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Una rubrica per presentare la vastissima collezione di dialoghi che il nostro maestro ha scritto con alcune tra le personalità più varie e interessanti del mondo contemporaneo

 

Trovare la strada per fare della pace l’unico orizzonte possibile è il tema appassionato del dialogo In piena fioritura. Agire per costruire culture di pace (Centro Gandhi Edizioni, 2021) tra Daisaku Ikeda e la sociologa americana di fede quacchera Elise Boulding, esperta di studi per la pace. I temi affrontati hanno la forza di chi non solo ha teorizzato una società pacifica, ma ha dedicato la vita alla creazione di un mondo in cui le differenze diventino valore e il conflitto venga visto nella sua inattitudine a risolvere qualsiasi questione. Attraverso le diverse esperienze “fiorite” sullo scenario mondiale, tra istituzioni come le Nazioni Unite e l’Unesco, Ikeda e Boulding costruiscono il teorema esperienziale di una società pacifica: puntare sull’educazione alla nonviolenza, sottolineare l’importanza di costruire comunità solidali, «coltivare l’accettazione reciproca», esporre con nitore che «non si può trovare la felicità senza contribuire alla felicità degli altri». Delicatamente, e persino con poesia, il dialogo stesso è l’immagine vivida di come l’impegno di ogni singola persona sia in grado di determinare lo sviluppo di un futuro migliore. Lontano dalla lamentela e dal pessimismo, questo dialogo chiarisce che il possibile che vogliamo è un lavoro da fare e che questo lavoro può cambiare gli scenari sociali. Lo spiega bene la frase di Martin Luther King nel risvolto di copertina: «Noi dobbiamo usare le nostre menti per pianificare la pace in modo altrettanto rigoroso di quanto abbiamo fatto finora per pianificare la guerra». 

«Il divario tra le nostre capacità tecnologiche e i nostri standard etici»

Ikeda: Anche se il livello delle nostre conquiste tecnologiche si è fortemente alzato, il divario tra le nostre capacità tecnologiche e i nostri standard etici non è mai stato tanto ampio quanto lo è adesso. Toynbee e io concordammo sul fatto di dover perseverare verso un mondo in cui il rispetto per la vita fosse il valore supremo. Quali consigli può offrire ai giovani su dove poter cominciare il loro viaggio verso il futuro?
Boulding: Prima di tutto, devono essere in grado di concepire un mondo senza eserciti. Poi devono iniziare a pensare a quali metodi utilizzare per rendere possibile un mondo del genere. Anche se molte persone trovano inimmaginabile un’idea del genere, dobbiamo prima avere un’immagine mentale di un mondo estremamente differente che funzioni senza istituzioni militari e che gestisca il conflitto in modo creativo. Mio marito diceva di continuo: «What exists is possible», «Ciò che esiste (da qualche parte) è possibile (cioè è riproducibile, è imitabile)». Pensate a tutti i posti del mondo dove le persone vivono in pace (e senza eserciti…. come in Costarica)! Un buon sistema davvero funzionante è sia possibile sia realizzabile.
Ikeda: Uno splendido messaggio per i giovani. Le persone tendono a pensare in modo fuorviante che il presente non si possa cambiare e che il futuro sia già scolpito nella pietra. Vivono con la falsa percezione che l’attuale realtà non cambierà mai. Ma, tenendo lo sguardo sulle realtà presenti, dobbiamo immaginare un futuro di pace». (pp.47-48)

Il ruolo delle donne nell’armonizzazione delle differenze

Ikeda: Conquistare la pace è la missione di tutta l’umanità, una missione che richiede costanti azioni. Chi ha influenzato la sua giovinezza?
Boulding: Howard e Anna Briton, direttori del Pendle Hill, un centro quacchero di meditazione e di studio, sono stati esemplari per me. Gli studenti, gli insegnanti e i lavoratori della pace erano tutti dotti, devoti, e con i piedi per terra.  Anna era sicura di sé e autorevole. Radiosa e pratica, sapeva come fare le cose. Così da ragazza imparai che al mondo c’erano donne forti così come uomini forti. Anna mi insegnò la sicurezza di sé.
Ikeda: Il grande poeta indiano Rabindranath Tagore scrisse: «Le donne hanno un potere vitale più forte di quello degli uomini». Anch’io sono convinto che bisogna celebrare la forza delle donne. Il potere delle donne è un perno per la Sgi. La vera cultura, dopo tutto, inizia con il grande rispetto per le donne e specialmente per le madri. Nell’interesse della pace, i gruppi etnici e religiosi devono superare le differenze culturali fino a comprendersi e cooperare gli uni con gli altri: per questo, le donne giocheranno senza dubbio un grande ruolo. […]
Boulding: Le donne giocano un ruolo chiave sia in questo processo, sia nell’insegnare ai bambini a diventare costruttori di pace. Poiché le donne sono diventate buone ascoltatrici grazie alle responsabilità della famiglia e della comunità, sono diventate anche costruttrici di pace nella pratica. Impariamo l’una dall’altra e ci insegniamo a vicenda. (pp. 31-32)

Pensare e imparare insieme

Boulding: Dobbiamo espandere l’educazione alla pace oltre le relazioni bambini-genitori, rivolgendoci alle comunità e a tutta la società. Nonostante i bambini siano più sensibili, fantasiosi e creativi di quanto gli adulti immaginino, la società moderna spesso li ignora o li guarda dall’alto in basso. […] Come prima cosa, [noi] coinvolgiamo i bambini in campi giovani per la pace nella comunità e in weekend di formazione alla nonviolenza, dove la pace e il prendersi cura delle persone e delle cose sono coltivate attraverso il dialogo. Ascoltiamo i bambini. Chiediamo loro come vogliono che sia il mondo in futuro. […] Loro hanno immaginazione. Sono pieni di idee.
Ikeda: Adulti e bambini dovrebbero pensare e imparare la pace insieme. Makiguchi diceva che è arrogante per un insegnante spingere gli studenti e le studentesse dicendo loro: «Sii come me». L’unico tipo di modello che un insegnante può proporre è quello di qualcuno che lotta per sviluppare il suo potenziale completamente. […]. Un’educazione adeguata coltiva il cuore di ogni membro di una comunità. La profondità di questa educazione determina la profondità dell’impegno della comunità per la pace. Se saremo capaci di portare a piena fioritura la cultura di pace nel ventunesimo secolo, molto dipenderà da questa educazione.
Boulding: [L’insegnamento] deve essere un processo di ascolto […]. Cerco sempre di sintonizzarmi con le persone con cui sto parlando in modo che la comunicazione sia genuinamente a due vie. (pp. 79-93)