Alla base di tutto: il desiderio della felicità di tutti gli esseri viventi

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Quando rifletto su questa frase-tema inevitabilmente mi viene in mente kosen-rufu, desiderare di diventare felici noi sì, ma insieme alle altre persone. È questo il desiderio che sostiene le attività della Soka Gakkai e quindi lo zadankai.
Pensando a kosen-rufu e alla mia rivoluzione umana, c’è stato un particolare momento all’inizio dell’anno in cui, mentre facevo Daimoku, una nota frase di Gosho ha assunto particolare significato: «Quando c’è da soffrire, soffri; quando c’è da gioire, gioisci. Considera allo stesso modo sofferenza e gioia, e continua a recitare Nam-myoho-renge-kyo» (Felicità in questo mondo, RSND, 1, 86). Mentre riflettevo su queste parole mi sono resa conto di quanto siano vere e profonde; non solo, mi è apparso chiaro che proprio grazie alla pratica buddista, al dedicarci alla nostra rivoluzione umana, alle attività e alle altre persone possiamo trasformare questo “soffri quando c’è da soffrire” in “gioisci quando c’è da gioire”. Ciò accade perché attraverso queste azioni diventiamo consapevoli del nostro immenso valore e allo stesso tempo del valore degli altri.
Quando ho iniziato a praticare il Buddismo quello che mi ha colpito e allo stesso tempo incuriosito è come attraverso questo insegnamento possiamo arrivare a comprendere che la vita ha un potenziale infinito e che solo noi abbiamo la possibilità di decidere se essere sconfitti o vincere sulle nostre sofferenze, se essere felici oppure no e se usare la nostra vita per incoraggiare un’altra persona a riconoscere anche in sé questo potenziale illimitato. Così possiamo trasformare anche la sofferenza più grande in un trampolino di lancio per diventare felici, noi insieme agli altri.
Questa cosa mi ha portato a voler recitare Daimoku con il desiderio di parlare del Buddismo per permettere a tantissime persone di incontrare questa pratica meravigliosa e unica e sperimentare quella nota frase del Gosho. Fare shakubuku ha così acquistato una centralità nuova e un significato diverso nella mia vita.
A volte mi torna un senso di inadeguatezza di fronte all’idea di riuscirci, ma proprio questa sensazione mi riporta davanti al Gohonzon e a rimettere al centro il motivo per cui sto praticando il Buddismo e perché voglio parlarne: il desiderio della felicità di tutte le persone. Mi accorgo che facendo così si creano in maniera naturale occasioni in cui farlo.
In questa impresa mi accompagna un pezzo de La nuova rivoluzione umana che leggo spesso, in cui una donna pone al presidente Ikeda la domanda: «Ovunque lei sia e a chiunque parli, l’argomento del Buddismo viene sempre fuori in maniera naturale. Invece, quando io cerco di parlare della Soka Gakkai, tendono a stare sulla difensiva e finiscono per apparire innaturali. Come posso arrivare a parlare del Buddismo proprio come fa lei?». E lui risponde: «Se fai della fede buddista la base della tua vita e te ne senti orgogliosa, allora le tue discussioni inevitabilmente diventeranno delle conversazioni sul Buddismo. Se non ne sei capace è perché nella tua mente, in qualche modo, hai costruito una specie di muro di cinta intorno al Buddismo; significa che il Buddismo non permea ogni aspetto della tua vita e ogni pensiero» (NRU, 6, 82).
Il desiderio che tutte le persone sperimentino la possibilità di un’esistenza felice, pur continuando a soffrire per quel che c’è da soffrire, si manifesta allora come effetto concreto dell’aver messo la fede buddista alla base della mia vita. I nostri zadankai aperti al mondo sono il luogo dove tutto ciò può accadere.
(Vanessa Catalisano)

ANCHE IL SUTRA DEL LOTO PUÒ ESSERE VISTO COME UNO ZADANKAI SU VASTA SCALA tra persone che ricercano il significato e lo scopo della vita. Shakyamuni risponde con sincerità alle loro domande narrando la propria esperienza e servendosi di similitudini e parabole. Coloro che osservano e ascoltano questo dialogo provano a loro volta la grande gioia di espandere il proprio stato vitale. L’assemblea si illumina di una radiosa determinazione, si verifica una sorta di reazione a catena spirituale, una sublime comunicazione cuore a cuore. (Daisaku Ikeda, BS, 186, 44)

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