formare persone che capiscano i conflitti nella loro dinamica e nella loro complessità» (p. XI).
Costruire la pace in un mondo di guerra è quindi una guida per comprendere i conflitti contemporanei, cercando di svelarne la complessità e la dinamicità.
L’approccio interdisciplinare e la visione sistemica, che collegano la genesi, l’evoluzione e la trasformazione dei conflitti a un insieme ampio di fattori come la crisi ecologica o la lotta per le risorse, lo rendono uno strumento prezioso non solo per studiosi e operatori di pace al fine di intervenire in modo efficace in situazioni di conflitto, ma anche per chi desidera comprendere la complessità dei processi che riguardano il tema delle Scienze per la pace.
La premessa fondamentale per costruire la pace, da cui partono Bartolucci e Gallo, è de-costruire la guerra per mostrarne la profonda irragionevolezza.
Gli autori si riferiscono a un’idea di pace che in qualche modo prescinde dalla guerra, a quel «gioco da inventare» di cui parla Bertolt Brecht in una nota poesia che conclude l’Introduzione. Una pace che ha al centro non il vincere sconfiggendo il nemico ma realizzando una società nuova, utopica, mai definitiva, sempre in trasformazione. Una pace che non viene rinviata a dopo la fine del conflitto armato ma che si comincia a costruire subito, praticando dal basso una nuova realtà che tolga la terra sotto i piedi al sistema di violenza e ne prepari la scomparsa. Un mondo in cui il conflitto non è negato ma diventa fecondo, secondo le parole di Eraclito, in cui «dalle cose in contrasto nasce l’armonia più bella e tutto si genera per via di contesa». (Maria Lucia De Luca)

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